Rif: Is 62, 1-5; Sal 95; 1Cor 12, 4-11; Gv 2, 1-12
E’ ormai iniziato il tempo liturgico detto “Ordinario” perché scandisce ed accompagna il ritmo quotidiano della nostra vita. E’ il tempo del nascere e del morire, della gioia e del dolore, nel quale Dio si rivela, ci chiama e ci salva. E’ il tempo nel quale Dio, discretamente, cammina con noi come ci mostra il Vangelo di questa domenica che vede Gesù ospite ad una festa di nozze.
“…non hanno vino” e ci accorgiamo che solo la Madre poteva pensare di fargli una richieste così strana, mai avremmo pensato che a Dio, oltre il pane quotidiano, si può chiedere anche il vino della gioia e dell’ebbrezza, mai avremmo pensato che a Dio si può chiedere tutto poiché Egli è più grande di ogni nostra richiesta.
Si, Dio è Padre e come ogni buon padre vuole innanzitutto la gioia dei suoi figli e anche se ci annunzia una festa senza fine, un banchetto di nozze eterne (I Lettura), fin da ora aspetta il nostro invito: “…io sto alla porta e busso. Se uno, udendo la mia voce, mi aprirà la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me…” (Ap 3, 20).
Solo spalancando la porta ed invitandolo ad entrare potrà donarci l’acqua cambiata nel vino della festa e della gioia. Per l’acqua cambiata in vino, però, Giovanni non parla di miracolo, ma di segno, forse perché miracolo ancora più grande è quello di Dio che si china amorevole alle nostre richieste; miracolo è sentirsi liberi di chiedere e sapere che Egli, come Padre, si preoccupa costantemente delle sue creature, miracolo è accorgersi che sempre e per ognuno Maria si china all’orecchio del Figlio e gli sussurra: “…non hanno più vino…”, miracolo è lo Spirito Santo che transustanzia il vino nel Sangue redentore di Cristo, miracolo è la celebrazione eucaristica che ci unisce in Comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.