Le statuine dei Magi che oggi si pongono dinanzi alla grotta del presepe, indicano che è giunto il giorno dell’Epifania, festa liturgica, che la Chiesa, specie quella ortodossa, celebra con particolare solennità. Il termine Epifania, derivante dal greco, significa Manifestazione, ed è proprio questo il motivo della festa odierna. Gesù, infatti manifestandosi ai Magi, come Re e Signore (essi entrano nella casa, si prostrano e lo adorano) indica che Egli è venuto a salvare ogni uomo e non solo quelli del suo popolo. L’universalità della salvezza, però, non è l’unico insegnamento che traiamo dall’episodio ricco com’è di simbolismi.
Dal creato al Creatore
I Magi, infatti, fanno parte di quei personaggi biblici che compaiono all’improvviso nella Scrittura con il preciso scopo di insegnare o significare qualcosa e scompaiono subito dopo. E allora ci chiediamo chi sono i Magi e cosa ci hanno recato con la loro venuta?
Essi erano certamente studiosi di astronomia e astrologia, poiché all’epoca queste due scienze erano strettamente unite, in una particolare congiunzione astrale videro l’annuncio della nascita di un personaggio importante. L’evento fu giudicato di una tale importanza da spingerli a mettersi in viaggio per andare a conoscerlo e rendergli omaggio. Già da questo antefatto scaturisce un profondo insegnamento: il firmamento reca la firma del Creatore, scrutandolo i Magi decidono di mettersi alla ricerca di un personaggio importante, ma poi arriveranno ad incontrare Dio. Così ogni uomo che con onestà intellettuale contempla il creato può arrivare al Creatore.
Il loro viaggio è il simbolico cammino di fede che ogni uomo compie alla ricerca di Dio. Un viaggio fatto alla piccola luce di una stella e perciò compiuto di notte, quando il freddo e la paura dei pericoli notturni gelano l’anima. Ma essi, come ogni credente, si fidano di quella luce e la seguono.
Atteggiamenti di paura ed indifferenza
L’arrivo a Gerusalemme, dove essi fanno tappa, è altamente profetico: è qui infatti che la vicenda umana di Gesù troverà il suo drammatico epilogo. Essi lo cercano come il “Re dei Giudei”, tragico appellativo, che fa tremare i polsi del re Erode che fin da subito ne decreta la morte; da quel momento questa stenderà la sua ombra sul cammino terreno di Cristo fino al tragico epilogo della Croce.
I sacerdoti, interpellati per saperne di più, si mostrano indifferenti e scettici, la loro fede è una povera cosa ricoperta dalla polvere così come lo sono gli antichi libri che essi consultano. Dio è avvolto e compresso nel loro sapere, essi parlano di Dio senza conoscerlo e senza amarlo e mai parlano con Lui… La loro fede è simile a quella di molti cristiani che si seppelliscono nelle formule delle preghiere, nelle fastosità delle celebrazioni, nei comandamenti osservati sì, ma svuotati dell’amore che li anima… Rami senza linfa, i sacerdoti si limitano ad indicare Betlemme come la città in cui il Messia sarebbe nato, ma si guardano bene dal muoversi dalle loro poltrone e ancora una volta si rifugiano all’ombra del potere sia costituito che acquisito.
I profetici segni di Dio
Ancora una volta, il cammino dei Magi non si lascia irretire dalla cattiva volontà degli altri e prosegue. Di nuovo affrontano la notte, il freddo e l’angoscia della paura, ma vanno avanti, in cielo brilla la stella che li guida ed essi si fidano, si fidano di Colui che indica il cammino attraverso gli indelebili segni dell’Universo creato. Come e con essi ogni uomo di buona volontà va, fidandosi di Dio, della sua Parola, del suo Figlio mandato a salvarci.
Giunti dinanzi ad una povera casa che la stella indica, i Magi entrano e si prostrano adorando il Bambino. In lui riconoscono con i loro profetici doni: il Re degno di ogni ricchezza (oro), il Dio degno di ogni onore (incenso) ed infine il Messia che darà la sua vita per la salvezza del mondo (la mirra infatti è uno degli unguenti profumati usati per la sepoltura).
Mettiamoci alla sequela del Signore
Non hanno più dubbi i Magi, e si guardano bene dal riferire ad Erode la loro preziosa scoperta, questa volta sarà un angelo ad indicare loro, in sogno, la strada del ritorno. Ed ancora una volta, come fu per s. Giuseppe, essi si lasciano guidare. In qualunque modo Dio si manifesti essi obbediscono, senza “perché” né “ma”, e il loro viaggio riprende, luminoso esempio per chiunque si metta alla sequela di Dio.
L’Epifania è la grande festa della “manifestazione” del Signore e come ogni azione di Dio essa si attua attraverso la fede, la docilità e l’obbedienza dell’uomo.
E con i Magi riprende il cammino della nostra vita che si snoda attraverso il buio della fede, il freddo del dubbio, la paura dell’incognito, ma la fede in Dio sorregge il nostro passo e per ciascuno Dio farà brillare una luce, che per quanto piccola, ci guiderà a Lui, a Lui che “scende dalle stelle, Re del cielo. E viene in una grotta al freddo e al gelo!”