Lc 1,57-66.80
Così come Maria, Giovanni ha un posto speciale nella Liturgia, di lui infatti la Chiesa celebra non solo il giorno della morte (dies natalis al cielo) ma anche quello della nascita su questa terra che è appunto la festa odierna. Gesù definì Giovanni “il più grande tra i nati di donna” e la Liturgia usa per lui le letture profetiche che si riferiscono a Cristo stesso (v. ad es. il Secondo canto del Servo Is 49,1-6).
Fin dalla fanciullezza Giovanni condusse vita austera ritirandosi nel deserto e cibandosi di locuste e miele selvatico. Ripieno di Spirito Santo fin dal seno materno, Giovanni riconobbe Cristo quando entrambi erano nel grembo delle rispettive madri. Questo però non li portò a frequentarsi, essi si rincontrano quando Giovanni, al colmo della sua missione di predicatore, più forte faceva udire la sua voce che invitava a “preparare la via del Signore” ormai vicino. E il Signore arrivò mescolato alla folla di peccatori, Uno fra i tanti. E ancora una volta Giovanni lo riconosce e lo indica alle folle: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che porta il peccato del mondo”.
Così intimi, e così separati, fra Gesù e Giovanni non vi è scambio di confidenze e di chiacchiere, ma da parte del Battista solo intuizioni di fede, rivelazioni improvvise dello Spirito, conoscenza fugace eppure profonda, consapevolezza che il legame di parentela non gli concede favoritismi. Giovanni sa che non può accampare diritti, Cristo è venuto non per amici e parenti, ma per quei peccatori che gli si stringono intorno e che lo seguiranno poi assetati della sua parola e della sua salvezza.
Come fu per Gesù anche Giovanni fu annunciato da un angelo e tutta la Liturgia, sia quella della Messa vespertina che quella del giorno, ci ricorda la missione speciale alla quale fu destinato dal disegno divino. “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che uscissi alla luce, ti ho consacrato”. Quella di Giovanni fu, dunque, una vita che Dio stesso si riservò di formare e guidare per annunciare e indicare al mondo il Figlio suo Unigenito, il Redentore venuto ad immolarsi per la salvezza del mondo: “Tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade”.
Ci troviamo di fronte ad un chiaro disegno divino, ad una missione delineata fin dall’eternità, che ci porta ad un insegnamento prezioso: come per Giovanni ogni vita è voluta da Dio, ogni creatura è da Lui conosciuta, voluta ed amata ancor prima che venga concepita nell’oscura profondità dell’utero materno.
Su ciascuno Egli ha un progetto di amore e di salvezza, di ciascuno Egli è pronto a fare una “meraviglia stupenda”, ma ha bisogno della nostra adesione, del nostro “sì”, del nostro permesso a lasciarlo agire in noi senza riserve, senza perplessità, senza egoismi o calcoli umani. Giovanni ci insegna che affidarsi a Dio, significa lasciarsi plasmare e condurre senza chiedere né perché, né dove, con la sola consapevolezza che Dio guarda al di là del nostro limitato orizzonte poiché Egli vive e si rivela là dove l’Amore, senza bisogno né di domande né di rassicurazioni, diventa reciproco Dono di sé.
LR