Rif.: 19,9a.11-13a; Sal 84/85; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33
Due scene di tempesta: “un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce” ed una barca agitata dalle onde, sono poste in parallelo nella prima lettura e nel vangelo. Ma, se le scene sono paragonabili fra loro, diverso è il comportamento dei protagonisti. Elia non si lascia sconvolgere dagli eventi naturali e rimane fermo nella grotta in attesa del Signore, uscirà solo quando ne individuerà il passaggio nel sussurro di una brezza leggera. Pietro, invece, pur vedendo Gesù camminare sulle onde del lago, si fa prendere dalla paura e lancia quasi una sfida: “Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque”.
E Pietro, scende dalla barca, si incammina sulle onde, ma il timore è più grande della fede e della stessa realtà che sta vivendo: Pietro trema, dubita e comincia ad affondare… “Signore salvami!”
Un grido di angoscia! Il grido di chi non sapendo credere fino in fondo, trema per la propria paura, il grido di chi sente franare ogni certezza e si rivolge a Dio disperato e tremante. E proprio nell’attimo in cui Pietro sembra aver smarrito la fede, la ritrova in quel grido che invoca l’aiuto del Signore.
Gesù non si è mai allontanato né da Pietro né dagli altri, anzi sta andando loro incontro proprio nel momento di maggior bisogno. L’episodio ci mostra quanto grande sia la nostra debolezza, anche alla presenza del Signore possiamo lasciarci prendere dall’insicurezza, dal dubbio, dal timore così che, in qualunque momento, rischiamo di essere travolti e sommersi, più che dalle avversità esterne, dalle nostre stesse paure.
Dio è sempre presente e continuamente ci viene incontro, ma è necessario avere fede in Lui, una fede, costante, certa, che sappia mantenerci fermi, con i “piedi sulle onde agitate”, come se fossimo sulla terra ferma. Poiché, anche se l’uomo dubita, Dio rimane presente, non si allontana e continua a camminare verso di noi, pronto ad aiutarci, consapevole di essere il nostro unico Salvatore, la nostra estrema speranza…
Il profeta Elia ha atteso con fiducia, Pietro ha dubitato, ma Dio ha aiutato l’uno e l’altro, proteggendo Elia dall’ira della regina Gezabèle e salvando Pietro dalle onde del lago. Nel sussurro di una brezza leggera o nel fragore della tempesta, Dio fa udire la sua voce: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”.
Fede è saper attendere, al di là della paura, che Dio intervenga con potenza, è saperlo riconoscere in qualunque modo Egli si manifesti, ma è necessario attingere forza e sostegno dalla preghiera:
“Onnipotente Signore, che domini tutto il creato, rafforza la nostra fede e fa’ che ti riconosciamo presente in ogni avvenimento della vita e della storia, per affrontare serenamente ogni prova e camminare con Cristo verso la tua pace!” (Colletta II).