Rif.: Gn 18,20-32; Sal 137/138, 1-3.6-8; Col 2,12-14; Lc 11,1-13
“Rivelaci, o Padre, il mistero della preghiera filiale di Cristo”. L’invocazione, della Colletta II, ci introduce nel tema della preghiera. Preghiera che è innanzi tutto del Figlio che si rivolge al Padre, colloquio intimo, fusione di animi, accoglienza della volontà paterna che diventa vita vissuta nel Figlio. Esperienza profonda del profondo amore che unisce l’Uno all’Altro. Mistero!
Mistero nel quale ci addentriamo, pregando che ci venga rivelato, affinché la nostra preghiera giunga a Dio gradita come quella del Figlio e ne assuma le stesse caratteristiche di fede, di umiltà, di perseveranza e soprattutto di libertà. Quella di Gesù è infatti una preghiera libera che nasce dal desiderio di incontrare il Padre al di là dei riti e delle liturgie codificate, non condizionata agli orari perché si rivolge a Colui che è al di fuori del tempo, nell’immutabile presente dell’eternità, pronto ad ascoltare le nostre richieste ed esaudirle. Dio non dorme! E Gesù prega di notte, alle prime luci dell’alba, quando la solitudine e il silenzio lo avvolgono, in luoghi appartati poiché la sua preghiera è innanzi tutto un colloquio intimo, un ‘tu per tu’, dal quale sono esclusi la fretta e la superficialità e nel quale emerge soprattutto il desiderio dell’ascolto reciproco.
Poi Gesù, ai discepoli che glielo chiedono, insegna loro a pregare, una preghiera breve, in cui le richieste sono essenziali: la gloria di Dio, il pane quotidiano e il perdono delle colpe condizionato alla capacità di perdonare agli altri. Non molte parole, ma solo tanta costanza, per dire e ridire tante volte a Dio il nostro bisogno di Lui, della sua onnipotenza, per chiedere la sua presenza di momento in momento affinché tutto il nostro tempo si riempia di Lui. Preghiera di affidamento totale, così come è assoluto il bisogno che abbiamo di Dio, ma a volte la nostra preghiera sembra scontrarsi con il silenzio di Dio e sembra cadere nel vuoto e rimanere inerte ed inascoltata.
“Rivelaci, o Padre, il mistero della preghiera filiale di Cristo”. Preghiera, mistero di un incontro che va al di là delle nostre attese e aspettative. Silenzioso abbraccio divino che si china sulle nostre richieste, come una madre accoglie fra le sue braccia un bimbo che non è bene accontentare in quel momento, ma che si continua ad amare più della propria vita. E allora Gesù raccomanda che la nostra preghiera, oltre a nascere dalla fede, sia accompagnata dalla perseveranza perché solo rimanendo in colloquio con Dio, solo ascoltandone la voce possiamo comprendere quanto la preghiera sia anche un cammino di verità dove il nostro limite e l’onnipotenza divina si incontrano e in questo percorso la fede trova parole, la speranza voce. E se Dio non sempre parla al nostro cuore anche il suo silenzio è un incessante atto di amore per noi che nel Figlio siamo stati perdonati e nel Figlio possiamo chiamarlo “Padre”. E Gesù ci esorta: “chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” e la perseveranza diverrà esperienza dell’amore divino perché un Padre non delude mai i suoi figli.