Rif.: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14 – 23,56
Gesù entra trionfalmente a Gerusalemme accolto dagli “Osanna” festosi della folla. Il grido di esultanza, in origine, indicava l’affidamento del popolo alla potenza conquistatrice del condottiero: “Salvaci”. Ma la stessa folla che lo accoglie festante e a Lui si affida ne invocherà, dopo qualche giorno, la crocifissione e la morte.
E’ la prima delle forti contraddizioni di questa domenica in cui si passa dall’atmosfera festosa e trionfale dell’ingresso a Gerusalemme al dramma della Passione e del Crucifige, dall’Ora delle tenebre e della Morte all’Oggi della salvezza e del perdono.
Il progetto di salvezza che Gesù è venuto ad attuare si scontra con l’incomprensione umana, così mentre Egli annuncia la sua imminente condanna, gli Apostoli discutono su chi, fra loro, sia il più grande; mentre, dilaniato dall’angoscia, prega che si compia la volontà del Padre, il bacio di un apostolo lo tradirà e Lui, il Salvatore, finirà inchiodato tra due malfattori. Ma le sue ultime parole saranno Parola di perdono e di giustificazione: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Una domenica, questa delle Palme che dà inizio alla “Settimana Santa” o “Settimana Grande” nella quale emerge il Triduo Pasquale, fonte e culmine di tutto l’anno liturgico e, attraverso la Liturgia di questi santi giorni, la Chiesa ci invita a intraprendere, a fianco di Cristo, il cammino della Passione, durante il quale conosceremo meglio il volto di Gesù: volto di Uomo sofferente e di Risorto. Il Triduo inizia al tramonto del Giovedì con la Santa Messa “in coena Domini” in cui facciamo memoria del momento in cui il Figlio di Dio dona il suo Corpo e il suo Sangue prima ancora di essere immolato; dono che è preceduto della Lavanda dei piedi, umile gesto che è invito ed esempio ad entrare nella dinamica di un amore senza confini, un amore totale che è totale dono di sé. Non importa se alla sua tavola siedono Giuda il traditore, Pietro che lo rinnegherà e gli altri che continuano a discutere su chi sia il più grande fra loro. Cristo si dona, si consegna alla debolezza umana, all’incomprensione dei suoi, a coloro che verranno ad arrestarlo. Il dono del Suo Corpo e del Suo Sangue diventano presenza quotidiana, offerta di cui tutti potranno disporre; Presenza viva, intorno alla quale la Chiesa si unisce in adorante preghiera per giungere al racconto della Passione del Venerdì santo. Giorno in cui la pace e l’amore sono flagellati, l’avvenire sembra non avere più nulla da offrire, le tenebre ricoprono la terra. “Tutto è compiuto”, ma ai piedi della croce Dio parla ancora più forte per bocca di un pagano: “Veramente quest’uomo è il figlio di Dio”.
Sabato: Inizia, come si è detto, al tramonto del Venerdì, è il momento della sepoltura e del silenzio, è il momento delle donne che stentano ad allontanarsi, che fissano la tomba per ritrovarla e ritornavi, è il tempo della paura e dello sconcerto degli Apostoli, ma è anche il tempo della speranza che ci spinge verso la Veglia, Madre di tutte le Veglie e in essa attendiamo con fede che dal buio della croce risplenda la vita!