Il Centro di Documentazione e Studio del Pontificato “Giovanni Paolo II” e il centro pastorale della chiesa polacca di Santo Stanislao vescovo e martire, di Roma, hanno organizzato un incontro sul tema “Rivelazione e importanza della Parola di Dio” – secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II – che si è svolto nella città la sera di domenica 2 marzo 2014.
Don Andrzej Dobrzyński, tracciando un profilo storico della formazione della teologia nel periodo successivo alla Riforma del XVI secolo, ha evidenziato come Bibbia e Tradizione fossero allora considerate come due fonti separate della Rivelazione. Questo era dovuto in parte al fatto che le Sacre Scritture (per la mancanza generalizzata di cultura) non avessero un adeguato studio e approfondimento nella teologia, nelle omelie e nella pastorale, di conseguenza ciò non favorì nemmeno lo sviluppo delle scienze bibliche.
Al contrario, i teologi protestanti – fruendo delle scienze laiche – approfondirono tale studio, il più delle volte, però, smarrendo la prospettiva della fede.
Tale situazione di fermo, all’interno della Chiesa cattolica, permane all’incirca fino alla prima metà del secolo XX quando, dall’interno di essa, assistiamo allo sviluppo di un movimento biblico che sollecitava lo sviluppo delle scienze scritturistiche e l’armonizzazione di tali studi con il Magistero della Chiesa e la vita spirituale dei fedeli.
Arriviamo così al Concilio Vaticano II che, nella “Dei Verbum”, indica Dio stesso come unica fonte della Rivelazione: Egli espresse la verità redentrice con le parole e le azioni, la racchiuse nella Sacra Bibbia e nella Tradizione viva della Chiesa.
In Cristo, pienezza e centro della Rivelazione, Dio invita l’uomo all’amicizia e alla comunione di vita con Lui. La fede è la risposta consapevole e volontaria dell’uomo, data nella comunità della Chiesa intera in cui opera lo Spirito Santo. Il Magistero della Chiesa vigila affinché la verità di Dio sia custodita e trasmessa in modo integrale. Il documento conciliare, anche se molto breve, è ricco di contenuti teologici. Vi sono incluse indicazioni non soltanto per gli esegeti, ma anche per i pastori ed i fedeli laici, in quanto tutti devono conoscere le verità rivelate, specialmente attraverso la lettura della parola di Dio. Giovanni Paolo II, giustamente, sottolineò che il fatto che la Parola di Dio sia oggi diventata criterio di evangelizzazione per la vita personale, ecclesiastica e per l’ecumenismo – molto più che nel passato – sia il frutto primo dell’insegnamento conciliare.
Padre Zdzisław Kijas OFM Conv ha successsivamente posto l’accento sulla necessità, nella nuova evangelizzazione, di dare voce al vangelo e non alle parole o al sapere umano. Per il cristiano, la Bibbia è dunque il libro eccezionale del quale tutti gli altri sono, in certo qual modo, soltanto un commento, così che non soltanto le azioni, ma anche la conoscenza acquisita deve essere confrontata con la Parola di Dio, scritta sulle pagine della Bibbia e trasmessa nell’insegnamento della Chiesa. Per una corretta obbedienza alla fede è perciò necessario distinguere la verità insegnata dalla Chiesa – che risulta dalla Rivelazione di Dio – e le parole, frutto di riflessioni frettolose di un sacerdote, pronunciate dal pulpito.
Padre Kijas ha invece parlato delle varie strade per arrivare alla Bibbia e alla familiarità con essa. Facendo riferimento alle affermazioni di Roman Brandstaetter, ha evidenziato che non si tratta di comprendere tutto, ma piuttosto di “ricordare”, affinché le parole delle Sacre Scritture diventino un'”àncora” per la nostra fede e speranza. Sottolineando inoltre come la Bibbia parli di Dio che, celato nelle parole delle Scritture, si svela a colui che le legge.
La Bibbia, pur parlando anche dell’uomo e delle sue debolezze – in quanto le Scritture “non si vergognano di ciò che è umano” – rimane soprattutto il libro della speranza in quanto mostra come la vita dell’uomo rinasca in Cristo. La Parola è dunque luce per la nostra vita e ci conduce all’incontro definitivo con Dio, nell’eternità.
L’incontro dei polacchi residenti a Roma è monito forte: occorre continuare a mobilitarsi per una maggiore e migliore conoscenza della Bibbia e per comprendere che le verità rivelate in quel libro vivono nella Chiesa che le insegna e le tramanda alle generazioni future. Benedetto XVI affermava che la Chiesa è una comunità che ascolta la Parola di Dio perché non può vivere di se stessa, ma solo del Vangelo da cui attinge le indicazioni per continuare il suo cammino. Allo stesso modo, nella vita individuale, solo colui che ascolta la parola di Dio, la prende a cuore e la mette in pratica nella vita, può predicarla agli altri