Rif.: Lv 19,1-2.17-18; Sal 102/103,1-4.8.10.12-13; 1Cor 3,16-23; Mt 5,38-48
“Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo”. Il solenne invito del Signore ci appare paradossale, come giungere alla sua santità, noi che siamo fatti di ombra più che di luce? Eppure questa liturgia ci invita a riflettere sulla santità e sull’amore e di come essi siano strettamente dipendenti l’una dall’altro. Ed ecco che alla santità si accede soltanto attraverso l’amore e viceversa.
Dio stesso, infatti è Amore, Amore infinito, eterno, gratuito, così come ci rivela attraverso il “Figlio spogliato e umiliato sulla croce” (Colletta II). Egli è santo (trascendente) perché solo l’amore si eleva al di là di ogni altra passione, così da rimanere sentimento puro, intangibile, solo l’amore spazia al di là di ogni dimensione e di ogni limite. L’amore cerca l’amato, non importa se questi sia buono o cattivo, ricco o povero, l’amore ama e basta, così Dio ci ama! E’ questa la prima realtà di fronte alla quale sostiamo increduli. Dio ci ama, al di là delle cadute, della cattiveria, ci ama anche non ricambiato e disprezzato e offre il Figlio perché in quella Croce intravediamo un amore immutabile, “crocifisso” per sempre e questo amore è talmente grande da ricoprire ogni peccato e perdonarlo.
E Dio ci comanda di amare, con tutti noi stessi, come noi stessi: “amerai il prossimo tuo come te stesso”. Perché Dio usa la formula “come te stesso” e non il semplice ama? Vi leggiamo una chiara pedagogia, l’inizio di un cammino che ci porta ad una scoperta incredibile: Dio, che ci chiama ad essere come Lui, ci comanda anche di amare come Lui e non vi può essere altro che questa prima conclusione: Egli ci ama “come se stesso”, in seguito Gesù dirà: “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” e questo vuol dire ancora che Dio ci ama più di se stesso.
Per raggiungere la santità allora non c’è altra strada che amare così come indica il Vangelo: Amare senza condizioni e ripensamenti, senza pretese, anzi spogliandosi di ogni diritto, di ogni rivalsa, amare come e perché siamo amati da Dio che distribuisce i suoi benefici in egual modo sui buoni e sui cattivi. Amare per lasciarci vincere da quell’amore che non ha confini né di tempo né di spazio, né di simpatia, né di orgoglio. Amare perché solo l’amore può spezzare e vincere la violenza e i pregiudizi, le invidie e le cattiverie, l’odio e il male che si annidano in ognuno.
Tutta la Liturgia di questa domenica ci parla dell’amore, non come qualcosa da cantare al chiar di luna, ma come impegno di vita al quale Dio stesso ci chiama affinché riacquistiamo la dignità che è propria dell’uomo, creato a sua immagine e somiglianza. In tutto l’universo, infatti, l’uomo è il solo essere capace di amare: tutte le altre creature ne sono incapaci; gli Angeli adorano e servono Dio, sono i suoi messaggeri, ma è solo l’uomo che è chiamato all’amore e, nell’amore, a vivere della stessa santità di Dio e a donarsi agli altri come Lui si è donato a noi!