Giovanni Paolo II era così consapevole di appartenere intimamente alla sua patria di origine da ritenere che non solo la sua persona, ma anche il suo modo di essere pontefice dipendesse dalla storia, dalla chiesa e dalla terra polacca. Pensava inoltre che, pur ricoprendo l’ufficio più elevato nella Chiesa, tale legame non dovesse essere interrotto, ma che egli dovesse attingere all’esperienza acquisita in Polonia e richiamarsi costantemente alla storia e alla cultura della sua terra. Era inoltre convinto che il suo servizio di successore di Pietro potesse contribuire allo sviluppo della cultura polacca e ai suoi legami con la cultura europea e mondiale. Indubbiamente fu così e ciò è dimostrato, ad esempio, dalla crescita di interesse dell’opinione pubblica per la figura di Cyprian Kamil Norwid (1821-1883), poeta che occupò un posto particolare nella formazione spirituale ed intellettuale di Karol Wojtyła. Ricordiamo infatti che, fin da quando era solo uno studente ginnasiale, partecipando al concorso di recitazione, scelse dei brani del poema “Promethidion” di Norwid. L’ammirazione e la stima per il poeta continuarono e crebbero negli anni, tanto da ritrovare numerosi riferimenti presenti nelle prediche e nelle lettere pastorali del card. Wojtyla nel periodo cracoviense, così via fino ad arrivare al suo pontificato dove ritroviamo nei suoi discorsi pontifici e nelle sue omelie numerose citazioni di Norwid e delle sue opere.
Ciò non sorprende perché – come lo stesso Karol Wojtyla affermò – lo riteneva “uno dei più grandi poeti e pensatori che l’Europa cristiana avesse dato alla luce”. In un’occasione confessò che a Norwid “era legato da una familiarità intima, spirituale, che risaliva agli anni del ginnasio” e che era “uno dei suoi poeti preferiti”. Vale perciò la pena di tracciare una specie di “mappa” dei riferimenti a Norwid emergenti durante il magistero pontificio.
Il maggior numero di citazioni di Norwid si trova nei discorsi pronunciati da Giovanni Paolo II durante i suoi pellegrinaggi in Polonia, quando su otto visite pastorali, in cinque di esse, il Santo Padre fece riferimento a Norwid complessivamente in 12 discorsi.
Inoltre, il Papa citò Norwid in tre occasioni di incontro con i Polacchi in Vaticano tra cui va sottolineato, in modo particolare, il discorso interamente dedicato al poeta rivolto ai rappresentanti dell’Istituto del Patrimonio Nazionale, agli studiosi ed agli appassionati della sua opera, il 1o luglio 2001. Meritano attenzione anche i riferimenti a Norwid negli interventi pontifici, pronunciati in lingua italiana in occasione della preghiera domenicale dell'”Angelus”, nel discorso rivolto ai dipendenti dell’istituto poligrafico e della zecca italiana in occasione della festa mariana in Piazza di Spagna a Roma o anche durante le meditazioni della Via Crucis nell’Anno del Grande Giubileo. Occorre anche ricordare tre scritti di Giovanni Paolo II che hanno natura universale nei quali sono presenti riferimenti al poeta: “Lettera agli anziani”, la “Lettera agli artisti” e il libro “Memoria e identità” che fu pubblicato l’anno della morte del Papa.
E’ di per sé eloquente il fatto che nell’insegnamento pontificio siano presenti più di 20 riferimenti al poeta. Nella maggior parte dei casi si tratta di brevi citazioni, tratte da poesie o da aforismi di Norwid che si intrecciano alle riflessioni del Papa, oppure di riferimenti alla persona, alla vita o ancora di pensieri di Norwid come motivo dominante dell’intervento, come ad esempio accadde nel discorso rivolto alle persone appartenenti al mondo della cultura e dell’arte a Varsavia nella chiesa della Santa Croce nel 1987.
