Rif.: Es 32,7-11.13-14; Sal 50/51,3-4.12-13.17.19; 1 Tim 1,12-17; Lc 15,1-32
“Trittico della misericordia”, così viene definito dagli studiosi l’odiema pagina di Vangelo, nella quale viene esaltata la compassione divina come attributo principale del Padre che guarda alle sue creature con amore e le cerca quando esse si smarriscono. Le tre parabole sono usate da Gesù per rispondere ai farisei che lo accusavano di frequentare i peccatori e mangiare con loro. La loro critica è reale, Gesùè e spesso in loro compagnia, ció che non comprendono i farisei e che l’amore di Gesù non è per il peccatore in quanto tale, ma in quanto vittima del male e delle sue letali conseguenze. Come il medico visita i malati per curare le loro malattie, così Gesù frequenta i peccatori affinché si redimano. Non amore per il peccato, quindi, ma l’infinita, divina, compassione per coloro che si sono smarriti e corrono il rischio di perdersi per sempre.
La vita terrena di Gesù riflette il paziente cammino del pastore che si inerpica lungo sentieri sconosciuti ed impervi per cercare la sua peeorella, la ricerca affannosa della donna che mette a soqquadro la casa per ritrovare la drama perduta, lo straziante amore del padre che non sa staccarsi dalla porta di casa per attendere il ritorno del figlio che si è allontanato senza un perché. E’ ancora la preoccupazione paterna per il figlio maggiore, quello che mai si è allontanato da casa, ma mai si è sentito realmente figlio. Una malinconica figura quella del figlio maggiore che riflette I’atteggiamento di noi cristiani della domenica, che mai ci sentiamo in vena di confidenza con Dio, che non sappiamo parlargli senza formule, o pregarlo al di fuori dei riti e che, giorno per giorno, trasciniamo con stanca abitudine il nostro rapporto con Dio. E Dio esce dalla sua casa, viene in cerca anche di noi per direi che tutti siamo amati, tutti siamo figli, che c’è gioia non solo per i peccatori pentiti, ma anche per quei figli che finalmente scoprono il loro rapporto filiale e la Sua tenerezza paterna. Una festa aspetta anche noi, una gioia perenne arde nel cuore di Dio e attende per manifestarsi il ritorno dei suoi figli, quando sederanno alla sua mensa e godranno di questo amore che dall’eternità li accompagna, e per l’eternità li attende. Dio, che ha avuto pazienza con Israele quando si è costruito il vitello d’oro, dando ascolto all’ardente supplica di Mosè (I lett.), usa misericordia con Paolo che da persecutore diviene apostolo affinché annunci alle genti che “Cristo Gesù e venuto nel mondo per salvare i peccatori”, ha misericordia di noi e ci travolge con quel fiume di grazia che scaturisce dai sacramenti.
«Quando Adamo ed Eva si nascosero dalla sua presenza, il Signore chiamo: “Dove sei?” Questo richiamo risuona senza tregua. E’ I’eco impalpabile di una flebile voce, non compresa nella categoria dei sensi, mai tradotta in parole, ineffabile e misteriosa … Soffocata, attutita, si ammanta di silenzio, ma è come se tutto cio che esiste fosse I’eco di questa domanda: dove sei?» (A. Eschel).