Rif.: Is 66,18b-21; Sal 116/117,1-2; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30
Forse, più che per il disegno, l’evangelista Luca viene definito pittore per la sua abilità di tracciare con le parole il ritratto essenziale di una persona o di una situazione. Così questa settimana Gesù è rappresentato mentre è in cammino verso Gerusalemme, la sua determinazione è inalterata, niente e nessuno può fermare il suo viaggio ciononostante il suo andare non ha il sapore di una fuga, quanto piuttosto di un incontro. Alla base del suo itinerario, del suo agire e delle sue parole vi è sempre infatti l’infinita compassione per l’uomo e per la sua fragilità e così Gesù non trascura l’insegnamento, l’annuncio del Regno che si inaugura nella sua persona.
Le sue parole sono un’esortazione accorata a non lasciarsi travolgere dalla dispersività delle vacanze: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. La vita cristiana si basa su un impegno costante che non conosce stagioni, che non vuole interruzioni, come si ama una persona sempre, notte e giorno, nei momenti buoni o cattivi, così il rapporto con Dio non deve essere mai interrotto. Dio ci attende al di là di quella porta stretta attraverso la quale dovremo passare, non importa se il suo nome è Croce. Dio ci attende, allora vale la pena impegnarsi, deporre ogni ingombro, sciogliere ogni legame che intralci il cammino per entrare in quella porta che, stretta nel passaggio, si spalanca poi sull’eterna vita in Dio.
Il “passaggio” di Gesù attraverso le città e i villaggi ci è di esempio, è necessario affrontare la difficoltosa porta dell’impegno quotidiano e delle contrarietà, ma bisogna andare perché Cristo ha tracciato per noi un cammino che rende più agevole il nostro, perché Dio vuole la nostra salvezza e ce la offre, perché l’eternità ci attende e ognuno è artefice del proprio eterno destino. Dio ci accoglierà o ci rifiuterà a seconda del nostro modo di essere. Tutto il brano evangelico ci dice infatti che non basta aver sentito parlare di Gesù, essere andati in Chiesa o aver partecipato ai sacramenti, c’è qualcosa in più che Dio si attende da noi: la nostra amicizia, l’accettazione della sua volontà, la nostra gratitudine filiale che lo riconosce Padre eterno e Santo che ci corregge e ci punisce, ci percuote e ci salva (II lett.), ma che sopra ogni cosa ci ama ora e sempre, fin dall’eternità più remota, ancor prima di essere creati noi siamo stati amati da Lui che ora ci attende per aiutarci in quello stretto passaggio che a Lui conduce!
Il profeta Isaia annuncia che Dio stesso radunerà le genti e le lingue del mondo, popoli di terre lontane e sconosciute adoreranno il Signore nella santa Gerusalemme. La profezia trova compimento in Cristo, Egli si è inserito nel Tempo e nella Storia annunciando a tutti che la salvezza è nella sua persona. La Croce che si staglia all’orizzonte è misura della nostra fede: chi avrà il coraggio di unirsi a Lui troverà la felicità, chi avrà il coraggio di vedere in Lui Dio fatto uomo e crocifisso per amore sarà salvato. Non avrà più importanza la dottrina, la conoscenza, le pratiche religiose, ma solo l’amore e la fede in Lui saranno motivo di privilegio e: “gli ultimi saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi” (Vangelo).