Varie sono le opere dalle quali il Papa attinse: “La mia canzone”, “Le prove”, “Non solo il futuro”, “Memoriale sulla giovane emigrazione”, “Lettera” o “Cosa sulla libertà di parola”. Più di frequente attingeva ai versetti del “Promethidion”: “Cosa sai della bellezza?… È la forma dell’amore […] Poiché la bellezza è per incantare il lavoro – il lavoro, per risorgere”. Vale la pena di notare che Giovanni Paolo II si servì del pensiero di Norwid sia parlando alla gente del mondo della cultura, sia all’ambiente degli operai. In tal modo sottolineò che l’indissolubile legame interiore tra la religione, la cultura e la dignità dell’uomo era necessario allo sviluppo dell’umanità.
A Tarnów, durante l’incontro con l’ambiente dei villaggi della campagna polacca (1987), parlando della necessità di apprezzare maggiormente il lavoro nei campi e la creatività popolare, citò un brano dell'”Epilogo” del “Promethidion”. “Elevare le ispirazioni popolari ad una potenza che penetri e comprenda l’umanità intera, elevare ciò che è popolare all’umanità – scrive Norwid – mediante lo sviluppo interiore della maturità”. Aggiunse anche altre parole del poeta (tratte da “Lettera”) secondo le quali l’agricoltore “con una mano cerca per noi il pane, con l’altra trae dal cielo una sorgente di freschi pensieri”. Alla folla, quasi un milione di persone, che iniziò ad applaudire, il Papa si rivolse dicendo: “Vi ringrazio molto di questi applausi per Norwid. Soffrì molto quando era in vita, a causa dell’esilio. Mi rallegro del fatto che oggi venga applaudito dal mondo contadino polacco […] per la sua saggezza, la sua grande saggezza, cristiana, patriottica e nazionale”.
Gli editori, gli studiosi e gli ammiratori dell’opera di Norwid donarono al Santo Padre diversi tipi di pubblicazioni e studi riguardanti il suo “poeta preferito”. Molti di quei doni, con dedica dei donatori, si trovano nelle raccolte del Centro di Documentazione e di Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II di Roma. Il più significativo è il manoscritto della poesia di Norwid “Alle tristi notizie del Vaticano”, scritta dopo la morte di Pio IX. donato dal prof. Wiktor Gomulicki.
Vale la pena di indicare ancora un oggetto donato al Santo Padre durante la sua visita a Cracovia nel 1983. Si tratta della “Litania alla Santissima Vergine Maria” di Norwid manoscritta, ricopiata accuratamente e arricchita da meravigliosi ornamenti e da un ritratto del poeta, ed infine rilegata con copertine di cartone. Ricordiamo che la “Litania” fu scritta nel periodo di soggiorno di Norwid a Roma (1844, 1847-1848) ed è la testimonianza della sua trasformazione spirituale che sfocia in preghiera dinanzi all’immagine di Maria, Mater Admirabilis, presente in una delle chiese romane. Sull’ultimo foglio la donatrice scrisse tra l’altro: “Santo Padre! Quando venisti in Polonia nel 1979 dopo la Tua benedizione avvenne un miracolo! Dio mi fece la grazia. Dopo 36 anni del mio abbandono, Dio volle scendere nella mia anima. […] Accetta da me questo dono modesto […] La Tua benedizione perpetui in me la fede in Dio!”. Sicuramente anche la donatrice, come Giovanni Paolo II, era un’ammiratrice di Norwid e, come lui, scopriva nell’opera del poeta gli spazi dove emergeva ciò che di più profondo c’è nell’uomo: quei desideri dell’anima e dell’intelletto che solo Dio può soddisfare.
È bene ricordare che il Santo Padre nel 2001 ricevette dalla Fondazione di Norwid una medaglia, come riconoscimento del merito di aver diffuso nel mondo l’opera del nostro grande poeta. Ed è indubbia l’attenzione che molte persone, di diversa nazionalità, ebbero, per la figura e l’opera di Norwid ad opera del Papa.
Norwid non poteva supporre che uno dei suoi connazionali, non soltanto non avrebbe tralasciato i suoi scritti, ma si sarebbe tanto innamorato di essi da includerli nell’insegnamento pontificio e nel magistero della Chiesa, rendendo così spiritualmente fertile la sua eredità.
Mai, Norwid si sarebbe potuto immaginare un simile “ritorno” a Roma, ma si sa che le vie della Provvidenza Divina sono infinite!