Documento
Monsignor Marcel Uylenbroeck
Segretario del Pontificio Consiglio per i Laici
Vaticano
Conobbi papa Giovanni Paolo II nel 1946, quando egli era un giovane sacerdote ed io studiavo a Roma. Per due anni ci trovammo abitare nella stessa casa, il Collegio Belga, poiché il metropolita di Cracovia – arcivescovo Adam Sapieha – aveva chiesto ai vescovi belgi di accogliere, presso il Collegio, due studenti della propria diocesi. Uno di loro era Karol Wojtyla che alcuni mesi prima era stato ordinato sacerdote. A quel tempo frequentavamo anche la stessa Università Pontificia di San Tommaso, “Angelicum”, e vi seguivamo le stesse lezioni. Insieme ci recavamo ogni giorno presso il convento femminile, non lontano dal Collegio, dove entrambi eravamo stati incaricati di celebrare la Santa Messa e di presiedere l’Esposizione del Santissimo Sacramento.
Il rettore del Collegio era l’allora card. Maximilien de Fürstenberg, mentre il nostro gruppo contava quindici studenti.
Karol Wojtyła godeva della simpatia generale, era infatti gentile con tutti e curava molto le relazioni fraterne, inserendosi perfettamente nella vita della comunità collegiale. Anzi, per fraternizzare meglio con gli studenti che parlavano il fiammingo, iniziò a studiare quella lingua, favorito in questo dalla sua naturale inclinazione alle lingue, aveva, infatti, già acquisito un’eccellente padronanza della lingua francese.
Non amava perdere tempo in dispute inutili o senza senso e preferiva dedicarsi allo studio. Ricordo che allora stava approfondendo soprattutto la teologia mistica di San Giovanni della Croce. Nei contatti diretti, lungo la strada per l’Università o al ritorno, intraprendeva liberamente argomenti pastorali, dottrinali o spirituali.
Uomo di profonda preghiera, spesso si tratteneva, a lungo, da solo, nella cappella dinanzi al Santissimo Sacramento. Nei giorni dedicati al ricordo liturgico dei santi romani amavamo recarci, di mattina presto, nelle chiese in cui erano conservate le loro spoglie e celebrarvi la Santa Messa, uno dopo l’altro, prestandoci servizio a vicenda. A quell’epoca, infatti, non c’era ancora la concelebrazione.
Nonostante fosse completamente concentrato negli studi, condivise con me – che prima di entrare in seminario ero stato responsabile della JOC [Gioventù Operaia Cristiana] – anche l’interesse per la pastorale del mondo del lavoro. Egli partecipava con zelo ed assiduità agli incontri che si tenevano alla Pontificia Università Gregoriana dove io dirigevo un circolo di giovani operai di cui era responsabile padre Arnou SJ, decano della Facoltà di Filosofia.
In quel tempo Wojtyla si recò in Belgio, durante le vacanze, per conoscere meglio il movimento degli operai cattolici tra cui la JOC.
Commento
Marcel Uylenbroeck – nacque il 5 giugno 1920 e fu ordinato sacerdote a Roma il 5 aprile 1947.
Svolse la sua attività sacerdotale presso l’arcidiocesi di Malines-Bruxelles. Fu, grazie a lui che Wojtyła conobbe don Joseph Cardijn, fondatore della JOC. Negli anni 1969-1979 Uylenbroeck svolse l’incarico di segretario del Pontificio Consiglio per i Laici di cui fu membro-consultore il card. Wojtyła. Ciò creò l’opportunità della loro collaborazione. Poco dopo l’elezione al Soglio di Pietro Giovanni Paolo II accolse l’amico. Secondo Andrea Riccardi il Papa propose a Uylenbroeck di assumere l’episcopato di Bruxelles. Tuttavia quest’ultimo rifiutò perché malato di tumore (Giovanni Paolo II. La Biografia, Cinisello Balsamo 2011, p. 82) tant’è che morì il 2 ottobre 1979.
La testimonianza di Uylenbroeck, (la copia del dattiloscritto originale è custodita presso l’archivio del Centro Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II) scritta in lingua francese, non riporta una data precisa. Vale però la pena di sottolineare che risale ai primi mesi del pontificato di Giovanni Paolo II e quindi agli ultimi mesi di vita di Uylenbroeck. Un fatto noto della biografia di Wojtyła è costituito dal suo interesse per la pastorale innovativa degli operai e dei laici nel periodo degli studi romani. Lo ricorda nel libro Dono e mistero (Città del Vaticano 1996, p. 61-62). Uylenbroeck precisa che ciò si compì mediante la partecipazione di Wojtyła agli incontri della JOC alla Pontificia Università Gregoriana.
Ecco come Giovanni Paolo II, dopo molti anni, ricordò una delle conversazioni con Uylenbroeck che risale al periodo degli studi comuni: «Tema della nostra conversazione era la situazione creatasi in Europa al termine della Seconda guerra mondiale. Quel mio collega si espresse più o meno così: “Il Signore ha permesso che l’esperienza di un male quale il comunismo sia toccata a voi… E perché lo ha permesso?”. Alla domanda diede egli stesso una risposta che ritengo significativa: “Ciò è stato risparmiato a noi, in Occidente, forse perché non saremmo stati capaci di sopportare una simile prova. Voi invece ce la farete”. Questa frase del giovane fiammingo mi è rimasta impressa nella memoria. In qualche misura aveva un valore profetico. Spesso vi ritorno col pensiero e vedo sempre più chiaramente che quelle parole contenevano una diagnosi» (Memoria e identità, Milano 2005, p. 60-61).
L’altro studente di Cracovia, citato da Uylenbroeck, era il chierico Stanisław Starowieyski (1922-1986). Questi lavorò in Brasile dove si fece conoscere come un uomo dalla profonda spiritualità. Nel 1973 entrò nella congregazione del Santissimo Sacramento di Rio de Janeiro. Fu ricordato come un sacerdote molto devoto.
Joseph-Léon Cardijn (1882-1967), fu ordinato sacerdote nel 1906. Nel 1925 fondò l’organizzazione della Gioventù Operaia Cristiana (JOC). La sua pastorale innovativa, con il tempo, ottenne l’approvazione da parte della gerarchia ecclesiastica. Nel 1950 Pio XII gli conferì il titolo di monsignore per il suo lavoro come capo della JOC, e Paolo VI lo nominò cardinale nel 1965, per questo Cardijn ricevette prima la consacrazione episcopale. Quando Cardijn rinunciò alla guida della JOC, il ruolo di presidente fu assunto da don Uylenbroeck. Cardijn morì nell 1967.
Maximilien de Fürstenberg (1904-1988), ordinato sacerdote nel 1949, fu diplomatico vaticano e nunzio in Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Portogallo. Paolo VI lo elevò alla dignità cardinalizia nel 1967 e lo nominò prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Giovanni Paolo II ricordò dopo anni: «Come non ricordare che durante il conclave, del 1978, il Cardinale De Fürstenberg, a un certo momento, mi disse queste parole significative: “Dominus adest et vocat te”. E fu come un allusivo e misterioso completamento del lavoro formativo da lui svolto, come Rettore del Collegio Belga, a favore del mio sacerdozio» (Dono e mistero, p. 67).
A cura di Andrzej Dobrzyński