Rif.: Is 5,1-7; Sal 79,9.12-16.19-20; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43
Nel trionfo dei suoi colori, nelle vigne ormai pronte per la vendemmia, l’autunno ci aiuta a leggere la natura alla luce della Parola: la vigna è il luogo teologico nel quale il lavoro dell’uomo completa l’opera di Dio. Tutto nasce dalla divina bontà e tutto si sviluppa per l’attiva collaborazione dell’uomo, ed il frutto, offerto a Dio, si riversa di nuovo sull’uomo come salvezza, in un perenne ciclo vitale espresso nella preghiera della Chiesa: “Dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo vino, frutto della vite e del lavoro dell’uomo, lo presentiamo a te perché diventi bevanda di salvezza”.
Speranza e delusione
Ma quale sarebbe la delusione di Dio se nella vigna non trovasse i frutti sperati, perché è venuta meno la collaborazione dell’uomo? Tutto questo è narrato nella odierna liturgia, sia dal profeta Isaia che da Gesù. Il popolo eletto, cui Dio aveva affidato la cura della vigna, non ha dato che frutti aspri e acerbi, dove si aspettava giustizia e pace, vi sono soprusi ed ingiustizie di ogni genere… I servi da Lui mandati (i profeti) sono stati perseguitati, uccisi o ripudiati, ed ora lo stesso suo Figlio misconosciuto dai più, sarà presto condannato ed ucciso e l’ennesima speranza: “Avranno rispetto di mio figlio!”, sarà l’ennesima delusione: “E presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero” (Vangelo).
Una tragica conclusione che investe non solo la storia del popolo, ma quella di ogni singolo poiché la delusione divina si rinnova per la scelta di ogni uomo che si pone di fronte a Gesù per accoglierlo o rifiutarlo chiedendosi: Chi è quest’Uomo che è venuto a parlare d’amore, che ha saputo tacere nelle sofferenze più atroci, che ha perdonato i suoi nemici mentre moriva in modo ignominioso? Chi è quest’Uomo che mi invita a seguirlo prendendo ogni giorno la mia croce? Chi è quest’Uomo che mi dona il proprio Corpo e Sangue, che promette la risurrezione dopo la morte e mi assicura di dimorare in me se saprò amare come Lui ci ha amati? Chi è costui che promette di nutrirmi con la linfa vitale della sua stessa vita divina se saprò rimanere innestato in Lui?
Tempo di vendemmia
La sua è la storia incomprensibile e inconcepibile di Dio che si consegna alla nostra scelta, alla nostra decisione. Possiamo prenderlo e cacciarlo fuori dalla nostra vita e ucciderlo oppure accoglierlo e vivere di Lui e per Lui, portando i frutti di giustizia, di pace, di libertà che Egli si aspetta.
E’ la storia di Dio che non si lascia sconfiggere dal tradimento dell’uomo, il seme tolto ad Israele è ora affidato a Cristo stesso e con Lui alla Chiesa, nuovo popolo. Ad essa la grande responsabilità di portare frutti nuovi e succosi. Innestata in Cristo, vera vite, essa necessariamente deve compiere azioni degne di Lui. Ma anche per la Chiesa la sua storia è la storia di ciascun credente…
Ancora una volta, l’autunno ci ricorda che, proprio nel massimo dello splendore, le foglie si apprestano a cadere e i gonfi grappoli ad essere raccolti e pigiati: è tempo di vendemmia! Come nella parabola, anche per noi verrà il tempo in cui Dio ci chiederà quei frutti che avremmo potuto produrre solo coltivando nei pensieri, nel cuore e nelle azioni: “quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode” (II lett.).
L.R.