“La Chiesa conosce se stessa sempre meglio” – con tale motto domenica (5 maggio c.a.) nell’aula presso la chiesa di Santo Stanislao Vescovo e Martire si è svolto un altro incontro del ciclo “Il Concilio Vaticano II come bussola della nuova evangelizzazione”. Il ciclo, organizzato dal Centro di Documentazione e Studio del Pontificato e dalla Pastorale dei Polacchi nella Città Eterna, è strutturato in forma di lezioni di divulgazione tenute dal prof. padre Zdzisław Kijas OFM Conv. e dal dott. don Andrzej Dobrzyński. L’incontro era dedicato a spiegare l’importanza e il contenuto della Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen Gentium”.
La prima parte ha avuto una natura introduttiva in cui padre Kijas ha presentato il contesto storico dell’indizione del Concilio. Nel descrivere la situazione della Chiesa verso la fine del XIX secolo ha fatto notare l’anticlericalismo e il liberalismo in fase di sviluppo che hanno formato la condotta di molte persone e nel contempo il nascente cattolicesimo sociale, l’attività apostolica crescente dei laici. Nel 1922 è stata creata l’Azione Cattolica, sono sorti anche i sindacati e i movimenti popolari che attingevano all’insegnamento sociale della Chiesa. Il relatore ha sottolineato anche i cambiamenti che hanno avuto luogo in quel periodo sul piano teologico che esprimevano il ritorno alle fonti della fede: al Vangelo, ai Padri della Chiesa. Il ritorno alle fonti della fede ha dato inizio al sorgere dei movimenti di rinnovamento liturgico, biblico ed ecclesiologico, al movimento ecumenico e missionario come pure al rinnovamento della devozione popolare.
Secondo il parere di padre Kijas hanno avuto significato rilevante le tre importanti encicliche proclamate da Pio XII: “Divino afflante spiritu” (1943) sull’esegesi biblica, nello stesso anno “Mystici Corporis” sulla Chiesa e “Mediator Dei” sulla liturgia (1947). Nell’enciclica sulla Chiesa il Papa ha fatto notare la vita interiore della Chiesa che non è soltanto un’organizzazione terrena ma un organismo vivo, il Corpo di Cristo. Il Padre Professore ha anche richiamato l’attenzione sul fatto che nella prima metà del XX secolo, insieme all’emigrazione intensa della popolazione, è nata la necessità di riflettere il carattere della Chiesa “globale” affinché non sia associata solamente alla civiltà europea. Il relatore ha anche ricordato che Pio XI e Pio XII pensarono di indire un concilio per terminare il Concilio Vaticano I che fu interrotto dalla guerra nel 1870 e per rispondere alle esigenze pastorali nascenti del XX secolo.
Nella seconda parte dell’incontro don Andrzej Dobrzyński ha presentato la storia della redazione della costituzione “Lumen Gentium”. Ha anche richiamato l’attenzione sui primi due capitoli che mostrano le linee principali del magistero conciliare sulla Chiesa. Nel capitolo intitolato “Il mistero della Chiesa” è stato sottolineato il suo radicamento in Dio. La Chiesa è radicata nella Santissima Trinità, “Ecclesia de Trinitate”. Il capitolo II, “Il popolo di Dio”, indica la dimensione storico-sociale della Chiesa, il legame dell’ecclesiologia con l’antropologia, la responsabilità dei fedeli, del clero e dei laici per la Chiesa e per se stessi reciprocamente, per l’opera della redenzione del mondo. Il relatore ha parlato dei pericoli che la Chiesa sia ridotta soltanto allo strato sociologico, allo scorgere la sua attività in termini politici, ad esempio mediante la “democratizzazione” della vita nella Chiesa o la subordinazione del suo insegnamento alle statistiche. Ha ricordato anche il Sinodo Straordinario dei Vescovi convocato nel 1985 che ha indicato che la definizione più sintetica della Chiesa è rappresentata dal concetto di “communio” che è implicitamente racchiuso nel magistero del Concilio. Giovanni Paolo II nella sua Lettera apostolica „Novo millennio ineunte” ha fatto notare la necessità di sviluppare la “spiritualità della comunione” che è la capacità di accomunamento delle questioni di Dio con le questioni umane, di approfondimento dei contatti con Dio e con il prossimo.
Al termine dell’incontro si è sviluppata la discussione riguardante la tensione esistente tra la visione conciliare della Chiesa, il mondo “virtuale” contemporaneo e le nuove possibilità di comunicazione che cambiano le relazioni tra le persone, portano il pericolo di “alienazione dell’uomo dalla realtà”. Nella risposta è stato evidenziato che i contenuti conciliari continuano a rimanere attuali. Esiste nell’uomo la necessità profonda di sperimentare la comunità, la fratellanza, l’amore. La Chiesa che costituisce tale “communio” è la risposta a questa necessità mostrando che le nostre relazioni interpersonali devono essere radicate in Cristo ossia devono essere soggette al giudizio morale, servire allo sviluppo integrale ed infine alla propria salvezza ed a quella degli altri.