Preparando il mio libro sui drammi di Karol Wojtyła ho avuto l’opportunità di lavorare presso il Centro della Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II a Roma. Qui sono stati raccolti – una vasta biblioteca e una preziosa collezione di ritagli di giornali da tutto il mondo sono stati raccolti qui. Ho contribuito ad arricchire il mio lavoro con le informazioni che sono raramente ottenibili da un ricercatore polacco. Questo in primo luogo riguarda le prestazioni estere di opere teatrali e radiofoniche di Karol Wojtyła ed anche le numerose traduzioni delle sue opere in lingue straniere. Per coloro che desiderano conoscere e capire l’insegnamento di Papa Giovanni Paolo II, è importante conoscere la sua drammaturgia, perché, come lui ha più volte sottolineato, il teatro era stato il suo primo amore, prima “della maturazione della sua vocazione sacerdotale”. Il teatro è stato anche una sorta di preparazione al lavoro pastorale.
Wojtyła dall’inizio del liceo partecipò come un attore a spettacoli in Wadowice e spesso codiresse spettacoli che là sono stati messi in scena, ma soltanto un’esperienza acquisita durante gli studi di lingua polacca e durante l’occupazione che in realtà ebbe l’influenza maggiore sullo sviluppo del suo stile drammatico. Fu allora che scoprì il teatro come “un mistero della parola”. In questo modo ricordava questo processo nel suo libro Dono e mistero: “Riscoprendo la parola attraverso gli studi letterari e linguistici, non potevo non avvicinarmi al mistero della Parola, di quella Parola a cui ci riferiamo ogni giorno nella preghiera dell’Angelus: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14). Capii più tardi che gli studi di Filologia polacca preparavano in me il terreno per un altro genere di interessi e di studi. Predisponevano il mio animo ad accostarsi alla filosofia e alla teologia”.
In un primo momento Karol Wojtyła sviluppò l’esplorazione del mistero della parola sul piano poetico e drammatico. Lui cofondò nel 1941 all’interno di un movimento clandestino il Teatro Rapsodico. Egli non solo fu uno dei protagonisti del teatro (durante l’occupazione), ma anche partecipò alla formazione dei suoi presupposti ideologici.
I legami che legavano Wojtyła con questa scena, portarono, tra l’altro, all’amicizia profonda e lunga con Mieczyslaw Kotlarczyk, un fondatore e direttore principale del Teatro Rapsodico.
Durante la seconda guerra mondiale Kotlarczyk, costretto a fuggire da Wadowice, si stabilì in un appartamento del suo amico più giovane, Karol Wojtyła, a Cracovia, dove durante le discussioni comuni, loro stavano lavorando i principi di un nuovo stile sul palco. Supponendo che l’elemento fondamentale e primario del dramma è una parola, e non un movimento, Kotlarczyk iniziò l’attività del teatro in cui una parte spettacolare è stata ridotta e la rappresentazione è stata incentrata sulla recita di poesia o un testo epico. La semplicità e l’ascetismo di spettacoli, inizialmente risultati ugualmente dei principi e delle difficili condizioni clandestini (spettacoli messi in scene in case private e privi di decorazione e costumi), con il tempo sono stati considerati come un elemento contribuendo a dare un’atmosfera di mistero alle rapprestazioni.
Dopo l’inizio degli studi nel seminario clandestino dell’arcidiocesi di Cracovia, Karol Wojtyła rinunciò alla partecipazione in spettacoli del teatro creato da Kotlarczyk. Ma la sua passione per il teatro è stata rivelata molte volte durante la sua vita in varie forme (durante gli studi a Roma diresse uno spettacolo preparato dagli studenti del seminario; lui anche organizzò un teatro parrocchiale a Niegowić e scrisse sotto pseudonimo le recensioni degli spettacoli del Teatro Rapsodico ecc.)
Più importante, tuttavia, furono i suoi testi teatrali. Egli creò sei pezzi di teatro, iniziando a scriverli nei primi mesi dell’occupazione tedesca. Il primo dramma intitolato Davide (Dawid) è scomparso durante la guerra. I successivi due: Giobbe (Hiob) (1939) e Geremia (Jeremiasz) (1940) alludevano alle storie della Bibbia, ma erano in realtà riflessioni sul tragico destino della Polonia.
I tre drammi maturi di Wojtyla: Fratello del nostro Dio (Brat naszego Boga) (1944-1950), La bottega dell’orefice (Przed sklepem jubilera) (1960) e Raggi di paternità (Promieniowanie ojcostwa) (1964) sono testimonianze della messa in scena, già consapevole e coerente, della convenzione di un teatro povero e formalmente ascetico.
Fratello del nostro Dio è la storia di Adam Chmielowski, un noto pittore da Cracovia, che matura ad abbandonare la sua carriera artistica ed a sacrificare la sua vita ai poveri, nei quali vede Cristo. L’eroe lotta con i suoi pensieri e desideri, e infine sceglie, come dice lui stesso: “più libertà”, prende il nome di frate Alberto e risiede con i senzatetto in un rifugio per i senzatetto. Non è difficile trovare in questo testo una testimonianza delle proprie ricerche del giovane Karol Wojtyła quando dovette fare una scelta tra il teatro e la vocazione sacerdotale. Questo dramma è anche una sorta di analisi delle cause che ebbero eficacia nello scoppio della rivoluzione.
Le successive due opere del sacerdote Karol Wojtyła sono più vicini alla meditazione che a un dramma tradizionale come si vede il più delle volte in un teatro. L’autore limita l’azione e gli attori devono in primo luogo prendere in considerazione alcuni problemi che rappresentare una storia immaginaria. La bottega dell’orefice mostra la via dell’amore di tre paia. Raggi di paternità, che è una sorta di mistero, si concentra sulla riflessione dei suoi personaggi sull’essenza del loro essere nella libertà che è completato da una apparente rassegnazione di una certa libertà per diventare padre di una persona, figlio di un qualcuno, una madre.
Direttori, decidendo di mettere in scena uno dei drammi di Giovanni Paolo II, dall’inizio dovevano sfidare un compito difficile. I testi di carattere meditativo sembravano troppo difficili ed inadeguati alle aspettative del pubblico moderno, abituato all’azione veloce ed allo sfarzo. Molto spesso in Polonia ed in altri paesi sono stati fatti tentativi per dinamizzare in vari modi spettacoli messi in scena sulla base di questi testi. Grazie ai materiali della ricerca raccolti presso il Centro della Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II è stato possibile per me raggiungere molte recensioni di spettacoli teatrali ed anche vedere come i testi drammatici di Karol Wojtyła funzionavano molto bene in tutto il mondo sotto forma di radiodrammi. Solo il dramma La bottega dell’orefice è stato trasmesso in lingue nazionali in almeno undici paesi.
Negli archivi del via Cassia 1200 a Roma ci sono ancora molti materiali che possono essere utilizzati per conoscere l’insegnamento di Giovanni Paolo II e la ricezione delle sue opere in tutto il mondo. Per i ricercatori del pensiero del Papa polacco tale posto ha un valore inestimabile.
Anna Kołodziejska