Nella memoria delle persone che arrivarono al campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau rimangono le immagini raccapriccianti della sofferenza, dei forni crematori che ridussero in cenere la vita di oltre un milione di esseri umani. Quando ci si trova in questo posto non si può evitare di chiedersi: come è possibile che “le persone prepararono questo destino ad altre persone”? La testimonianza dell’orribile dramma diventa un grido incessante alle generazioni contemporanee che chiede il rispetto della vita e la cura per la dignità di ogni persona.
Non il segno ma la sfida
Oświęcim è una città industriale che si trova nel meridione della Polonia. Nei suoi sobborghi i nazisti costruirono nel 1940 un campo di concentramento che, con il nome tedesco di “Auschwitz”, divenne il simbolo dell’umiliazione spaventosa dell’uomo, del genocidio e dell’Olocausto. La vita quotidiana degli abitanti della città è legata indissolubilmente alla vicinanza del luogo di sterminio. Ogni anno ad Oświęcim vengono molto più di un milione di persone che visitano il campo. Partono con la speranza che mai più nella storia dell’umanità si ripeterà quanto accadde ad Auschwitz. Si deve soltanto sperare? Basta sperare? È necessario anche un giudizio critico degli eventi correnti che hanno luogo nel mondo di oggi? Devono seguire la scia del giudizio anche attività concrete e sagge iniziative educative, informative, religiose e anche di natura politica. Molte di esse sono nate negli anni passati all’ombra dell’ex-campo di concentramento: il Centro di san Massimiliano, il Centro Internazionale di Educazione su Auschwitz e sull’Olocausto, il Centro di Dialogo e di Preghiera, il Centro Ebreo, l’Accademia per i Diritti dell’Uomo di Oświęcim, ed anche le conferenze accademiche e le mostre mirate all’approfondimento della consapevolezza su Auschwitz. Occorre aggiungere le iniziative mirate alla prevenzione dell’uso nei mass media mondiali della falsa definizione di “campi di morte polacchi”. In tutta questa attività si tratta soprattutto di trarre delle conclusioni da quella spaventosa lezione di storia, il messaggio morale che deve formare la vita delle generazioni future.
Risvegliare la coscienza del mondo
L’ispirazione per molte iniziative di tal genere può essere il contenuto dell’omelia che san Giovanni Paolo II pronunciò durante la Santa Messa celebrata nel campo di sterminio Auschwitz-Birkenau il 7 giugno 1979. Il Santo Padre indicò allora il legame tra il campo di sterminio e la causa della difesa della dignità umana e della premura per gli esseri umani. Dal “Golgota del mondo contemporaneo” rappresentato dal campo di concentramento occorre “guardare negli occhi la causa dell’uomo”, intraprendere il “conto con la coscienza dell’umanità”, testimoniando quali siano la grandezza e la miseria dell’uomo dei nostri tempi. Dalla storia tragica dello sterminio delle persone originarie di molti popoli, specialmente del popolo ebreo, deve provenire il messaggio della pace e della riconciliazione. “Ci troviamo in un luogo – disse il Papa – in cui desideriamo pensare ad ogni popolo e ad ogni persona come ad un fratello”.
Giovanni Paolo II sottolineò anche che il grido delle persone martoriate nel campo porterà frutti se saranno tratte le “giuste conseguenze dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo” che riconosce a tutte le persone la dignità che spetta loro. Il diritto universale al rispetto per la persona e per la vita si adempie nel comandamento dell’amore il cui modello per le persone credenti è rappresentato da Cristo. Lo seguì padre Massimiliano Kolbe mostrando che l’amore “vivifica la fede fino agli estremi istanti dell’ultima vittoria”, fino a dare la vita per un fratello. Ad Auschwitz riportarono vittorie morali persone di varie confessioni e convinzioni. Furono testimoni della verità che nell’uomo ci sono riserve del bene che neppure il più grande odio è in grado di distruggere. “Solo l’amore è creativo” – diceva san Massimiliano Kolbe. Tale verità indica l’importanza dei valori universali iscritti dal Creatore nella natura umana, e l’importanza dei valori evangelici la cui realizzazione fa sì che l’uomo maturi a compiere atti nobili e il mondo diventi più umano.
Il coraggio del bene
Al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau venne anche papa Benedetto XVI, il 28 maggio 2006. In tale occasione disse che in un luogo del genere “vengono meno le parole”. Parla alle coscienze umane con un silenzio che diventa un grido eloquente che chiede “perdono e riconciliazione, una preghiera al Dio vivente di non permettere mai più una simile cosa”. Sottolineò allora: “Giovanni Paolo II era qui come figlio del popolo polacco. Io sono oggi qui come figlio del popolo tedesco […]. Noi gridiamo verso Dio, affinché spinga gli uomini a ravvedersi, così che riconoscano che la violenza non crea la pace, ma solo suscita altra violenza. […] Noi preghiamo Dio e gridiamo verso gli uomini, affinché questa ragione, la ragione dell’amore e del riconoscimento della forza della riconciliazione e della pace prevalga sulle minacce circostanti dell’irrazionalità o di una ragione falsa, staccata da Dio”. Enfatizzò che quel processo di riconciliazione, che nasce dal “Golgota del mondo contemporaneo”, si pone all’inizio di molte iniziative che hanno come scopo quello di risvegliare la coscienza morale. Sono l’espressione della speranza che aiuta a “resistere al male e a far trionfare l’amore”. Il Santo Padre sottolineò che “il passato non è mai soltanto passato” così come i luoghi della memoria non sono soltanto il ricordo degli eventi perpetrato dagli esemplari esposti nei musei. Il ricordo delle vittime di Auschwitz “scuote i nostri cuori” per suscitare in noi il coraggio del bene e la resistenza contro il male.
Anche Papa Francesco farà visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau il 29 luglio di quest’anno. La sua visita sarà legata alle celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia e ricorrerà nell’Anno della Misericordia, per tale ragione avrà un significato simbolico. La Misericordia è il confine delineato per il male, ma l’uomo deve intraprendere lo sforzo della crescita morale. Auschwitz non è soltanto l’impronta del male che grava sulla storia dell’umanità. Costituisce un avvertimento e una sfida a creare il bene sociale ed al rispetto reciproco nonché al dialogo tra la gente, le religioni e le culture.