Rif.: At 3,13-15. 17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5; Lc 24,35-48
Tempo di fede e di annuncio, le domeniche di Pasqua si avvicendano riportandoci costantemente a Cristo risorto che si è offerto vittima per i nostri peccati ed, ora glorioso, splende come fondamento di fede e di riconciliazione. Le Letture si aprono con il discorso di Pietro che parla alla folla e ad essa ricorda la crocifissione di Gesù il Nazareno: ma Egli è risorto, Pietro e gli altri ne sono testimoni. E la sua resurrezione segna il tempo nuovo del perdono e della remissione dei peccati, ma per accedervi è necessario convertirsi e cambiare vita. La Pasqua si offre al nostro sguardo come una natura rigogliosa di frutti saporosi, essi sono là pronti a dissetarci e a sfamarci … basta allungare la mano. Così, per la Redenzione che Cristo è venuto a portare, essa è là carica di frutti di perdono, pace e amore, ma per coglierne bisogna spiritualmente allungare la mano, così come fecero Adamo ed Eva quando afferrarono il frutto proibito. Con il loro gesto disobbediente però essi raccolsero il castigo, invece noi, con Cristo, cogliamo il perdono.
Ancora una volta il Vangelo ci riporta al giorno della Resurrezione: i discepoli di Emmaus sono tornati a Gerusalemme, qui incontrano gli Apostoli in grande agitazione che dicono loro:
“Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”
Anch’essi raccontano di averlo riconosciuto allo spezzare del pane e a questo punto il Signore appare anche a loro ma essi non lo riconoscono, hanno paura e pensano sia un fantasma… E’ veramente iniziato il tempo della fede perché quando il Signore non c’è si parla della resurrezione, ma quando Egli appare ed è presente tardano a riconoscerlo, forse allora il saluto che Egli rivolge: “Pace a voi!” è soprattutto invito ad approdare alla fede, alla fede che è tranquillità in Dio, serenità che deriva dal totale affidamento a Lui.
Gesù rivolge poi una domanda retorica e provocatoria. “Perché siete turbati?”. Egli sa bene che il loro cuore è ancora avvolto dall’incredulità ed allora mostra ancora una volta le piaghe, quel segno tangibile divenuto l’inconfondibile segno della sua nuova identità di Crocifisso Risorto. E Gesù spiega loro che quanto è accaduto era “necessario” tanto che era stato scritto nella Legge, annunciato dai Profeti, cantato nei Salmi (le tre grandi parti dell’Antico Testamento). Ma non basta, Gesù “apre loro la mente” in greco il verbo indica la guarigione (aprire le orecchie perché il sordo senta, aprire gli occhi perché il cieco veda, ecc …). La Scrittura si capisce infatti solo dopo l’intervento guaritore di Dio che apre la nostra mente per farci intendere ed il nostro cuore per farci vivere ed amare la sua Parola. La nostra fede sarà credibile e tangibile come il corpo piagato di Cristo solo se nella nostra anima vi sarà incisa la Parola che Cristo ha pronunciato e vissuto su questa terra. E’ necessario allora percorrere un’altra tappa, come fu per gli Apostoli. Anche dopo le apparizioni di Cristo e la sua Ascensione al cielo, essi rimasero inerti e confusi chiusi nel Cenacolo, solo dopo essere stati “investiti” dallo Spirito Santo essi ricevettero quella forza propulsiva che permise loro di andare nel mondo e di annunciare la buona Novella della Passione e Resurrezione di Cristo
Solo lo Spirito Santo li ha trasformati da credenti in testimoni e da testimoni in martiri!
L.R.