Recentemente ho pubblicato in Polonia il libro intitolato Le radici di Karol Wojtyła che vorebbe essere una monografia concentrata sull’infanzia e sulla giovinezza di Giovanni Paolo II. Nella pubblicazione cerco di mostrare l’influenza, che la città di Wadowice ha avuto sulla educazione di Karol Wojtyła. Con la presente relazione vorrei far notare alcuni aspetti che hanno contribuito alla formazione umanistica e artistica di Karol Wojtyła. Vorrei iniziare dalle parole scritte dal giovane Wojtyła. Vi mostro il frammento di una lettera che in gioventù il Santo Padre scrisse in polacco, nella mia libera traduzione:
“Sono sempre molto legato alla città della mia infanzia e adolescenza, alla città che mi ha dato tanto, tantissimo. Ho la sensazione che Cracovia non potrebbe darmi di più: il respiro della città e il respiro della terra, una certa schiettezza nel modo di pensare e sicuramente il fondamento della cultura”.
Proporrei iniziare il nostro percorso da qualche immagine paesaggistica familiare al giovane Wojtyła.
Come abbiamo detto poco fa Wojtyła ha definito Wadowice “il respiro della città e il respiro della terra”. Ed ecco la città:
La città di Wadowice, ancora prima della riconquista dell’indipendenza polacca, è diventata capoluogo di distretto, con le sue tipiche istituzioni. Come ad esempio la Prefettura Distrettuale, il Consiglio del Distretto, il Distretto del Complemento Militare, il Distretto di Polizia Statale, il Tribunale con la prigione, gli Uffici del Tesoro, dei Dazi e dei Monopoli, la Cassa di Risparmio, l’Ufficio Postale e così via.
Ovviamente esistevano anche delle scuole e a pari passo della creazione di nuovi posti di lavoro aumentava la richiesta di istruzione. Così vennero fondate scuole di tipo statale, private e religiose presso gli analoghi istituti, a ancore scuole a indirizzo classico e professionale. Nacquero in città fabbriche di ogni tipo ad esempio di cialde ed ostie, una cartiera, una trafileria, alcuni mattonifici, una centrale elettrica, molti stabilimenti artigianali e commerciali e in concomitanza numerosi servizi quali ristoranti, pasticcerie e mense. Conseguì a questo un forte afflusso in città di funzionari e di ufficiali. La società di Wadowice così si trovò ad essere composta in gran parte da intellettuali, da legulei e da militari. Aumentò anche il numero delle associazioni di tipo patriottico, culturale, artistico e religioso che spesso fodnarono loro proprie biblioteche e sale di lettura e con varie manifestaizioni resero visibile la loro presenza. Infatti a Wadowice un ruolo significativo svolse il teatro, cosa che addirittura portò a dire che la città viveva di teatro. La compagnia teatrale più nota fu fondata nel 1908 da Stefan Kotlarczyk e fu intitolata al re Ladislao Jogaila. A quel gruppo composto in gran parte da impiegati, appartenne la quasi totalità della famiglia di Kotlarczyk e ne faceva parte anche Edmund, cioè il fratello maggiore di Karol Wojtyła.
Inoltre era molto attivo il gruppo letterario-poetico detto “Czartak”, concentrato intorno al poeta e scrittore locale Emil Zegadłowicz. (‘Czartak’ che liberamente si può tradurre ‘il Diavolaccio’ ‘il demonio’. Il nome forse prende ispirazione dal fatto che precedentemente aveva sede una setta. Fonti più affidabili riferiscono della presenza di una taverna con lo stesso nome). Nello stesso periodo raggiunse l’apice creativo il gruppo di artisti pittori e scultori radunati nel gruppo “Czartak II”. Alcuni di loro erano autodidatti, altri laureati presso l’Accademia delle Belle Arti di Cracovia, alcuni si esprimevano attraverso l’arte popolare, altri rappresentavano le correnti che dominavano in quell’epoca ed esponevano le proprie opere nelle varie città polacche ma soprattutto a Wadowice e non di rado orgazizzavano mostre negli ambienti scolastici.
Per completare il quanto dello sfondo in cui si è formato il futuro Papa diamo ancora uno sguardo alla vita religiosa. Nella città c’erano la chiesa parrochiale della Presentazione della Beata Vergine Maria, la chiesa di San Giuseppe presso i Padri Carmelitani Scalzi del Monte, la chiesa e l’istituto dei Padri Pallottini sul Tumulo e la casa con la cappella delle Suore Nazzarene.
Sempre parlando della vita religiosa non si può non ricordare che in questa città di circa diecimila abitanti una minoranza importante era costituita dagli ebrei che erano in numero di circa duemila e quindi costituivano circa il 20% della popolazione. Infatti possedevano da tempo una casa di preghiera in legno, poi un cimitero ai margini della città e in fine quando la comunità è diventata così numerosa una nuova sinagoga nel centro.
