Rif.: Dt 4,32-40; Sal 33, Rm 8,14-17; Mt 28,16-20
Prima di salire al cielo Gesù si presenta ai suoi discepoli: vedendolo essi si prostrano ma in cuor loro dubitarono. Di cosa abbiano dubitato il Vangelo non lo dice, ma capiamo che con quell’annotazione, l’evangelista Matteo vuole dirci che il dubbio fa parte di noi, della nostra umanità e che la fede è sempre accompagnata dal dubbio tanto che si dice che “non c’è fede senza dubbio”.
Perché un Dio “scomodo”?
Il dubbio ha di positivo che ci fa riflettere, ci fa riandare alla presenza e alle azioni di Dio nella nostra vita. E’ quanto fa Mosé che, parlando al popolo, elenca tutte le meraviglie che Dio ha compiuto per esso e lo invita a chiedersi se mai si è udito che un altro Dio abbia fatto altrettanto. Domanda retorica che ci riporta ai salmi 115 e 135 che cantano “hanno orecchi e non odono, hanno bocca e non parlano…”.
La peculiarità della nostra fede è che Dio ci è vicino tanto da essersi fatto uomo tra gli uomini: il nostro – a differenza degli idoli che non si muovono e che trovi lì dove li hai lasciati – è un Dio “scomodo” perché ci insegue e ci chiama dovunque, non c’è luogo dove il suo sguardo non arrivi, dove noi possiamo sottrarci a Lui.
Dio è uno ed è Amore
Tutta la nostra vita si svolge dinanzi ai suoi occhi, dal nascere al morire, e il segno di croce, che viene tracciato in ogni occasione su di noi. A Lui ci consacra e da Lui invoca protezione. Segno che è accompagnato dal Nome SS. di Dio: Padre e Figlio e Spirito Santo. Nome che indica l’unicità di Dio e la sua Trinità, nome che Cristo consegna ai suoi discepoli perché lo annunzino al mondo intero. Si, Dio assume un nome e ce lo fa conoscere perché non vuole essere anonimo, non vuole essere per noi un generico Altro, ma un Tu al quale rivolgerci nelle necessità e nel dubbio, nella fede e nel ringraziamento, nella lode e nell’invocazione.
Gesù consegna il Nome, non i nomi, ed in quel nome è contenuto il mistero che oggi celebriamo: la SS. Trinità. Mistero di amore che ci stupisce e ci fa capire che Dio è uno ma non è solo, Egli è amore e l’amore ha bisogno di qualcuno che ami e di un altro che sia amato. Ecco il Padre che ama, ecco il Figlio che è amato ed ecco l’Amore, talmente grande, talmente reale da concretizzarsi, personificandosi nello Spirito Santo.
Di fronte a un tale mistero s. Giovanni esclama “Dio è Amore”. Amore purissimo, inarrestabile, amore “insaziabile” che vuole attrarre anche noi in questo vortice amoroso ed ecco che dalla Trinità tutt’intera viene a noi la salvezza.
Dio che viene a noi e si dona
Il Figlio che si offre, il Padre che accetta la sua morte in nostro riscatto, lo Spirito Santo che rende efficace questo Sacrificio e attraverso i Sacramenti ce ne dona la Grazia. Dio ci ama e vuole essere riamato, viene a noi per farsi conoscere, non sopporta di essere “estraneo” all’uomo, ma viene a condividere la nostra debolezza, le nostre paure, le nostre miserie e la nostra morte, anzi le sconfigge “vivendo la nostra debolezza” e “morendo della nostra morte”.
Dio si dona, senza riserve e ci chiede di amarlo allo stesso modo, perché solo attraverso l’amore potremo giungere a Lui, penetrare nel suo mistero e comprendere che senza l’amore non c’è vita, non c’è bene. E con la Chiesa cantiamo: “Nel proclamare Te, Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone, l’unità della natura, l’uguaglianza della maestà divina…”. In Te riconosciamo il Padre fonte di vita e di amore, il Figlio che ti rivela e ci dona il tuo amore infinito, lo Spirito Santo che in noi prega, per noi intercede, noi illumina e santifica.
Dio, puro e santo, mai sazio di amore, fa che al termine della vita approdiamo sereni nella tua eterna pace.
L.R.