Rif.: Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34
Nella Prima Lettura, dopo essersi scagliato contro i cattivi pastori di Israele, Dio promette che Egli stesso radunerà il suo gregge e gli darà fecondità e benessere. Alla dinastia di Davide donerà un “germoglio giusto” che sarà il suo “alter-ego”, questi radunerà le pecore e darà loro tranquillità così che esse non dovranno più temere nulla.
La promessa di Dio è attuata da Cristo: in Lui, infatti, Dio raduna l’umanità tutta e la stringe a sé con lo stesso vincolo che tiene unite le membra di un solo corpo. E’ in Cristo, dunque, che ogni divisione è annullata, è per Lui e con Lui che Dio raduna e guida tutta l’umanità: “Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito” (II lett.). Ma la Redenzione non è un fatto che riguarda il passato e si ferma a Cristo, essa continua nel tempo per mezzo della Chiesa e dei suoi credenti, chiamati a testimoniare Cristo e ad annunciarlo al mondo intero.
Sostare in disparte con il Signore
Ma prima è necessario sostare, ascoltare l’invito di Cristo “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’” I discepoli che Egli ha inviato in giro nei paesi circostanti, sono tornati meravigliati da ciò che hanno compiuto nel Suo nome. Ma non basta averli inviati, è necessario trarli in disparte, parlare ancora al loro cuore in un luogo solitario dove non arrivino distrazioni e mondanità, interessi e cupidigia:
…in disparte, perché le Sue parole arrivino al cuore più che alle orecchie;
…in disparte, dove il silenzio è più eloquente di ogni voce, dove l’amore non ha più bisogno di parole per dichiarare se stesso;
…in disparte, perché siano liberi da legami, pronti ad andare se inviati, a rimanere se chiamati a sostare.
La gemma preziosa di questa domenica è nell’invito di Gesù a sostare, a riposarsi con Lui ed in Lui a cercare un’intimità che altrimenti non potrebbe realizzarsi. La catechesi sulla vocazione trova qui il suo punto di arrivo ed il suo senso perché la vocazione non si realizza se non andando e poi tornando per ricaricare le energie, per attingere nuovamente a quella Sapienza che sa qual è il bene per noi.
Con lo stesso movimento della risacca che si infrange sulla riva e ritirandosi porta con sé qualcosa di quell’approdo, così il discepolo torna a Cristo per prendere qualcosa di Lui e portarlo con sé. Quel qualcosa è pace interiore è l’istruzione che Gesù non fa mai mancare al cuore che lo cerca, perché la vera, la prima carità è la Parola.
L’uomo ha bisogno di Verità
Lo vediamo quando Gesù, stanco arriva all’altra riva con i discepoli e sceso, vede una folla simile “pecore che sono senza e pastore”. La visione di quegli uomini e donne che lo hanno cercato e lo attendono, lo commuove profondamente: “e si mise a insegnare loro molte cose”.
Gesù comprende pienamente che il bisogno primario dell’uomo è la ricerca della verità: verità su se stesso e su Dio. Quella folla che Lo ha seguito è carica di necessità e richieste inespresse, ma è soprattutto afflitta dalla fame spirituale di ascoltare una Parola che illumini e guidi e il cammino della propria vita. Ed è questo bisogno che Gesù si preoccupa di soddisfare con il suo insegnamento, poi verranno anche la guarigione degli ammalati e la cacciata dei demoni, ma prima l’uomo ha bisogno di Verità!
Si conclude così questo splendido cammino liturgico attraverso i tre momenti fondamentali del progetto divino: la promessa per mezzo dei profeti, l’attuazione in Cristo, il suo prolungamento nella Storia per mezzo della Chiesa. Tre momenti dell’unico sentimento di Dio: il suo infinito amore per l’umanità!
Riconoscenti facciamo nostre le parole del Salmo:
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi ma fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia… Amen.
LR