“Considero la convinzione che l’amore sia un sentimento l’errore più tragico dei tempi moderni. E considero tale errore tragico in quanto non solo pensiamo così in teoria, ma agiamo anche in tal modo. Non ci pare forse che amiamo quando ribolle in noi il sangue, i lombi tremano, il cuore batte più forte?” (Cóż to jest miłość, kswojciech.blog.onet.pl, 15.04.2009). Wojtyła chiamerebbe tale fase amore di attrazione e forse anche già di concupiscenza…
Dirà che è una fase bellissima dell’amore. Naturale, molto necessaria, ma attenzione! Non definitiva. Si potrebbe dire che è un bel materiale con il quale si potrà plasmare l’amore autentico. Perché? I sentimenti per loro natura sono un qualcosa di instabile e incerto, e l’amore può essere tale? No, non può – risponde Wojtyła. L’amore è benigno, è mite… l’amore non finisce mai. Giovannino vede la bella Eva, presta attenzione ai suoi occhi, ai capelli, alle gambe ed è convinto di esserne innamorato e persino di più, di amarla! Il problema consiste nel fatto che il giorno dopo vede un’altra, l’altrettanto bella Sofia, amica di Eva e… si innamora di nuovo. Wojtyła mette in guardia dalla sensualità ingenua, superficiale. Lo spiega in questo modo: la donna per l’uomo, e l’uomo per la donna si presentano per natura come un certo valore. La sensualità ha un orientamento consumistico rivolto verso il corpo, pertanto ha un atteggiamento soprattutto di concupiscenza (Cfr. K. Wojtyła, Amore e responsabilità, Torino 1980, p. 75-97). E ciò porta all’oggettivazione della persona. Non è consentito! Purtroppo i tempi attuali non ci aiutano: “Viviamo in una cultura dominata dall’obbligo del piacere a tutti i costi. Anche i legami devono servire a ciò. Dobbiamo crescere in loro, realizzarci, trarne soddisfazione. Dimentichiamo volentieri – cosa sottolineata ad esempio da Alicja Długołęcka – che il legame è una scelta. È la decisione di ciascuno separatamente. Ed è una scelta rinnovata ogni giorno. Specialmente quando si presenta una crisi, quando il rapporto tra le persone non funziona bene (Paweł Goźliński, Jak kochać wystarczająco dobrze?, Gazeta.pl).
Il giovane vescovo Wojtyła fa notare che la cosa più importante è scorgere il valore della persona in sé! Voglio amarTi perché sei preziosa per me, sei per me un dono e non solo perché hai un sorriso così bello. Già Platone disse che vi sono molti corpi belli, si può rimanerne estasiati, ma è possibile amarli tutti allo stesso modo? Saint-Exupéry con le parole del Piccolo Principe afferma che ci sono tante rose meravigliose, tutte praticamente uguali, e tuttavia la sua, la rosa che ha scelto è unica e non ce n’è un’altra uguale. Wojtyła in effetti dice la stessa cosa. Quello di cui ti innamori, con cui familiarizzi, in un certo senso è tuo, non lo puoi semplicemente lasciare, dimenticare, respingere. E cosa dire allora se abbiamo a che fare con una persona che amiamo, ci amiamo ossia in realtà amiamo noi stessi in lei. Abbiamo a che fare ancora in questa fase con un amore puramente egoistico che ci impone uno pseudo-amore perché questo amore mi soddisfa. Deve arrivare il tempo in cui inizieremo ad amare la persona per lei stessa. Deve arrivare la fase di benevolenza e di amore sponsale.
L’amore sponsale – ossia non Ti lascerò fino alla morte!
Karol Wojtyła afferma che l’essenza dell’amore consiste nel darsi della persona che ama alla persona amata. “Ora l’amore sottrae alla persona questa intangibilità naturale e questa inalienabilità, perché fa sì che la persona voglia donarsi ad un’altra, a quella che ama. Essa desidera cessare di appartenere esclusivamente a se stessa, per appartenere anche ad altri”(Amore e responsabilità, p. 90). È quindi evidente che una relazione simile è esclusiva. Giovannino non può appartenere contemporaneamente a Eva, Sofia e Caterina. Come del resto Sofia a Giuseppe, Stanislao e Enrico. Si presenta un tipo di scelta difficile. Si sceglie l’altra persona e nel contempo “il secondo io” come se si scegliesse se stessi nell’altro e l’altro in sé. Scelgo dunque sono responsabile. Sono responsabile di ciò con cui ho familiarizzato. “L’amore non è mai una cosa bell’e fatta e semplicemente «offerta» alla donna e all’uomo: deve essere elaborato” (Ibidem, p.100). Giovannino commetterebbe un errore drammatico se scegliendo Eva e sposandola affermasse: adesso è fatta… No! È adesso che inizia tutto! “In certa misura, l’amore non «è» mai, ma «diventa» in ogni istante quel che ne fa l’apporto di ciascuna delle persone e la profondità del loro impegno” (Ibidem).
Si rimprovera a Wojtyła che l’amore di cui parla è troppo difficile, troppo esigente. Il prezzo dell’amore autentico è infatti un uscire continuo dal proprio “io”, dal proprio egoismo: non vi è altra strada. L’amore è un continuo dinamismo che si crea se entrambe le parti fanno tutto il possibile per crearlo sempre da capo.
Wojtyła non nega lo stato dell’innamoramento, non punta il dito avvertendo di evitare di dimostrarsi i sentimenti e l’affetto. È un protettore dell’amore, mai però a costo della menzogna, del soddisfacimento della concupiscenza vale a dire semplicemente sotto la maschera di qualcosa che non è amore. Karol Wojtyła non illude, non promette ma avverte solamente e desidera proteggere qualcosa che determina la sua essenza. È un difensore della verità sull’amore.
Magdalena Siemion
giornalista, dottoranda in filosofia all’Università Pontificia “Giovanni Paolo II” di Cracovia (UPJPII),
autrice del libro sull’amore e la sessualità alla luce del magistero di Giovanni Paolo II.
Lavora presso l’Istituto per il Dialogo Interculturale “Giovanni Paolo II” di Cracovia.