Rif.: Dt 30,10-14; Sal 18/19,8-11; Col 1,15-20; Lc 10,25-37
La Liturgia di questa domenica appare come una lunga catechesi sul senso della Legge, spesso considerata come un elenco di 10 divieti, ormai superati, che lasciano il tempo che trovano. Dalla Prima lettura apprendiamo che essa è innanzitutto Parola che Dio rivolge alle sue creature per metterle in guardia contro il male, Parola che Dio deposita sulle labbra e incide nel cuore dell’uomo, Parola viva, presente all’interno di ogni coscienza per illuminarne scelte e azioni, ispirarne volontà e progetti (I lett.).
San Paolo, invece, ha più volte ribadito, e anche questa domenica sottolinea, che non è la Legge a donarci la salvezza, ma Cristo, Alfa e Omega della creazione, che ha riconciliato in sé, per mezzo della Croce, ogni creatura della terra e del cielo (II lett.). Allora che senso ha ubbidire ai Comandamenti se è Cristo a salvarci e perdonarci? L’apparente contraddizione tra prima e seconda lettura è risolta dal Vangelo. Messo alla prova da un dottore della Legge, che gli chiede cosa fare per ottenere la vita eterna, Gesù risponde: “Cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”.
Il dottore comprende che Gesù, pur facendo riferimento ai comandamenti, si attende una risposta diversa. “Come leggi?” vuol dire che lettura ne dai, come la interpreti, che valore essa da alla tua vita? E l’uomo va al cuore della Legge, al suo pilastro portante: l’amore e, con una risposta illuminante, la riassume in due soli comandamenti: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore …, e il tuo prossimo come te stesso”. Lo studioso ha compreso che la Legge non è un elenco negativo di proibizioni, essa è un cuore pulsante che dona e chiede vita e amore. La sua lettura corretta non è al negativo: “non fare”, ma al positivo: “ama”, ama Dio, il prossimo, il creato, apprezza la bellezza insita in ogni cosa o persona che ti circonda.
Allora il “Non nominare il nome di Dio invano” – perché toglieresti solennità al Nome che ti salva, ridurresti ad abitudine il richiamo a Colui che devi pregare e priveresti la tua preghiera di dignità – sarà: ringrazia per tutto ciò che Dio ti ha concesso, ama ogni cosa che hai ricevuto in dono, ogni persona che ti è stata affidata e abbìne cura.
E il “non uccidere” perché distruggeresti l’intima bellezza di ognuno, disprezzeresti Dio e l’immagine di Lui che ciascun uomo si porta dentro, diventerà “sii attento alle sofferenze e alle miserie” dei tuoi fratelli. Solo così la Legge sarà una strada che porta all’imitazione di Cristo che si è fatto nostro prossimo e su di noi si chinato per curare le nostre ferite e miserie.
Legge, Parola da amare per amare Dio e gli uomini.