La Fondazione Giovanni Paolo II deve la sua creazione a molte persone in testa alle quali si trova il Santo Padre. Tuttavia è impossibile tralasciare la figura di Władysław Zachariasiewicz che dall’inizio si impegnò nella raccolta di fondi per l’acquisto della Casa Polacca di Roma, e successivamente, per molti anni ebbe un ruolo fondamentale nell’attività della Fondazione Giovanni Paolo II istituita nel 1981.
La notizia della morte a Washington (il 21 settembre a.c.) del decano dei Polacchi residenti in America ha colmato di tristezza e di lutto molti Polacchi che vivono in tutto il mondo e in patria. Ci unisce tuttavia il senso di gratitudine a Dio per la lunga vita del signor Władysław (1911-2016), per il suo esempio e l’abnegazione per le questioni della Polonia, per la Chiesa cattolica e per san Giovanni Paolo II. Vale la pena di ricordare brevemente il suo contributo alla creazione ed allo sviluppo della Fondazione Giovanni Paolo II.
Occorre cominciare dal fatto che Władysław Zachariasiewicz fu una persona provvidenziale per la creazione negli USA del Comitato di Raccolta Fondi per l’acquisto della Casa Polacca di Roma. Per tale scopo si guadagnò molte personalità tra i Polacchi residenti in America; con il membro del Congressista Clement Zabłocki – come presidente – e con i leader delle organizzazioni dei Polacchi residenti in America. Sulla scia della nascita del comitato negli USA furono istituite organizzazioni simili in altri paesi a cui prese parte anche il signor Władysław. In un periodo di tempo relativamente breve furono raccolti i fondi necessari (l’85% veniva dai Polacchi residenti negli USA, il 15% da quelli degli altri paesi). Zachariasiewicz fu il coordinatore della raccolta dei fondi tra i Polacchi residenti all’estero. “Tutti eravamo animati da una sola ambizione – correre per arrivare rapidamente alla meta e consegnare al Santo Padre il dono che sarebbe dovuto servire ai pellegrini polacchi, come espressione della nostra fedeltà e dell’amore per lui”. Si trattava anche di aiutare nel più breve tempo possibile i pellegrini provenienti dalla Polonia che giungevano numerosi all’incontro con il Papa.
Occorre affermare che il signor Władysław era entusiasta dell’opera della Fondazione Giovanni Paolo II. Negli articoli scritti sulla “Kronika Rzymska” [Cronaca di Roma] spesso si ricollegava alle idee incluse nello statuto della Fondazione e nei discorsi programmatici pronunciati dal Santo Padre durante la cerimonia di consegna della Casa Polacca e la sua benedizione nel novembre del 1981. Vedeva la necessità di supportare la Fondazione ed anche di creare attorno alla stessa una cerchia di persone che intraprendessero le attività nello spirito del pontificato, diffondendo i valori cristiani e nazionali. Ad uno dei primi incontri del Consiglio Amministrativo avanzò l’idea di creare un Circolo di Amici della Fondazione ed intraprese la realizzazione di tale opera. Si rivolse alla cerchia di persone con cui aveva collaborato bene durante la raccolta dei fondi, per creare il Circolo della Fondazione. Pertanto fece molti viaggi in diverse parti degli Stati Uniti e dedicò molte ore a redigere la corrispondenza, chiarendo gli obiettivi ideologici ed i fondamenti legali dell’attività. Riteneva che il Circolo degli Amici costituisse quasi una seconda ala della Fondazione, accanto alle istituzioni che operano a Roma. Servono innanzitutto per realizzare a loro modo gli obiettivi ideologici della Fondazione ed anche, per quanto sia possibile, a sostenerne l’attività dal punto di vista materiale.
