Rif.: Es 3,1-8.13-15; Sal 102; 1Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9
“Padre, santo e misericordioso” come di solito, le parole della Preghiera Colletta II ci introducono nel tema liturgico di questa domenica: la misericordia di Dio. Misericordia che si intravede già nel Nome che Dio consegna a Mosè: “Io Sono”.
Non un nome vero e proprio, ma un verbo al quale gli studiosi attribuiscono un duplice significato: “Io sono” riferito all’esistenza eterna di Dio che era, “è” e sempre sarà, oppure si può intendere come “Io ci sono”, Io, Dio, sono vicino a te uomo, entro a far parte della tua storia globale e personale, mi affianco a te nelle difficoltà e nella gioie, mi faccio carico delle tue necessità, prendo su di me la tua debolezza e supplisco ad essa con la mia potenza.
Le ipotesi, per quanto affascinanti, non soddisfano pienamente e l’“Io sono” continua a dare l’impressione di essere seguito da puntini sospensivi, come se ci fosse qualcosa da aggiungere, qualcosa da scoprire. Un nome consegnato all’umanità solo in parte perché, facendo esperienza di Dio, sia l’uomo a completarne il Nome, esprimendo nella parte mancante ciò che egli pensa, conosce, immagina, spera di Dio. E forse la parte mancante di quel Nome è racchiusa proprio nel Vangelo di questa domenica che ci parla della pazienza di Dio. Nelle vesti del padrone della vigna, Egli si lascia convincere dal vignaiolo ad attendere ancora un anno prima di abbattere un fico, bellissimo nel suo carico di foglie, ma senza alcun frutto.
Comprendiamo così che Dio preferisce la misericordia al castigo e che ad una frettolosa condanna antepone l’attesa paziente della conversione, servendosi di ogni mezzo per arrivare al cuore del peccatore.
Pazienza divina, di cui Cristo si fa portavoce e garante, è perciò infinita. E’ per il Figlio, venuto a dissodare i cuori e a concimarli con la sua Grazia, che il Padre attende concedendo ancora tempo e opportunità. Allora non solo la Quaresima, ma ogni giorno della nostra vita si riempie dell’esortazione di Paolo: “lasciatevi riconciliare con Dio, …questo è il giorno della salvezza…”, perché ogni attimo del tempo che Dio ci concede ancora è il tempo prezioso della conversione nel quale ogni vita si riempie di luce e senso, tempo di riscoprire l’utilità della nostra vita donata per gli altri a beneficio di tutti, come Cristo ha fatto per noi.
Dalla terza domenica in poi l’anno C della Quaresima percorre un cammino di riconciliazione e di speranza.
Dio, al di là delle delusioni, continua ad attendere il nostro ritorno e la Croce ci parla di una fedeltà divina, immutabile ed eterna, di una misericordia paterna che mai “abbandona i suoi figli” (Colletta II), e rivela ad essi il suo nome perché in ogni occasione possano invocarlo e sapere che “Egli è” e “c’è” per camminare con noi in quell’esodo che è la nostra vita. E comprendiamo allora che forse il nome completo di Dio è: “Io sono Amore”.