Nella serata di domenica, quando il cielo sul centro di Roma era illuminato dal tradizionale spettacolo pirotecnico nella festa dell’Epifania del Signore, presso la chiesa polacca di Santo Stanislao ha avuto luogo l’incontro: Credo nel Cristo Redentore, dedicato alle catechesi cristologiche del beato Giovanni Paolo II. La conferenza è stata tenuta dal dottor don Tomasz Trafny del Pontificio Consiglio della Cultura. Si è trattato dell’incontro che ha chiuso il ciclo La potenza e la bellezza della fede organizzato dal Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II e dalla Pastorale della chiesa di Santo Stanislao. All’inizio don Trafny ha evidenziato che è molto difficile fare una sintesi delle catechesi cristologiche di Giovanni Paolo II perché il materiale è molto ampio. Il ciclo delle catechesi su Cristo è durato quasi tre anni, dalla fine dell’agosto 1986 alla metà dell’aprile 1988. Le catechesi hanno la forma del trittico: la prima parte è dedicata al mistero della redenzione e alla realtà del peccato; la seconda riguarda la persona di Gesù Cristo e presenta la Sua figura e la Sua opera sulla base delle Sacre Scritture e della dottrina della Chiesa; la terza riguarda la missione salvifica di Cristo e considera soprattutto l’evento della Pasqua.
Giovanni Paolo II univa molto saldamente l’insegnamento su Cristo alle questioni antropologiche. Assumono un’importanza fondamentale le riflessioni sul peccato originale e le sue conseguenze nella forma della comune inclinazione al male che presenta la natura umana, dolorosamente ferita, ed dell’invocazione dell’uomo per la redenzione, la grazia della salvezza e la misericordia. Per illustrare tali verità il relatore si è servito della figura del re Davide che, chiamato a realizzare un grande compito, cade sotto il peso del suo peccato. Il senso della prima parte delle catechesi è racchiuso nella convinzione essenziale secondo la quale l’uomo, ferito dal peccato, ha bisogno del Redentore. In Cristo veniamo a conoscenza della piena verità su noi stessi, siamo chiamati a vivere nella grazia, ossia grazie al sostegno di Cristo e secondo le Sue indicazioni – come ha fatto notare don Tomasz.
La seconda parte delle catechesi è suddivisa in cinque blocchi tematici nei quali Giovanni Paolo II ha presentato chi era Gesù e quale era il Suo ruolo nell’economia della salvezza, parlando anche del significato dei miracoli e delle problematiche teologiche riguardanti l’umanità di Cristo e le formule fondamentali dogmatiche del magistero della Chiesa. La scena vicino a Cesarea di Filippo, quando Gesù ha posto ai suoi discepoli la domanda „Voi chi dite che io sia” (Mt 16,15), indica la consapevolezza messianica di Cristo e nel contempo è una chiamata alla fede in Lui e a conoscere la Sua persona. „Egli ha parole di vita eterna – diceva il Santo Padre – e perciò occorre conoscere profondamente la Sua persona, la Sua opera, il Suo mistero per entrare sul cammino della vita eterna e perseverarvi” (7 gennaio 1987). Don Tomasz ha parlato anche di altri brani del Vangelo che presentano la maturazione della consapevolezza messianica e la formazione della fede dei discepoli nella Sua Divinità. Giovanni Paolo II nelle catechesi „provoca” per così dire il lettore – ha detto il relatore – affinché dia personalmente la risposta su chi è per lui Cristo. Tale risposta – spiegava il Papa – avrà un significato enorme per la nostra umanità e la vita quotidiana. È un invito a passare, dal „protovangelo”, annuncio della salvezza, al Vangelo, a sperimentare che io non sono in balia delle oscurità ma sono amato e redento da Cristo, come ha affermato don Tomasz.
Nella terza parte delle catechesi è fortemente evidenziata la dimensione storica e sovrastorica della resurrezione come pure il suo significato nella formazione della fede dei discepoli. Il relatore ha presentato questo processo di formazione della fede pasquale, ricollegandosi alle figure di Maria Maddalena, Pietro e Giovanni e alla loro esperienza della tomba vuota (Gv 20,1-8). Per Giovanni Paolo II era anche molto importante l’episodio del cammino di Cristo risorto con i discepoli a Emmaus (Lc 24,13-31) per sottolineare che nella Chiesa riconosciamo il Signore presente e la Sua opera.
Don Tomasz, a conclusione della conferenza, ha evidenziato come il complesso delle catechesi cristologiche di Giovanni Paolo II presenti la verità secondo la quale Dio salva le persone in Cristo e attraverso di Lui ci attiri a Sé, realizzando, insieme alla redenzione dell’uomo, anche il rinnovamento di tutto il creato.
Nel corso della discussione padre Z. Kijas ha chiesto se Giovanni Paolo II avesse parlato della questione della fede di Cristo (con riferimento al Padre). Don Tomasz ha risposto che il Papa si era concentrato sull’autoconsapevolezza messianica di Cristo, sottolineando la Sua autentica umanità, la somiglianza con noi in tutto eccetto che nel peccato, la paura esistenziale che provò prima della passione, l’umiltà, senza però parlare in maniera esplicita del tema della fede di Cristo. Don A. Dobrzyński ha domandato come predicare oggi Cristo alle persone che non cercano la redenzione. Le espressioni secondo le quali Cristo „sa cosa porta l’uomo dentro di sé, Lui solo lo sa!” (Giovanni Paolo II), o „Cristo non prende nulla e dà tutto” (Benedetto XVI) sono accattivanti ma vengono comprese dalle persone che hanno esperienze e desideri religiosi. Don Trafny ha indicato tre modelli dell’uomo contemporaneo: il „coinquilino di Dio” che vive nella fede, il „viaggiatore” che ha una certa curiosità religiosa ma esclude la fede viva, il „nomade” che è un uomo senza alcun riferimento ai valori religiosi, l’edonista contemporaneo. Occorre cercare una lingua adatta per ogni categoria di persone, servirsi delle immagini ma con un adeguato chiarimento per accendere la curiosità della parola, per non ridurre la fede a una dichiarazione o emozione, dandole invece una giustificazione razionale. I partecipanti dell’incontro hanno condotto ancora a lungo la conversazione su come predicare Cristo, come condividerlo con gli altri e come parlarne ai giovani. Dopo l’incontro si è potuta acquisire la convinzione che i bagliori dei fuochi d’artificio fanno rallegrare gli occhi per un breve attimo, mentre la luce di Cristo sveglia il cuore e le menti di molte persone per tutta la vita.