Rif.: Ne 8,2-4°.5-6.8-10; Sal 18,8-10.15; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21 r
La Prima lettura di questa domenica ci riporta ad un lontanissimo giorno (458-433 a.C.) d’autunno, quando Israele, ritornato in patria e ritrovato il Libro della Legge, organizza quella che potremmo definire la prima Liturgia della Parola. Uomini, donne e tutti quelli in grado di intendere, si prostrano con la faccia a terra, sicuri che Proclamazione della Parola e Presenza di Dio sono un tutt’uno e perciò mentre lo scriba legge la Scrittura, Dio stesso è presente e parla al suo popolo.
Da quel giorno, santo e benedetto, in cui la gioia si esprime nelle lacrime e la gratitudine nella preoccupazione per i fratelli bisognosi, ha origine la celebrazione liturgica che si svolgeva e si svolge ogni sabato nella Sinagoga. Da quel giorno il sabato diviene il giorno “consacrato”, giorno dell’incontro con Dio, nel quale la sospensione da ogni lavoro trova senso e ricompensa in quella Parola che promette e realizza la salvezza, che guida il cammino dell’uomo e lo fa sentire curato e amato da Dio.
Parola che si incarna in Cristo, come Gesù stesso proclama nella sinagoga del suo paese d’origine: “Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato”. Il Messia atteso, colui che i profeti hanno annunciato è là presente, incarnato nella persona di Cristo. Egli è colui che nel Battesimo fu proclamato da Dio “Figlio prediletto”, colui che lo Spirito Santo unse e preparò a questa missione posandosi su di Lui sotto forma di colomba. Fino a questo momento Gesù ha compiuto prodigi, ha scacciato demoni impedendo loro di rivelare la sua identità divina e messianica. Ora a Nazareth, alla presenza degli scribi, del rabbino capo e di tutti quelli che fin dall’infanzia conoscono lui e i suoi genitori, proprio là, dove la troppa conoscenza sfocia nel pregiudizio, Gesù rivela il suo essere e la sua missione.
I poveri, i prigionieri, i ciechi, gli oppressi…, le tremende infermità fisiche, sono anche il simbolo forte dei mali dell’anima che affliggono l’umanità. Da queste e dal peccato è venuto a risollevarci colui che da Dio è stato inviato per la nostra salvezza: Cristo Signore nostro, Figlio del Padre! In Lui che ci redime, uniti dallo stesso Unico Spirito, tutti formiamo un solo corpo, le cui membra, pur destinate a funzioni diverse, tutte sono protese verso il bene comune (II lett.), tutte disponibili ad essere in Cristo, con Cristo e per Cristo strumento di liberazione e salvezza (v. preghiera Colletta II).