Rif.: 1Re 19,4-8; Sal 33; Ef 4,30-5,2; Gv 4,41-51
La regina Gezabele aveva giurato di ucciderlo, così come egli aveva ucciso i suoi profeti, ed ora Elia scappa cercando rifugio dove può. Lo sfinimento e la paura lo assalgono ed egli chiede a Dio di morire per sfuggire a quell’angoscia mortale. Il Signore invece manda il suo angelo ad offrirgli un pane e dell’acqua perché possa ristorarsi, Elia mangia, beve e “con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio l’Oreb”.
Sostegno nel cammino verso la salvezza
Il forte simbolismo di questa bellissima pagina dell’Antico Testamento ci introduce nel tema di questa domenica: il pane che Dio ci dà è pane che viene dal cielo, è nutrimento più efficace di qualunque altro alimento!
Elia infatti trova nel pane che Dio gli offre un nuovo vigore, superiore ad ogni aspettativa tanto da riuscire a camminare per quaranta giorni e quaranta notti senza stancarsi, senza necessità di risposare. Quel pane fu per lui “viatico”, cioè sostegno nel cammino verso la salvezza.
Il pane che dona Gesù
Anche Gesù nel Vangelo ci parla di un pane che discende dal cielo – pensiamo subito a quello mangiato da Elia – ma la sua catechesi si inoltra nel mistero più assoluto lasciando interdetti ed increduli i suoi ascoltatori… e non solo perché anche noi oggi facciamo fatica a capire Gesù che non dice di essere venuto a portare un pane dal cielo, ma di essere Egli stesso il pane disceso dal cielo e di essere venuto per offrirsi in cibo e lasciarsi mangiare dall’uomo.
Tutti quelli che prima di Gesù hanno mangiato il pane offerto da Dio, come ad esempio, la manna sono morti, quelli invece che mangeranno il pane che dona Gesù non moriranno, anzi Gesù rafforza la sua affermazione dicendo che chi mangerà il pane vivo che è egli stesso: “vivrà in eterno”.
Egli sa fa cibo
Allora comprendiamo in maniera più profonda tutta la portata delle Redenzione. Gesù non è venuto solo a condividere le nostre difficoltà e le nostre miserie – il che sarebbe già tanto – Egli si offre per noi e al nostro posto, ma, ancora di più Egli si fa nutrimento, sostentamento dell’uomo. Egli diventa il “viatico” che ci permette di percorrere con vigore l’aspro cammino della vita, è forza nelle difficoltà, è coraggio di portare le croci quotidiane.
Egli è il pane che dona l’immortalità, pane che è la sua stessa carne offerta per dare la vita al mondo. Una tale affermazione è così strabiliante che è necessario citare direttamente le parole di Cristo: “il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Chi si nutre di Cristo diventa Cristo
Non ci sono dubbi, Cristo parla con chiarezza: Egli stesso è il pane e questo pane è la sua carne. Nel pieno del periodo estivo, nel cuore delle vacanze quando meno ce lo aspettiamo ecco che ci troviamo di fronte al tema più impegnativo della nostra fede: Dio e il suo folle amore che lo spinge a consumarsi, a darsi pur di esserci vicino, pur di aiutarci e sostenerci, Dio che si fa pane, per essere mangiato, assimilato, tale e quale al pane che, mangiato ogni giorno, ci permette di vivere.
Elia era stanco, prostrato e quel pane gli diede nuovo vigore, e non ebbe più bisogno di nulla. Forse è per questo che Gesù si fa pane, perché quando si “mangia” di Dio, quando ci nutriamo di Lui che altro serve? Nulla, perché abbiamo colui che è Tutto.
Di cosa potremmo aver paura? Della morte? Ma Dio è Vita, vita che travolge la morte. Cosa potremmo temere? Di crollare sotto il peso della stanchezza? Ma Dio rigenera, rinnova, Egli è la fonte, la sorgente dalla quale ogni altra cosa scaturisce. Però Dio è infinito ed in maniera infinita si dona a noi, come possiamo mai assimilarlo a noi ed ecco che il Catechismo ci dice che non siamo noi ad assimilare Dio, ma siamo assimilati da Lui il che porta a concludere che: “chi si nutre di Cristo diventa Cristo” e come tale deve comportarsi tenendosi lontano dal male e seguendo l’esortazione di s. Paolo: “Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo”.
L.R.