Su tale sfondo sociale, economico e cuturale è nato e vissuto il futuro Papa. Vorrei soffermarmi sulla formazione artistica del giovane Karol Wojtyła. Sappiamo che ha studiato nel ginnasio-liceo classico di Wadowice, dove ha ricevuto una accurata preparazione soprattutto letteraria e linguistica. Era un alievo bravissimo, otteneva sempre il massimo dei voti, era talmente appasionato dallo studio che spesso prendeva parte ai cosidetti ‘Kółka zainteresowań’ (la cerchia degli interessi) che erano ore supplementari di lezione svolte da volontari a favore degli interessati. Infatti prendeva parte al gruppo storico, a quello di latino e di greco; si impegnava nelle attività di tipo religioso, divenne il presidente del Sodalizio Mariano della scuola e con soddisfazione sviluppò gli interessi di tipo artistico ad esempio cantava nel coro, guidava il gruppo teatrale scolastico. Solo queste due ultime attività erano svolte insieme dai ragazzi e dalle ragazze.
Qui bisogna precisare che Wojtyła era un ragazzo socievole, abile nella danza, dotato di una bella voce, tanto che i suoi compagni volentieri lo invitavano alle feste e per alcune sue amiche addiritura scrisse delle poesie. Per esempio dedicò un poema a Kazimiera Żak, intitolato La morte di Barbara dopo che avevano recitato insieme sul palcoscenico la parte di una coppia innamorata, in cui lui interpretava re Sigismondo Augusto e lei recitava la parte di Barbara Radziwiłówna. Questo poema purtroppo è andato perduto, ma si è conservata una poesia autografa, improvisata, scritta sul “pamiętnik” di Danuta Pukło. (Apro un inciso. Il pamiętnik è ina sorta di quadernetto che gli studenti si scambiavano a fine del percorso scolastico in segno di affetto per ricordarsi gli uni degli altri). Anche se questa poesia è di modesto valore artistico vorrei presentarla, perché finora non è stata tradotta in italiano.
“Capitano quelle giornate sacre, luminose
l’anima chiara va a nozze
sogna nell’abbracio della felicità
e le sembra che fino all’estremo della vita
non abbandoni le maglie auree della felicità
perchè sogna avviluppata di felicità luminosa.
E poi …
arriveranno i bui momenti di tormento, di angoscia
arriveranno nella vita i bivi, i distacchi
ci staranno ostacoli e brinate autunnali
e l’anima mortificano …
ma anche esse passeranno …”
Karol Wojtyła, come allievo che prometteva bene, ha cominciato a frequentare Emil Zegadłowicz, a cui le autorità della città conferirono la cittadinanza onorifica (ritirata qualche anno dopo, in seguito alla pubblicazione di un romanzo che metteva in cattiva luce alcuni abitanti di Wadowice). Lo stile di Zegadłowicz si riconosce nelle prime liriche wojtyliane. A Wojtyła di Zegadłowicz piaceva soprattutto la sua semplicità di stile, sia il suo saper valorizzare il contadino che loda il proprio lavoro quotidiano, sia il suo parlare delle condizioni umane universali e il ragionare di metafisica. Ammirava la sua capacità di correlare la tradizione francescana con i riferimenti mitologici. Lo affascinava il suo entusiasmo per la vita rurale, segnata dall’onnipresenza del lavoro, e qui l’autore in particolar modo faceva omaggio ai contadini che più tardi Wojtyła definirà “coloro che servono il Sacrario della terra”. Lo incantava la lirica paesaggistica, espressa con lingua ricercata, ma ricca di regionalismi, di arcaismi e spesso anche di neologismi. Perciò scelse proprio Zegadłowicz come modello di poeta e degno maestro. Wojtyła citava volentieri una di lui opinione riguardo i propri primi versi, la quale diceva in sostanza che leggendo tali liriche si visualizzano dei quadri teatrali.
Il giovane Wojtyła venne impressionato anche dal fatto che a Gorzeń Górny la vita artistica era molto fiorente. Accanto all’artista mecenate Zegadłowicz si riunivano artisti popolari. Il più noto fu Jędrzej Wowro che Wojtyła ha conosciuto e ha aprezzato personalmente. Spesso lo nominò nei Sonetti scritti nel 1939.
“Salutami le sobótke
ed i santi del vecchio Wowro
digiunanti per le strade:
ascetici, emaciati santi”.
Nell’ambiente di Gorzeń Górny Wojtyła ha conosciuto pittori e scultori locali laureati presso l’Accademia delle Belle Arti di Cracovia quali Józef Jura, Wincenty Bałys, Franciszek Suknarowski e Karol Pustelnik.
