Rif.: 1Sm 12,7-10,13; Sal 31/32,1-2.7.11; Gal 2,16.19-21; Lc 7,36-8,3
Misericordia e perdono sono i pilastri sui quali si erge la liturgia di questa domenica, a cominciare dalla prima Lettura, nella quale il profeta Natan riferisce la cocente delusione di Dio per il peccato che Davide ha commesso: omicidio e adulterio. L’accusa è accorata e tremenda al tempo stesso: “Perché hai disprezzato la parola del Signore?”
Ecco cos’è il peccato: “disprezzare Dio, la sua parola, il suo amore, la sua amicizia” forse l’uomo non riesce ad “offendere” Dio – nel senso che niente può diminuire la sua gloria, né la sua santità – ma a deluderlo ed addolorarlo sì. Poiché in effetti ciò che l’uomo non riesce a comprendere in pienezza è l’amore sconfinato che Dio prova per noi, la sua tenerezza materna, la sua disponibilità a sacrificare se stesso per arricchire noi. Ed è s. Paolo, nella lettera ai Gàlati, ad aiutarci a comprendere che non sono le nostre azioni a salvarci, ma è l’amore gratuito di Dio a donarci pace e salvezza. E l’Apostolo, avvinto da questo amore, esclama:“E questa vita che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me”.
Ma è nel Vangelo che tutto acquista luce e chiarezza. Siamo in casa di un fariseo che ha invitato Gesù a pranzo, all’improvviso entra una donna – una prostituta nota a tutti – che si ferma dietro Gesù, e si china ai suoi piedi e, cominciando a piangere, glieli lava con le sue lacrime e li asciuga con i suoi capelli, aperto poi un vaso d’alabastro glieli cosparge di un prezioso profumo. Alla meraviglia del fariseo – il quale dubita che Gesù sia un vero profeta, poiché non riconosce che genere di donna sia quella – Gesù risponde con una parabola. Due debitori si vedono condonare il loro debito, ed è evidente che colui al quale è stato condonato di più avrà una maggiore gratitudine Alla donna Dio ha molto da perdonare, mentre il fariseo si sente un giusto, un creditore di Dio, perché tutto ciò che ha ricevuto da Lui è stato ripagato con le opere buone, con l’attenta osservanza della Legge.
La donna sente tutta la sua miseria e la grandezza del proprio peccato, consapevole che Dio ha molto da perdonarle, avverte tutta la gratuità e la portata dell’amore divino e gli è riconoscente, lo ama perché si sente amata, lo ama perché comprende di avere ricevuto innumerevoli e preziosi doni e di averli sciupati ed ora è lì a dimostrare la sua gratitudine, il suo rimpianto, il suo amore. Il posto da lei scelto è quello che tutti i piccoli possono raggiungere: i piedi, mentre chi se ne sta in alto, come il fariseo, avrà difficoltà a chinarsi (cfr. Silvano Fausti, “Una comunità legge il Vangelo di Luca”). E Gesù, che si chinerà a lavare i piedi degli Apostoli, ha accolto questa donna con misericordia e perdono, perché ne ha compreso i sentimenti. Così, mentre l’uomo giudica e condanna, Dio ama e perdona chiunque si rechi a Lui con la sicurezza del figlio che conosce la bontà del proprio Padre e gli dice: “O Dio che non ti stanchi mai di usarci misericordia….”.