Rif.: Is 55,1-11; Sal 12,2.4-6; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11
Elemento di vita e ristoro, l’acqua percorre la Liturgia di questa Festa del Battesimo del Signore che chiude il Tempo di Natale. Nella prima lettura essa profetizza lo stesso Gesù che come acqua discende dal cielo e non vi ritorna se non dopo “aver compiuto ciò per cui è stata inviata”. Nel Vangelo ritroviamo le acque del fiume Giordano ed il Battista che ancora una volta annuncia la venuta del Messia: “Viene dopo di me colui che è più forte di me”.
l’Innocente tra i peccatori
Il fluire lento del fiume accompagna la venuta silenziosa e improvvisa di Cristo lungo le sue rive. Egli si confonde tra folla dei peccatori pentiti che, gridando i propri peccati, si immergono in esso. Anche Gesù si immerge pur non avendo bisogno di alcuna purificazione. Quale, allora, il significato del suo Battesimo?
Il “Battesimo del Signore” ci ridona innanzitutto il mistero del Natale, il mistero di Dio che si fa carne per confondersi tra gli uomini e vivere la loro storia.
Confuso tra la folla dei peccatori infatti nulla lo distingue dagli altri, ma la verità dell’Incarnazione è tutta qui, in quest’essere Dio che si è fatto in tutto uguale agli uomini, in questo mescolarsi alla folla… uno come tanti…, ma mentre gli altri entrano nel fiume gridando i loro peccati, Gesù conserva il silenzio dell’Innocente, Egli non ha bisogno di essere perdonato, ma di perdonare ed è per questo che è venuto al mondo.
Dopo il suo Battesimo, infatti, i cieli si aprono, la voce del Padre lo proclama Figlio Unigenito e Amato e lo Spirito Santo scende su di Lui sotto forma di colomba; in Cristo, l’umanità tutta si riconcilia col Padre e lo Spirito Santo che si posa e rimane su di Lui, sarà, da Cristo, donato a tutta l’umanità.
Si immerge per addossarsi il peccato dell’uomo
Il Battesimo di Giovanni richiedeva la completa purificazione del peccatore e perciò la sua totale immersione nelle acque del fiume, Gesù invece vi si immerge per addossarsi il peccato dell’uomo e questo graverà sulle sue spalle fino alla Croce, solo così Egli potrà espiare le colpe, crocifiggere il Male che ha traviato l’uomo allontanandolo da Dio. Con questo atto, Gesù accetta di compiere la sua missione di Servo, accetta di essere travolto dalle gelide acque della morte, ma la voce del Padre che lo dichiara Figlio è l’implicita assicurazione che dalla morte Gesù sarà liberato per divenire “testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni” come afferma Isaia (I lett.).
Immersi in Gesù, siamo figli del Padre
La festa del Battesimo del Signore chiude solennemente il Tempo di Natale ed apre il tempo liturgico detto “ordinario”, poiché da questo momento la Liturgia celebrerà il Signore che, pieno di Spirito Santo, inizia la sua missione terrena e con la predicazione e le opere annuncia quel Regno che è ormai giunto a noi nella sua persona.
Ha inizio così il tempo della fede e della conversione, della testimonianza e della sequela, il tempo della Chiesa che continua nel mondo l’opera di Cristo, il tempo della speranza e dell’attesa: i cieli che si aprono al momento del Battesimo nel Giordano, si riapriranno alla fine dei tempi, quando Gesù, tornerà nella sua indicibile Gloria a giudicare il mondo con giustizia e misericordia.
Ma l’acqua continua il suo inarrestabile cammino e giunge a noi, simbolo delle acque del nostro Battesimo quando fummo immersi in Cristo, nell’acqua sgorgata dal suo fianco. Solo immersi in Gesù, nel mistero del suo Natale e della morte e risurrezione, il Padre ci riconoscerà figli nel suo Figlio Unigenito ed Amato e c’è un solo modo per dimostrare a Dio che non siamo insensibili a tanto: osservare i suoi comandamenti, anzi il suo solo comandamento: “amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.
L.R.