Rif.: Sap 6, 12-16; Sal 62, 2-8; 1Tes 4, 13-18; Mt 25, 1-13
L’anno liturgico corre verso la sua naturale conclusione e la parola del Signore si carica di una forte tensione escatologica, introdotta dal tema di questa domenica: la Sapienza. La prima Lettura ce la presenta come una donna che benevolmente accoglie quanti la cercano e va in cerca di coloro che desiderano incontrarla. In trasparenza si intravede la figura dello stesso Gesù venuto in cerca dell’uomo e che sempre si fa trovare da quelli che nella vita e della vita ricercano il senso e il fine, da quelli che sanno riconoscerlo e attenderlo e, nell’attesa, rimangono fedeli.
Il grido notturno
Sapienza, dunque, oltre ad essere parte costituente di Dio è anche una virtù del cuore umano ed in questo senso ne parla il Vangelo per mezzo della bellissima parabola delle dieci vergini invitate alle nozze. Cinque sagge e cinque no. Le sagge hanno portato l’olio di riserva per tenere sempre accese le loro lampade (non si sa mai dovesse servire). Le altre non ci hanno pensato e hanno portato solo le lampade. Ed ecco l’imprevisto: lo sposo è in forte ritardo. Quando, al grido, che lacera il silenzio, le fanciulle si destano: le sagge possono riaccendere le lampade con l’olio portato di riserva, le altre guardano con disappunto gli stoppini fumosi. Le prime corrono festanti incontro allo sposo e lo scortano al convito nuziale, le altre corrono disperatamente alla ricerca di un olio ormai inutile. La porta si chiude definitivamente alle loro spalle: “In verità vi dico: non vi conosco”.
Parole dure, queste ultime, che scuotono il nostro torpore e ci immergono nel denso simbolismo della parabola: Cristo è lo sposo di cui si parla e la nostra vita – nella quale luci e tenebre, veglia e riposo si alternano nell’attesa di un Incontro, che può tardare, ma mai essere evitato – è paragonabile all’attesa delle giovani. La differenza è là, in quella piccola riserva d’olio che consente alla vergini sagge di mantenere accese le lampade e partecipare alle nozze!
Dio viene!
Nel grido notturno che, improvviso, annuncia l’arrivo dello sposo, la parabola tocca il suo vertice simbolico: quella è l’ora misteriosa in cui Dio viene. Quando la speranza sta per disperdersi nella stanchezza, quando le tenebre avvolgono l’anima, quando il capo si china annuendo alla morte. Proprio allora, quando ogni luce è affievolita, quando i colori si dissolvono, quando il “forse” sta per sostituirsi all’attesa, Dio viene! Trasformando l’uscita dalla vita in un Incontro. L’olio delle lampade è la nostra fede nella Sua venuta; la luce, la gioia di corrergli incontro perché Egli viene. E’ l’olio abbondante dello Spirito Santo che si dona a noi nei sacramenti, e che attraverso la preghiere e le opere costruisce l’identità spirituale di ciascuno. Ma quello è un olio che non possiamo prestare e che nessun altro può darci: il NO delle vergini prudenti non è un rifiuto, ma un’impossibilità di dare. La corsa notturna delle vergini stolte è il drammatico epilogo della superficialità e delle occasioni perdute: “
Signore, Signore” esse gridano, e la risposta ha il suono di un macigno che precipita dall’alto: “Amen, non vi conosco!”
Sapienza – una virtù del cuore
Allora, alla Sapienza divina che ci viene incontro, deve necessariamente corrispondere la sapienza umana di un’attesa vigile che ci renda pronti ad accogliere il Signore che viene.
Sapienza è mantenere viva la nostra fede con la preghiera, con la conoscenza e la meditazione di una Parola che ci parla di eternità e di comunione di vita con Dio. Sapienza è considerare con attenzione quanto Dio ci ami fin dall’eternità e ricambiare il suo amore giorno dopo giorno nelle avversità e nella gioia.
Sapienza è attendere fiduciosamente e, anche nell’ignoranza del come e del quando, pregare con la Chiesa:
O Dio, fa che alimentiamo l’olio delle nostre lampade, perché non si estinguano nell’attesa, ma quando tu verrai siamo pronti a correrti incontro, per entrare con te alla festa nuziale
L.R.