Rif. Is 42,1-4.6-7; Sal 28/29,1-4;9-10; At 10,34-38; Mt 3,13-17
All’Epifania, che significa manifestazione, segue un altro momento epifanico importantissimo: il Battesimo. Questa festa si pone come solenne portale tra il Natale e il Tempo liturgico detto Ordinario. La Liturgia inizia con un brano tratto dal profeta Isaia, noto come il primo di 4 carmi detti “canti del Servo” (cap 42; 49; 50: 52/53). In essi il Profeta ci dà una descrizione accurata di qualcuno che il Signore invia a risollevare le sorti del popolo e non solo. Questo personaggio misterioso pare riferirsi, di volta in volta, sia ad Israele, sia ad un singolo uomo, il Cristianesimo vi legge un inequivocabile riferimento alla missione, al comportamento, alla totale obbedienza di Cristo e alle sue sofferenze.
In questo brano il “Servo” appare come l’Inviato, l’Eletto che Dio stesso ha chiamato, formato, stabilito come ponte che traghetta l’umanità a Dio. Un compito arduo che non ha niente a che vedere con il potere di questa terra. Il “Servo” si curerà dei piccoli, dei deboli, si chinerà su quelli che sono caduti e li aiuterà a rialzarsi, senza bisogno di alzare la voce, silenziosamente perché la tenerezza, la compassione, la misericordia hanno il muto linguaggio dei gesti e dell’amore. Il Servo appare come il Messia, l’Unto per eccellenza, consacrato dall’imposizione dello Spirito che il Signore ha posto su di lui. Ed è questo ciò che accade anche nella scena del Battesimo al Giordano, quando, sotto forma di colomba, lo Spirito Santo scende e “rimane”, in un legame perenne, su Gesù. La solenne voce del Padre annuncia che questi il Figlio suo, l’Amato, l’Eletto, colui che i profeti hanno annunciato, che Maria ha atteso, che i Magi hanno cercato, i pastori adorato.
Il mistero del Natale giunge al suo culmine da qui in poi Cristo si consegnerà alla volontà del Padre senza defezioni o tentennamenti, ma oggi Egli si lascia immergere nelle acque che tanti peccati hanno assolto, che tanta sporcizia hanno lavato. Gesù non ha nulla da confessare, nulla da farsi perdonare, ma, proprio per questo, Egli può farsi carico dei nostri peccati: troppo innocente per non essere perdonato, tanto obbediente – da poter giustificare i disobbedienti.
La missione di Cristo è universale, non c’è uomo che sia escluso dalla salvezza, dalla redenzione, ma questo è un concetto che tarda a farsi strada. Nei primi tempi la Chiesa si teneva lontana dai pagani, fino a quando Dio stesso intervenne a sanare questa situazione e Pietro, visto lo Spirito Santo scendere anche su una famiglia di pagani, annuncia agli altri: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme […] a qualunque nazione appartenga”. Nessuno è escluso, ciascuno è destinatario di questo mistero che vede venire nel mondo il Figlio che Dio stesso ha stabilito come “luce del mondo e alleanza di pace per tutti i popoli”