Rif.: Gn 3,1-5.10; Sal 24/25,4-9; 1Cor 7,29-31; Mc 1,14-20
“Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”. Costretto dal Signore, il profeta Giona si reca a Ninive annunciando il termine che Dio ha posto perché si pentano dai loro peccati: 40 giorni per evitare il castigo divino.
“Il tempo si è fatto breve”. Anche s. Paolo, scrivendo ai Corinzi, mostra loro quanto tutto sia transitorio ed effimero. Il mondo, le persone, le cose, tutto viene travolto dallo scorrere inesorabile del tempo. Il “panta rei” (tutto scorre) del pagano Eraclito, diventa l’attesa cristiana dell’eternità. Per il credente, infatti, lo scorrere del tempo ha un termine, approda ad una riva che non è di questo mondo, né in questo mondo, ma in Dio
“Il tempo è ormai compiuto … convertitevi”. Anche Gesù fa riferimento ad un tempo che è giunto al suo culmine, ad una clessidra ormai colma che segna l’ora della conversione, non più rinviabile, ma necessaria oggi, ora!
Il tempo che passa ci insegna il valore della vita
In perfetta armonia tra loro le Letture di questa domenica ci parlano del Tempo, dimensione che ci appartiene e ci travolge, entro la quale la nostra vita è segnata inesorabilmente da un inizio e una fine!
Tempo che relativizza ogni cosa, tempo che nel suo scorrere diventa sempre più breve, così che man mano che si allunga il tempo vissuto, sempre più diminuisce quello che abbiamo a disposizione. Non una considerazione pessimistica, ma una riflessione sapienziale, un’esortazione a crescere nella fede e a fare della nostra vita un dono ed una sequela.
Non si può rinviare, non è più opportuno indugiare, entro la scadenza che ci attende c’è ancora possibilità di agire, di convertirsi, di seguire il Signore lungo le “sue vie e i suoi sentieri”.
La fede è il motore della conversione
E’ quanto fecero i Ninìviti che “credettero a Dio” e perciò ne ottennero la piena misericordia. La fede dunque è base e motore della conversione, senza fede la conversione non avrebbe né senso né motivazione.
E così, insieme al tempo ed alla sua transitorietà, le letture ci indicano anche tre tappe del cammino spirituale. La fede, la conversione e la sequela.
Dalla fede e la conversione dei Ninìviti le letture passano al comportamento cristiano indicato da s. Paolo: usare tutto e tutti in relazione all’eternità che ci attende.
Lasciarsi transformare da Cristo
E’ opportuno allora che nella nostra vita entri quel senso di transitorietà indispensabile per comprendere che la nostra meta non sono gli affari, il potere, il prestigio, la carriera. Ben altro destino ci attende: la vita eterna in Dio!
Questo è venuto a dirci Gesù che nel Vangelo parla di “tempo compiuto”, che non ci lascia altro spazio che un battito di ciglia. Allora la sequela è urgente, sulla riva della nostra vita passa Colui che invita: “venite dietro a me”. E’ tempo di dire “eccomi”, di non lasciarlo andare via, di impedire che si allontani senza di noi. E andare dietro a Lui significa anche lasciarsi trasformare, lasciare che tutto ciò che siamo ed abbiamo sia plasmato secondo la sua volontà ed il suo progetto.
E quella voce che non si stanca di ripetere “venite dietro a me” attraverso i secoli giunge dagli Apostoli a noi … oggi abbiamo ancora tempo per dire il nostro “eccomi” … ma domani? Ci sarà un domani?
L.R.