Rif.: Gn 2,7-9;3,1-7; Sal 50/51,3-6.12-14.17; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11
La Liturgia di questa domenica, I di Quaresima, si apre con l’invocazione della Colletta II: “Dio, che conosci la fragilità della natura umana…..” . Il Signore è invocato nella sua grande maestà divina, davanti a Lui ci presentiamo quali siamo: deboli creature, avvolte in un bozzolo di fragilità, per le quali è necessario l’aiuto di Dio e della sua Parola.
Ed è dalla Parola che Gesù – debole ed affamato per il lungo periodo di digiuno nel deserto – attinge la forza per combattere le tentazioni alle quali il Maligno lo sottopone.
Nelle sue risposte Gesù fa sempre riferimento a “sta scritto……”. La Parola consegnata all’uomo è eterna, è un faro di luce, una guida sicura in ogni situazione, poiché all’origine di essa c’è Dio con la sua volontà esplicita e il suo desiderio implicito di condurre l’uomo alla salvezza. Ed è alla volontà del Padre che tutta la vita, le azioni, i pensieri di Gesù si uniformano, essa è come un pilastro che dà senso alla sua venuta tra gli uomini, è il cibo che nutre la sua spiritualità, la sua intesa intima con il Padre: “Mio cibo è fare la volontà del Padre mio” (Gv 4,34) dirà agli Apostoli.
E allora respingere Satana equivale a consegnarsi al Padre, alla sua volontà, vuol dire intraprendere quel cammino terreno, quell’esodo che condurrà Cristo alla Croce e noi alla salvezza!
In quel lontano giorno, Gesù dona a tutti gli uomini la sua stessa forza, la possibilità di resistere alle tentazioni, di ritrovare l’amicizia con il Creatore, di riscoprire la nostra identità di creature fatte a immagine di Dio.
Ed è la I lett. a ricordarci che, se siamo stati plasmati dalla polvere del suolo, in noi c’è anche un alito di Dio, la comunicazione di una vita che più non muore… Quel soffio vitale ci innalza al di sopra di ogni altro essere creato, è capacità di cogliere di ogni cosa la bellezza, la poesia, l’armonia, è “capacità di Dio”, cioè di “conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e goderlo poi nell’altra in Paradiso” (v. Cat. Pio IX).
La Quaresima inizia invitandoci a riscoprire il rimpianto di Dio che è in noi, la nostalgia dell’intimità con Lui, il desiderio struggente di vivere all’ombra ristoratrice della sua Parola e farne la guida della nostra vita.
Scopriamo così che la Quaresima non è e non può essere solo un periodo penitenziale, essa è il tempo durante il quale tenendoci lontano da ogni altro interesse (questo il senso della penitenza), ci consegniamo a Dio e da Lui ci lasciamo guidare per andare incontro ai fratelli e – dimenticate le discordie, gli attriti, le invidie e le gelosie – ristabiliamo quell’armonia che ci fa essere figli di unico Padre, quello celeste, che ha inviato il Figlio, Diletto ed Unigenito, a morire per la nostra salvezza.
La Quaresima è infine invito a raggiungere Gesù nel deserto, là dove il silenzio, la solitudine, la mancanza di risorse fanno diventare più forte il bisogno di Dio, là dove Gesù ha lottato e vinto anche per noi, là dove la debolezza umana affidata a Dio diviene fortezza che nemmeno Satana riesce ad espugnare.