La celebrazione della Pasqua della Resurrezione di Cristo Signore ha inizio con la Veglia e l’accensione del fuoco, richiamo alla luce che squarciò le tenebre all’inizio della Creazione e al fuoco spirituale che Cristo portò sulla terra: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra” (Lc 12,49) ed ancora simbolo del suo Amore e dello Spirito Santo. Al fuoco, dopo averlo benedetto, il sacerdote accende il Cero Pasquale, metafora di Cristo e della sua Luce che vince le tenebre del male e della morte.
Inizia poi la proclamazione delle letture, sette come i giorni della Creazione: prima, grandiosa opera di Dio a cui seguono le altre mirabili opere che il Signore ha compiuto per il suo popolo a cominciare dalla fede di Abramo alla liberazione dall’Egitto e man mano fino alla Redenzione: salvezza donata all’umanità intera, opera inconcepibile e potente in cui Dio dispiega la sua potenza ed il suo amore, la sua misericordia e la sua premura per l’uomo.
Grembo fecondo di vita
E’ il momento in cui lo sguardo si rivolge a Cristo, Salvatore e Redentore, Figlio eterno e amato che il Padre ha donato al mondo, morto per la nostra salvezza, ma vivo e risorto come Egli stesso ci dice dalle pagine del Vangelo, varie e numerose volte perché la nostra fede si rafforzi e acquisti certezza. La riflessione si muove proprio all’interno dei racconti della Resurrezione per soffermarsi sulle frasi più significative che esse contengono.
Il primo racconto è di Marco. Alle donne, giunte al sepolcro per il ungere il corpo del Signore, l’angelo ne annuncia la Resurrezione: “Non abbiate paura… il crocifisso è risorto, non è qui!”. Non abbiate paura, ancora una volta il Signore ci invia parole rassicuranti. Tutto ciò che egli compie è per il nostro bene, non per spaventarci. Egli viene a noi con discrezione ed in pace. Ciò che ci offre è dono di amore non di timore. Segue poi l’annuncio della Resurrezione: vuoto il luogo della sepoltura, colui che fu crocifisso non è stato sottoposto alla corruzione, ma alla gloria della Resurrezione. Il luogo della morte è divenuto grembo fecondo di vita!
Vedere che va al di là della materialità
Alla Messa del mattino è Giovanni a parlarci di Resurrezione. Maria Maddalena torna a dire ai discepoli che il Corpo del Signore è introvabile. Pietro e Giovanni corrono al sepolcro al cui ingresso Giovanni si ferma per cedere il passo a Pietro. Il sudario e le bende sono piegate ed in bell’ordine.
La perla preziosa del racconto è: “allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo …, e vide e credette”. Per credere è necessario “entrare” entrare nella dinamica d’amore di Dio, entrare nel mistero di Dio che ha affrontato la morte e l’ha vinta per noi, è entrare e credere senza vedere altro che panni piegati, perché la fede è un moto di cuore e di intelletto che non ha bisogno di prove, alla fede basta “sentire” che il Signore è risorto. Giovanni giunge così al termine del suo cammino iniziato quel giorno in cui Cristo aveva detto loro: “venite e vedrete” (Gv 1,19).
E Giovanni lo ha seguito, ne ha contemplato la gloria e le sofferenze, la Trasfigurazione e l’agonia ed ora dinanzi al sepolcro vuoto non ha più dubbi: “Cristo è risorto, veramente risorto” e lo racconta a noi perché anche noi crediamo e rimaniamo fedeli al Signore che per noi si è immolato ed ora attende la nostra fede per salvarci e donarci la pace e la riconciliazione con Dio, scopo di tutta la sua missione terrena.
Camminare e rimanere con Cristo
Chiude la serie evangelica Luca con il racconto dei due discepoli di Emmaus che dopo la crocifissione, se ne tornano al loro villaggio con l’ultima speranza delusa. Incontrano Cristo e senza riconoscerlo camminano con Lui e lo invitano a rimanere al calar del giorno: “Resta con noi perché si fa sera… Egli entrò per rimanere con loro”. In queste parole vi è tutto il senso della Pasqua: Cristo è vivo, tanto vivo da camminare con noi, da sostenerci con la sue parole, da condividere sofferenze e gioia, la sua presenza discreta non invade o limita la nostra libertà. Egli è accanto a noi e quando lo invitiamo ad entrare nel nostro cuore, nella nostra anima Egli viene “per rimanere”, per abitare sempre in noi: E allora sì che nessuno potrà dividerci da Cristo, nessuno separarci da Lui, nessuno rapirci da Lui nemmeno la morte.
Tutta la sua opera di Redenzione è stata fatta per “rimanere con noi”.
E’ questo l’annuncio festoso della Pasqua: “Cristo è risorto ed è qui con noi!”
L.R.