Le imminenti celebrazioni del 10o anniversario del pontificato di Giovanni Paolo II nel 1988 costituirono l’occasione per conferire al Santo Padre il dono sotto forma di “fondo perpetuo” che assicurava un funzionamento a lunga durata della Fondazione. Władysław Zachariasiewicz divulgava tale idea tra i Polacchi residenti in America. Lo faceva anche sulla “Kronika Rzymska”, incoraggiando alla dedizione, ad es. attraverso i legati testamentari. Faceva appello affinché si destinasse “almeno una piccola parte del patrimonio accumulato durante la vita” ad un fine conforme alle convinzioni ed alla coscienza. “La Fondazione Giovanni Paolo II – chiariva – non dovrebbe preoccuparsi del proprio domani”. Occorre sottolineare che univa l’attività ideologica con quella pratica. In uno degli articoli scrisse che la dedizione cristiana deve essere una “dedizione profondamente motivata in funzione del momento storico” costituito dal pontificato del Papa polacco. È bene anche ricordare che la dedizione dei Polacchi residenti all’estero – concetto sottolineato più volte da Zachariasiewicz – era l’espressione della gratitudine per Giovanni Paolo II per il suo servizio di Pietro, la testimonianza del suo patriottismo e per il suo amore per le persone. “Esprimeremo nel modo migliore la nostra gratitudine al Santo Padre con la nostra cura per il futuro della Fondazione, per assicurarle dei fondamenti solidi, perché grazie a lui il nome polacco ha conseguito il rispetto in tutto il mondo in quanto ha elevato l’importanza di ciascuno di noi che portiamo questo nome”.
Vale la pena di citare un brano dedicato alla Fondazione proveniente dal libro di Zachariasiewicz “Etos niepodległościowy Polonii amerykańskiej” [L’ethos indipendentista dei Polacchi residenti in America]. Terminò le sue riflessioni nel modo seguente: “Sono cosciente di aver dedicato alla Fondazione Giovanni Paolo II moltissimo spazio ma l’ho fatto non solo perché ero ad essa legato “pro bono” sia sentimentalmente, sia dal punto di vista organizzativo da uno dei periodi più interessanti della mia vita, ma soprattutto perché l’opera della Fondazione a Roma è indiscutibilmente uno dei traguardi più grandi della nostra generazione di emigrati. Il Monumento vivo che serve al pellegrinaggio degli emigrati polacchi e dei connazionali, ricorderà nel contempo nella Capitale del cristianesimo, attraverso numerose generazioni successive, il Pontificato storico del nostro Grande Papa”. Queste parole parlano da sé, indicando la fede e il patriottismo da cui era mosso Władysław Zachariasiewicz nella sua vita.
Leggendo gli articoli del signor Władysław riguardanti la Fondazione è possibile avere l’impressione che comprendesse perfettamente l’idea iniziale di quell’opera, il suo significato storico ed il ruolo che avrebbe potuto avere in futuro, specialmente tra i Polacchi residenti in tutto il mondo. Indubbiamente in ciò era molto vicino al pensiero ed al cuore di Giovanni Paolo II. Non risparmiava tempo né forze per dar forma a tali idee forgiandole in opere concrete. Nel 1991 Władysław Zachariasiewicz fu insignito da Giovanni Paolo II della Croce dell’Ordine equestre pontificio di san Gregorio Magno, la più grande onorificenza conferita nella Chiesa cattolica alle persone laiche.
In una certa occasione, parlando alla Casa Polacca, Władysław Zachariasiewicz ricordò gli inizi della Fondazione. Disse allora che “alle origini di ciascuna grande opera sono sempre necessarie delle persone che hanno una visione e la determinazione per realizzarla. Qualcuno deve gettare quella prima scintilla che successivamente divampa come fuoco ed accende gli altri”. Ricordò alcuni cognomi, ma non menzionò se stesso… Oggi occorre aggiungere che il signor Władysław fu proprio una persona di quel genere che aveva una visione, la determinazione e l’entusiasmo per incoraggiare gli altri ad aderire all’opera della Fondazione. Così fu agli inizi della sua esistenza e nel corso degli anni della sua attività. Per tale motivo Władysław Zachariasiewicz può essere considerato una delle persone fondamentali nella storia della Fondazione fino ai giorni nostri. Meritò il nome di “Padre della Fondazione”. Scrisse una bella pagina nella sua storia e rimarrà sempre nel ricordo delle generazioni di oggi e di quelle successive che creano la Fondazione Giovanni Paolo II.
Don Andrzej Dobrzyński