Rif.: 1Sam 3,3b-10-19; 1Cor 6,13c-15a.17-20; Gv 1,35-42
Ancora una volta il Vangelo si sofferma sulle rive del Giordano, luogo di peccatori e di salvezza. Le acque del fiume continuano a scorrere inarrestabili e Gesù, dopo il suo Battesimo, torna ancora una volta tra la gente silenziosamente, senza inutile clamore. Il Battista lo vede arrivare e lo addita ai suoi discepoli: “Ecco l’Agnello di Dio”. Basta questo perché due di essi – Andrea e Giovanni – si mettano a seguire Gesù…
Misterio della vocazione
Termina qui il compito del Battista, egli ha preparato la via a Colui che ora è presente ed ha iniziato la sua missione: chiamare gli uomini alla salvezza. In questa scena che commuove ed interroga c’è tutto il senso della nostra fede: “l’andare e il vedere” che è anche l’invito che Gesù indirizza ai due. Ma prima Gesù rivolge loro una domanda: “Che cosa cercate?”
La stessa domanda interpella noi oggi e ci costringe a chiedersi se, professandoci credenti, noi cerchiamo “qualcosa” o “Qualcuno”. La nostra fede è mossa dal desiderio di vedere esaudite le nostre richieste o è ricerca di Dio, anelito di conoscerlo, desiderio di rispondere “eccomi” quando Egli si avvicina a noi e ci chiama?
E’ il mistero della vocazione, mistero di una chiamata che mostra la volontà di Dio di averci vicini e la risposta dell’uomo che a Lui si affida e lo segue, senza “perché” né “dove” senza attendersi risposte…
Ogni credente è un chiamato da Dio
Vocazione è il punto di incontro di due volontà, quella divina e quella umana che si uniscono in un cammino comune. La vocazione, allora, non è roba di preti e di suore, poiché ogni credente è un chiamato da Dio che, imprevedibilmente, ci viene incontro nelle circostanze più diverse e quando meno ce lo aspettiamo come mostrano le letture di questa liturgia.
Nella prima lettura infatti vediamo che il giovane Samuele fu chiamato durante il sonno, in una notte qualunque, quando ancora non aveva sentito parlare di Dio, né conosceva la sua parola.
Ad Andrea a Giovanni bastò la parola del Battista: “Ecco l’Agnello di Dio” per seguire Gesù. Ed è lo stesso Giovanni che, parlando di quell’incontro, ci fornisce due annotazioni importanti: l’ora – le quattro del pomeriggio – e il “venite e vedrete”.
L’ora è quella di un giorno come tanti che non lascia prevedere che normalità, ed è invece il giorno scelto da Dio per incontrarli, farsi seguire e cambiare definitivamente la loro vita. Un giorno qualunque che Cristo rende speciale con la sua presenza, tanto che l’ora diviene punto di riferimento come l’ora della propria nascita.
Per metterci alla sequela di Cristo
C’è poi l’invito ad andare e vedere che Andrea e Giovanni accolgono e vanno. E proprio Giovanni sarà poi testimone fedele dei principali avvenimenti della vita del Signore, la conoscenza di Lui si farà sempre più intima e profonda. Alla morte del Signore ancora una volta Giovanni va e, arrivato al Sepolcro, “vide e credette” (Gv 20,8).
Egli, come Pietro, non vede altro che bende afflosciate, un sudario piegato e riposto in un angolo, ma sa anche che Gesù: “colui che ha conosciuto e seguito; colui che ha udito, veduto con i propri occhi, contemplato e toccato” (cfr. 1Gv 1,1) è il Verbo della Vita e nessun sepolcro né la morte hanno potere su di Lui.
Seguire il Signore è l’invito che la Liturgia rivolge anche a noi oggi così che l’inizio del tempo ordinario rappresenti per ciascuno di noi l’occasione preziosa per rinnovare la nostra fede, per metterci alla sequela di Cristo con la piena disponibilità dei “piccoli” e dei “semplici”. Ci è d’esempio il giovane Samuele (v. I lett.) che, sentendosi chiamare da Dio, prontamente risponde: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta” e nessuna parola di Dio andò a vuoto!
L.R.