Rif.: Ez 34, 11-12.15-17; Sal 22, 1-6; 1Cor 15, 20-26.28; Mt 25,31-46
L’anno liturgico si chiude con la scena grandiosa del Giudizio Universale. Davanti al trono di Gloria sul quale siede Gesù è schierata la Corte celeste, ai suoi piedi sfila il corteo interminabile dell’umanità chiamata al rendiconto finale. Il Tempo tace. Fermo per sempre il suo incessante trascorrere.
I piccoli gesti dal valore inestimabile
In quell’attimo che è già eternità, ciascuno si presenta con il proprio bagaglio di conoscenza e di preghiera, di indifferenza ed egoismo, ma tutto sembra non avere più importanza perché ciò che Cristo esamina sono le azioni, i piccoli gesti di chi, con carità nascosta, ha saputo sfamare, dissetare, vestire, offrire rifugio alla solitudine di un viandante o sollievo ad un malato, conforto e compagnia al prigioniero. E’ l’umanità che ha sofferto e quella che tali sofferenze ha alleviato, l’umanità dei superbi e dei potenti, degli avari e dei gaudenti…
Povertà e ricchezza dell’uomo sono davanti al Giudice Eterno che emette la sua sentenza solenne: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”.
Le azioni che in questa vita ci sono apparse insignificanti: un bicchier d’acqua, il pane all’affamato, il dono di un vestito che non usavamo più… acquistano agli occhi di Cristo valore inestimabile, addirittura decideranno della nostra sorte eterna!
Dio premia il bene
Ci sorprendiamo solo fino ad un certo punto: Egli che, nella sua vita terrena – addossandosi ogni nostra sofferenza – si è preoccupato di curare gli ammalati, confortare gli afflitti, sollevare i deboli, non può non tener conto di chi, anche inconsapevolmente, ripercorrendo il suo cammino ha guardato con responsabile preoccupazione le necessità di coloro che soffrono la povertà, la malattia, il carcere. Tutte le sofferenze umane scorrono dinanzi agli occhi del Dio pietoso che sempre si prende cura dei suoi figli, e dinanzi a Lui si presentano anche coloro che si sono fatti carico di queste sofferenze cercando di alleviarle. Un premio eterno ed infinito attende gli uni e gli altri.
Vivere con gli occhi aperti o chiusi?
Ciò che, invece, ci induce a riflettere con maggiore attenzione è la pena eterna che attende quelli che hanno trascurato di porgere a chi ne aveva bisogno anche solo un bicchier d’acqua, un pezzo di pane, un vestito smesso da tempo. Non appare, in questi ultimi, una dichiarata cattiveria, ma solo trascuratezza, superficialità, il non capire cosa sia aver fame, sete, essere nudo…
Alla radice vi è la totale mancanza di amore. Come infatti si può donare senza conoscere le necessità dell’altro, senza essersi interessati di lui e averne avuto compassione? Il donare segue il dialogo, la conoscenza dell’altro e delle sue necessità. Si può donare il bicchiere d’acqua solo perché e quando si è saputo che l’altro ha sete!
L’amore ci unisce, egoismo ci separa
Ma, c’è un’altra cosa che ci colpisce particolarmente, i “giusti” sembrano essere accompagnati dinanzi al trono glorioso di Cristo sia dalle loro azioni, che da coloro che hanno beneficato. Gli altri invece, si presentano da soli, non hanno nulla e nessuno che parli in loro favore. L’involucro egoistico nel quale sono vissuti e nel quale non c’è mai stato spazio per altri, li isola anche in questo istante ed è questo essere tragicamente soli, drammaticamente nudi, che attira su di loro la punizione.
“Se ne andranno questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna” due strade si aprono dinanzi all’umanità, due strade senza ritorno e senza fine, il cui irrevocabile cammino conduce comunque all’eternità: una di castigo e l’altra di vita in Dio.
La fine ed il fine
Questa la fine ed il fine ultimo del Tempo, della Storia, della Redenzione: essere consegnati nella mani del Padre, entrare in comunione di vita con Dio, ed in Lui vivere anche con il Figlio e lo Spirito Santo. Nelle mani del Padre si ricapitolerà la Storia universale e quella di ogni uomo che ha saputo seminare pace, amore, consolazione ripetendo nella propria vita i gesti amorosi di Dio che ha vestito la nudità di Adamo, ha sfamato e dissetato Israele nel deserto, che ha fatto del suo Corpo e del suo Sangue il nutrimento di salvezza, che ha liberato l’umanità dal male e dalla morte.
La solennità di Cristo, Re dell’Universo, è invito a sollevare lo sguardo verso l’eternità, là dove la Croce si trasforma in Gloria, dove Dio attende i frutti per i talenti che ci ha affidati e dove solo l’amore potrà svelarci il volto luminoso dell’Amore.
L.R.