Rif.: Es 22,20-26; Sal 17,3-4.47; 1Tes 1,5c-10; Mt 22,34-40
Più volte i capi religiosi e politici del popolo hanno tentato di mettere in difficoltà Gesù che invece ha mandato a monte ogni loro piano. Questa domenica il Vangelo ci riporta l’ennesimo tentativo dei farisei: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”. E Gesù risponde mettendo al primo posto l’amore per Dio e, simile a questo, l’amore per il prossimo.
L’amore totalizzante e lacerante
Amare Dio con tutto se stesso. Amare il prossimo come se stesso. Il compendio ed il senso della legge è nell’amore, sia che esso si diriga a Dio sia che si diriga al prossimo. Un amore che investe ogni facoltà dell’uomo: cuore, anima, mente. Si, perché l’amore è totalizzante e lacerante al tempo stesso. Totalizzante perché Dio non parla di romanticismi, di atmosfere poetiche, ecc. L’amore che Dio chiede nasce, sì, dal cuore come sentimento, ma si estende all’anima che l’amore eleva e nobìlita e da questa arriva alla mente dove l’amore diventa progettualità di bene. Non un sentimento statico, ma un amore dinamico che si eleva e poi discende traducendosi in pensieri e gesti di amore.
Ma l’amore è anche lacerante, per essere autentico infatti deve necessariamente tradursi in dono di sé, deve tener presenti non i propri desideri egoistici, ma i desideri e la volontà dell’Altro. Tale lacerazione interiore è maggiormente tangibile quando parliamo dell’amore verso il prossimo.
L’amore tenero e viscerale
E’ allora che diviene forse più duro pensare solo al bene dell’altro perché ciò implica anche lasciarlo andare, permettere che egli viva la sua vita, realizzi i suoi progetti, goda della propria libertà di azione, si senta libero di sognare… L’amore vero non costruisce prigioni per l’amato…
Tale è l’amore con il quale Dio ci ama. Un amore totale il suo che ha anche tutte le sfumature dell’amore umano è questo il panorama che ci offre la Scrittura parlando di Dio che ama con lo stesso, tenero amore di un padre che “solleva alla guancia il suo bimbo o che gli insegna i primi passi” (Os 11,1.4); con l’amore viscerale che la donna nutre per il suo bambino (Is 49,15), con l’amore appassionato, esigente, geloso dello sposo che ricerca con la sposa l’antico amore del tempo del fidanzamento, conducendola in quei luoghi che li videro amanti e felici (Os 2,16-17; 21-22). Un amore grande che spinge Dio ad allearsi con l’uomo e a stipulare un patto con lui: “Io sarò il tuo Dio e tu sarai mio popolo”.
L’amore avvicina e attrae
Un amore che si incarna in Cristo, ci è mostrato nella Sua umanità e donato nella Sua Croce. Un amore forte che richiede una risposta d’amore! Ecco il senso del comandamento “Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze” (Dt 6,5) che si trova al centro del Vangelo di oggi, senza però dimenticare il prossimo.
Amore di Dio e amore del prossimo sono inscindibili, poiché Dio stesso si erge a difesa del povero, del bisognoso, dell’inerme e trascurarlo significa opporsi a Dio e alla sua volontà (I lett.). E Gesù ci dice che il prossimo non è solo l’altro, ma anche noi quando ci avviciniamo a chi soffre o è in difficoltà. “Farsi prossimo” è la vocazione cristiana per eccellenza, la strada che più da vicino ricalca le orme di Cristo che si fa prossimo all’uomo, santo o peccatore che sia, per curarne le ferite e saziarne la fame.
L.R.