Rif.: Is 11,1-10; Sal 71/72,1-2.7-8.12-13.17; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12
L’atto penitenziale che ci introduce nella celebrazione odierna si rivolge a Gesù invocandolo come: “Sorgente di vita. Germoglio di giustizia, Luce del mondo”. Appellativi che la profezia di Isaia riprende ed amplia. Cristo, simile ad un germoglio, spunterà nell’umanità come un virgulto spunta da un vecchio tronco screpolato. Egli porterà al mondo una nuova giustizia che unisce alla punizione la misericordia, alla condanna la comprensione divina. L’umanità sarà illuminata da questa luce infinita che parla al nostro cuore e ci mostra ogni cosa alla stessa luce di Dio, il mondo ritroverà l’antica armonia di quando tutto era in pace e uomini e animali vivevano senza farsi paura, senza minacciarsi, senza divorarsi l’uno con l’altro e “il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso”!
La profezia si avvera quando l’uomo accoglie Cristo nel suo cuore, quando il cammino della vita diventa un cammino di conversione radicale. E “Conversione” è la forte esortazione che ci rivolge il Battista. Convertirsi è cambiare il proprio modo di vita, di pensare di fare progetti per fare spazio al pensiero e al progetto di Dio e così lo stesso Giovanni può considerarsi un “convertito”. Egli, infatti, pur appartenendo ad una famiglia sacerdotale (ricordiamo che prima il sacerdozio era ereditario) e perciò sacerdote egli stesso, non svolgerà mai questo compito, ma, docile all’ispirazione dello Spirito Santo, fin dai primi anni della sua fanciullezza, si ritira nel deserto dove, vestito di pelli e cibandosi di locuste e miele selvatico, vive a completa disposizione del Signore che lo vuole Profeta, Predicatore, Precursore e Battezzatore. Compiti che il Battista svolgerà con umiltà e rigore la sua schietta predicazione, i suoi modi rudi e diretti attireranno le folle, ma a tutti, senza riguardi per la posizione sociale, Giovanni ripeterà incessante: “Convertitevi….fate frutto degno della conversione”, e le sue parola indicano che la conversione deve essere profonda e riguardare tanto il cuore quanto le azioni. Nella vita del credente non conta la discendenza, né la fede dei padri, ognuno risponderà a Dio della propria fede, della propria condotta e soprattutto del proprio modo di rapportarsi agli altri.
San Paolo ci addita una strada infallibile per proseguire speditamente in questo tempo di attesa e di preparazione: “(Dio) vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù… Accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo accolse voi”. L’Avvento ci chiama ad un rinnovamento totale, ci apprestiamo a festeggiare il Natale che ci riporta alla nascita del Salvatore, all’Incarnazione di Dio che venne tra noi come un tenero germoglio che bisogna preservare dal gelo dell’indifferenza e dalla siccità della noncuranza. Avere gli stessi sentimenti di Cristo significa amare, amare ed ancora amare anche chi ci fa del male e si dichiara nemico, perdonare e ancora perdonare perché Lui, venuto a salvare tutti, perdoni anche noi. E con la Chiesa, umilmente preghiamo: “O Dio dei viventi, suscita in noi il desiderio di una vera conversione […], perché sappiamo attuare in ogni rapporto umano la giustizia, la mitezza e la pace che l’incarnazione del tuo Verbo ha fatto germogliare sulla nostra terra […]”.