Dovuta attenzione richiede Wincenty Bałys che ha svolto un ruolo importante nella formazione artistica del giovane Wojtyła. Wincenty Bałys concluse gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti e nel 1932 ritornò a Wadowice, dove aprì il suo proprio atelier. Come allievo del maestro Dunikowski, era abile nell’eseguire ritratti scultorei, che sottolinevano le caratteristiche psicologiche delle persone rappresentate. Ha realizzato molti quadri, di cui la maggioranza mostra bellezze naturali e sereni paesaggi della regione dei Beschidi, in cui inserisce la discreta presenza dei pastori; ha dipinto vari acquerelli che presentano i monumenti dell’architettura sacra; ha lasciato dietro di sé vari progetti che rievocano lo splendore dell’antichità e disegni che rappresentano tradizioni popolari, quali la così detta Sobòtka, festività estiva estiva celebrata con falò. É evidente come i temi eseguiti dall’artista, ritornano nelle opere giovanili di Karol Wojtyła.
Un altro personaggio rilevante che ha influito sul giovane Wojtyła fu Mieczysław Kotlarczyk, figlio del sopranominato Stefan Kotlarczyk. A Wadowice negli anni trenta in Karol Wojtyła, allievo del ginnasio e liceo classico, sorge la passione per il teatro. Partecipa a spettacoli rappresentati nel teatro della scuola, nell’associazione culturale dell’Azione Cattolica, collabora con un terzo teatro, quello di Mieczysław Kotlarczyk, non soltanto in qualità di attore, ma anche di aiuto regista. I drammi nei quali compare come attore sono opere di poeti e per la maggior parte si tratta di poemi drammatici. Il giovane attore interpreta vari ruoli tratti dai classici della letteratura polacca, ma anche dall’Apocalisse di san Giovanni e dall’Antigone di Sofocle.
L’amicizia di Karol Wojtyła con Mieczysław Kotlarczyk e con Wincenty Bałys si rivela assai importante. Nei Sonetti giovanili Wojtyła parla di loro tre come dei “tre fuochi” e della “fratellanza di tre colonne” e testimonia un forte legame fra i tre amici uniti tramite il teatro, la poesia e le arti plastiche.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, ciascuno di loro a suo modo voleva servire la patria e così mettere alla prova gli ideali e gli isegnamenti ricevuti. Wincenty si impegna ad organizzare un movimento patriottico, coordina l’ascolto della radio, diffonde nel suo ambiente annunci clandestini, dipinge e distribuisce manifesti e volantini antihitleriani. Mentre progetta le azioni per l’11 novembre, festa nazionale polacca, è catturato dalla Gestapo. Nessuno aveva notizie di lui, Wojtyła continuava a scrivere:
„Dove sei fratello mio? Tu che mi hai insegnato i misteri delle albe, Tu che mi hai posto negli occhi la bellezza di questa terra, come chioma degli angeli. Dove sei? Io non lo so. – So soltanto che soffri. Solo questo so.”
„Ma credo. Credo. Attraverso i giorni di dolore, che di nuovo staremo insieme. Noi tre. Come una pietra di fondamenta.
Noi tre. Stasera ricordo i miei sonetti e penso a Voi.”
Non sapeva che Wincenty Bałys era stato imprigionato a Cracovia e giustiziato il 22 dicembre 1939. La maggioranza delle sue opere è stata distrutta dai nazisti e si sono purtroppo salvati solo pochi suoi lavori nelle collezioni private. Per quanto riguarda Karol Wojtyła, lui non sentiva la predisposizione ad imbracciare le armi. In una lettera, destinata a Mieczysław, ha rivelato:
“C’è dentro di me una volontà di lavorare nella patria futura. Io non sono un cavaliere di spada, ma come artista vorrei costruire il suo teatro e la sua poesia, (…) con l’entusiasmo e l’estasi, con tutta la mia anima slava, con tutto il mio zelo e la mia giovinezza.”
Si impegna accanto a Kotlarczyk, Michałowska, Królikiewicz e Dębowska ad organizzare il teatro clandestino. Le loro recite patriottiche comportavano un notevole rischio sia per gli attori e gli spettatori, sia che per i padroni di casa che li ospitavano.
Ricordiamo che nel 1939, cioè quando scoppiò la guerra, Wojtyła aveva 19 anni. Era in un età in cui i ragazzi vengono arruolati alle armi. E in effetti i suoi compagni di classe, che erano 40, andarono quasi tutti sotto le armi. Dieci di loro morirono in guerra. Molti anni dopo, il Papa constatava, durante uno degli incontri con i suoi compagni di classe, che la guerra non tanto li ha spezzati quanto li ha resi più forti.
Per concludere, vorrei ricordare le parole del giovane Wojtyła, tratte da una sua lettera, tradotte liberamente da me, in cui dice che ogni evento, ogni esperienza dolorosa, ma anche ogni evento gioioso e la bellezza plasmano una persona completa:
“Il dolore si chiuderà in se stesso costruendo un mondo alieno?
O si porrà come fondamento di qualche edificio?
O nascerà su di esso la vita? Credo di sì.
Credo che nessuna onda batta la sponda
per non lasciare i segni del suo arrivo.
Credo che l’approdo sia una forza creativa.”