L’11 gennaio di quest’anno è morta la prof. Danuta Michałowska, amica cracoviana del Santo Padre Giovanni Paolo II, amicizia nata durante la seconda guerra mondiale, quando si incontravano per le prove e le rappresentazioni clandestine del Teatro della Parola, rischiando da parte delle autorità naziste gravi punizioni fino alla pena di morte. Karol Wojtyła ha poi scelto la vita sacerdotale, invece Michałowska è rimasta fedele alla sua vocazione teatrale fino alla fine della vita.
Spinta dall’interesse per la vita e la produzione letteraria di Karola Wojtyły, nell’inverno del 2005 ho chiesto a Danuta Michałowska di rilasciarmi un’intervista vertente la sua amicizia con Santo Padre. Il nostro primo incontro ebbe luogo nella sua modesta casa piena di libri e durò circa cinque ore. Lei sapeva raccontare in modo straordinario; mi descrisse la Serata d’Autore intitolata Per strada, il ponte del pioppo (Drogą topolowy most) durante la quale vide per la prima volta Karol Wojtyła, imitò la sua lettura della quinta rapsodia del Re-Spirito e mi raccontò della loro giovinezza e come erano in quell’epoca, raccontandomi le sensazioni provate più tardi durante gli incontri con il Santo Padre in Vaticano. Durante quest’intervista vi furono momenti di autentica commozione, quando o l’una o l’altra si asciugava le lacrime.
L’anno seguente il 2006 è stato segnato da incontri quasi regolari, avendo noi intrapreso il lavoro di traduzione del monodramma da lei scritto intitolato La colomba nelle fenditure della roccia; io ho eseguito la traduzione in italiano, mentre Danuta (nel frattempo mi ha proposto di darci del tu, senza badare della differenza d’età di quasi di 50 anni) studiava l’italiano, per poter recitare personalmente il testo della traduzione. Aveva un’eccellente pronuncia, una perfetta intonazione, un’intuizione necessaria per non sbagliare le cadenze; diceva che lo Spirito Santo la aiutava. Sempre quando andavo a trovarla avevo l’impressione che lei mi stesse aspettando: era sempre vestita in modo elegante, aveva i capelli ben pettinati e un trucco discreto. Quando ci vedevamo, parlavamo sempre di Papa e mi ricordo che una volta mi confidò che quando pregava le capitava di essere indecisa se rivolgersi a Giovanni Paolo o a Lolek; un’altra volta mi rivelò che Karol possedeva solo un’uniforme che usava per il lavoro e un vestito elegante che metteva ad esempio per le recite teatrali; non metteva mai la cravatta, e il primo bottone della camicia lo teneva sempre aperto; un’altra volta descrivendo l’appartamento dei Wojtyła in via Tyniecka, mi disse che era proprio una casa “da poveri”, mentre un’altra volta mi disse che quando loro erano giovani non si festeggiavano i compleanni. Aveva un gran senso d’umorismo e in modo scherzoso descrisse anche tutti gli altri loro amici comuni: Julek Kydryński che spesso e facilmente si innamorava, Wojtek Żukrowski che era un ragazzo allegro, intelligente e brillante, e poi ancora Tadeusz Kwiatkowski, gruppo di amici che ai tempi della guerra si vedeva quasi ogni giorno.
Mi mancano molto le nostre lunghe passeggiate lungo la Vistola, a volte andavamo alla messa in italiano dai padri Francescani, o andavamo al cinema a vedere film che secondo il suo parere ogni polacco avrebbe dovuto vedere, come ad esempio Katyń di Wajda, Il generale Nil interpretato da Olgierd Łukaszewicz, suo allievo prediletto e il film su don Popiełuszko. Nel corso della nostra amicizia le ho visto conferire molti prestigiosi titoli e premi e qui vorrei ricordare almeno quello di Maestro per Eccellenza della Lingua Polacca ed anche la Cittadinanza Onoraria della Città di Cracovia.
L’ultimo viaggio all’estero a Roma l’abbiamo compiuto insieme al rettore dell’Università Jagellonica il prof. Jacek Popiel, quando ebbe luogo il 7 marzo 2010 una conferenza dedicata al Teatro di Karol Wojtyła, organizzata nell’ambito degli incontri, a cura di Anna Karoń Ostrowska, intitolati Le serate del Papa nella chiesa di san Stanislao Vescovo e Martire dalla Fondazione di Giovanni Paolo II e dal Centro di Documentazione e Studio del Pontificato a Roma. Non so se è stata registrata la sua eccezionale lettura del poema Stanislao di Wojtyła, ma i testi delle relazioni si possono leggere nella pubblicazione intitolata E bello potersi spendere. Il patrimonio spirituale di Giovanni Paolo II (Pięknie jest służyć. Dziedzictwo duchowe Jana Pawła II) pubblicato a cura di don Andrzej Dobrzyński nel 2013. Dei molti ricordi romani per sempre conserverò quello per me più commovente, cioè il pellegrinaggio alla tomba di Giovanni Paolo II.
L’ultima esibizione artistica di Michałowska è stata quella al fianco di Piotr Adamczyk quando hanno presentato il Trittico romano di Giovanni Paolo II nella sua versione polacca e in parte nella sua versione italiana il 22 ottobre 2010 nel Museo Arcidiocesano di Cracovia. Più tardi ha partecipato solo alla Notte della Poesia il 7/8 settembre 2012, sul palcoscenico della sua amatissima Accademia dell’Arte Drammatica di Cracovia, durante la quale ha recitato dei frammenti di Beniowski di Słowacki, ma di quell’interpretazione non era soddisfatta, pittosto voleva prendere il congedo dal suo pubblico.
Il 7 gennaio 2013 è stato festeggiato dalla città di Cracovia il 90-tesimo compleanno di Michałowska. Sono stati invitati tantissimi rappresentanti del mondo della cultura, e in particolare del teatro. Moltissime persone hanno espresso la loro gratitudine con parole di riconoscenza. Jacek Popiel, autore di alcuni libri su Michałowska mentre ricordava i fatti più importanti della di lei biografia, ha affermato che ci troviamo in presenza di una persona che bisogna considerare come un vero e proprio patrimonio nazionale. Per festeggiare il successivo compleanno era già troppo debole, mentre l’ultimo ha preceduto di appena pochi giorni la sua morte. Si è spenta l’11 gennaio. Cinque giorni dopo è stato celebrato il suo funerale presieduto dal cardinale Stanisław Dziwisz, metropolita di Cracovia. Anche questa volta intorno alla sua persona si è radunato tutto il mondo artistico, non solo quello di Cracovia. Spero che la memoria di Danuta Michałowska verrà coltivata dai suoi eredi spirituali e sarà degnamente trasmessa alle future generazioni. Confido che le parole di Giovanni Paolo II “qualcuno dovrebbe scrivere sulla teologia del teatro di Danuta Michałowska” saranno esaudite.