Rif.: At 6,1-7; Sal 32,1-2.4-5.18-19; 1Pt 2,4-9; Gv 14,1-12
Anche se pronunciato in tempi e luoghi diversi, il brano di Vangelo di questa domenica si pone in stretta continuità con quello della domenica scorsa quando Gesù si era definito: “Buon Pastore” e “Porta delle pecore”. Immagine che aveva subito evocato una persona che si prende cura delle pecore, le conosce, le trae fuori dall’ovile e le conduce al pascolo. Nel brano odierno – siamo nel Cenacolo, durante l’Ultima Cena con la Croce incombente – Gesù saluta gli Apostoli, dando loro speranza che la sua partenza non sia definitiva. Egli, come il Buon Pastore, tornerà a chiamare le sue pecore e le condurrà con sé “perché dove sono io siate anche voi”. Non una separazione dunque, ma un allontanarsi temporaneo, necessario per ritrovarsi e vivere sempre insieme. Una partenza che è preparazione all’incontro definitivo! Non il dolore dell’addio, ma la certezza di ritrovarsi presto.
Nell’attesa è necessaria la fede, la comunione fraterna, la preghiera costante, l’ascolto della Parola, è necessario che il gregge sia custodito e guidato, sorretto e accompagnato, ed ecco la Chiesa che opera in, con e per Cristo, nell’attesa del suo ritorno.
La Chiesa! Segno, elemento vivo, operante in continuità con il Cristo risorto, che ci aiuta ad attendere e a sperare, ma che ci assicura anche la costante presenza di Cristo fra noi. Chiesa, che s. Pietro definisce Tempio vivo e spirituale, la cui pietra fondante è proprio Cristo che altri hanno scartato e rigettato. Su questa pietra Santa è fondata la Chiesa che cammina sulla terra aspirando al cielo e nel frattempo cerca di provvedere ai bisogni spirituali e terreni dei fedeli. E’ quanto leggiamo nel libro degli Atti dove viene descritta l’ordinazione dei primi diaconi ad essi il compito di gestire in modo equanime le mense, mentre gli Apostoli annunceranno la Parola e presiederanno alla preghiera. Al servizio spirituale è affiancato il prezioso servizio della carità, così che nella Chiesa ognuno contribuisca, secondo le proprie capacità e con diversi compiti, al benessere dei singoli e della comunità.
Chiesa, dono che ci aiuta a ricevere la Grazia che Cristo ha conquistato per noi, che ci sostiene, ci rende “nazione santa”, “popolo che Dio si è conquistato”(II lett.). Chiesa, governata dalla santa legge dell’amore fraterno nessuno infatti può perdonarsi da solo, nessuno può darsi da solo la grazia santificante dei Sacramenti, nessuno può dare un’interpretazione privata della Scrittura, così che tutti e ciascuno hanno bisogno dell’altro che perdoni, santifichi, ammaestri…
Chiesa che ci inserisce in Cristo, ed in Lui ci fa vivere in una comunione intima ed indissolubile, simile all’unione che c’è fra Gesù e il Padre. Intravediamo allora il mistero profondo della Trinità, il dono grande che è la Chiesa, l’amore sconfinato che ci viene rivelato nella Redenzione. Gesù non si limita infatti a morire per noi, non è tanto la morte a donarci salvezza, ma il suo amore ed Egli ci ama al punto da voler rimanere con noi in ogni modo: attraverso la Chiesa, nel dono della Comunione eucaristica, nella sua Parola che di giorno in giorno ci rivolge e con la quale oggi promette: “verrò di nuovo e vi prenderò con me perché dove sono io siate anche voi”.
L.R.