Rif.: Mt 1,1-25; Lc 2,1-14; Lc 2,15-20; Gv 1,1-18
La Liturgia del Natale comprende quattro Messe, ognuna con letture proprie, che segnano un cammino che ci fa riconoscere nel Bambino Gesù, prima il Messia atteso e finalmente il Figlio di Dio fatto carne. Quattro Messe tra le quali spicca, per suggestività e tradizione, quella di mezzanotte che, per l’ora e l’atmosfera, ci rimanda alla profezia della Sapienza: “Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, quando la notte era giunta a metà del suo corso, la tua parola onnipotente discese dal cielo e venne sulla terra” (18,14).
Si schiude dinanzi a noi il mistero di Dio che ci cerca e, con ogni mezzo, vuole parlare al nostro cuore, prima che alla nostra mente. Dalla mangiatoia Egli sembra dire a ciascuno di noi: “Ti amo, ti amo dall’eternità, non voglio spaventarti con la mia Onnipotenza, eccomi, se tu sei debole, io mi sono ridotto più debole di te, puoi accogliermi o rifiutarmi, vezzeggiarmi o colpirmi, abbandonarmi su questa paglia o nutrirmi, ascoltare il mio vagito o allontanarti, ma io sono qui per te e, come un bimbo, ho bisogno di te!”
Mentre nei cieli si esulta per un così grande mistero, in terra gli angeli portano l’annuncio del Salvatore ai piccoli e diseredati della terra: i pastori… ed è già Vangelo, Gesù infatti si definirà Pastore venuto a salvare le pecore ed dirà inoltre: “gli ultimi saranno i primi”. Ed ecco, proprio ai pastori, l’ultima della classi sociali, è annunciata la salvezza: “E’ nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”.
I pastori, accolto l’annuncio dell’Angelo, lasciano decisi le greggi e il fuoco che li riscaldava e subito si recano a Betlemme, inoltrandosi nelle tenebre della notte: “a vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Essi sono per noi un esempio: possiamo dare un senso al nostro Natale solo imitandoli mentre si avventurano nelle tenebre fidandosi di un annuncio, di una Parola che li guida e li attende.
Natale è “andare” incontro a Dio “nato fra noi e per noi”, attraversando le tenebre del dubbio e dell’incredulità, abbandonando il tepore di illusorie certezze per arrivare dinanzi alla povertà di una stalla e credere, al di là delle apparenze, credere perché Dio lo afferma, che in quel Bambino c’è la nostra salvezza e nella sua Innocenza ritroveremo anche la nostra.
Natale è sostare adoranti dinanzi a Dio che si fa Dono!
…E ai suoi piedi deporre la nostra fede che, come un piccolo seme, rischia di andare smarrito di fronte alla grandezza di un tale mistero, ma, piantato dinanzi alla mangiatoia, crescerà e diverrà forte per grazia di Colui che, venuto a salvarci, ci dà il “potere di divenire figli di Dio”. Allora,
Buon Natale a quelli che hanno smarrito la fede.
Buon Natale a quelli che, pur avendo fede, si lasciano prendere dal dubbio e dall’incertezza.
Buon Natale a chi nella gioia loda e ringrazia Dio e a chi nel dolore si rivolge a Lui, e da Lui ogni cosa accetta.
Buon Natale ai bambini che Dio ama in maniera particolare.
Buon Natale agli uomini e alle donne di tutto il mondo perché ritrovino l’innocenza smarrita.
Buon Natale ad ogni cristiano perché nell’attesa e nella vigilanza senta il dovere di annunciare Cristo in ogni scelta e in ogni occasione!