Rif.: Dn 7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33-37
Oggi come sempre, quando parliamo di potere e conquiste forti si presentano immagini di distruzione, di guerra e di sangue. Non così per il potere di cui parla Gesù a Pilato, un potere che è quello dell’amore della comprensione, del perdono e della misericordia, esercitato in un regno che non fa parte di questo mondo, ma da questo mondo prende il via per salire su fino al cielo dove Cristo attende l’umanità, che è il frutto della sua redenzione. Ma oltre a questa considerazione, Gesù afferma anche di essere venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità.
Gesù testimonia la verità quando ci rivela il disegno divino della salvezza, quando ci svela la natura di Dio, Uno in tre Persone, quando ci mostra l’amore infinito del Padre che dona il Figlio per la salvezza del mondo. Gesù testimonia la verità sulla sua missione che è quella di salvare e non di giudicare il mondo, testimonia la verità quando mostra ai discepoli di Emmaus che tutta la Sacra Scrittura è annuncio e compimento della sua missione di Servo. Poiché Gesù non parla solo della verità, ma la porta a compimento, Egli è la Verità che trova la strada del fare, dell’agire, del vivere la verità.
Allora, se ci soffermiamo a contemplare tutta la vita di Gesù le sue opere e le sue parole, ci accorgiamo che essere testimoni della verità significa non solo dire, ma anche fare la verità.
Anche san Giovanni Paolo II nella sua enciclica “Veritatis splendor” giunge alla stessa conclusione: la Verità è qualcosa che entra nell’anima dell’uomo quando in essa entra Dio con la sua parola e la sua volontà.
Verità dunque è proclamare la Parola di Dio e allo stesso tempo fare la sua volontà; la verità non è solo pregare, ma anche agire con amore, perdonare, seguire la Verità che è Cristo. Il Papa Giovanni Paolo fa a questo punto un’esegesi sull’incontro di Gesù con il giovane ricco. Quell’uomo osservava i comandamenti, eppure mancava di qualcosa …. Per la crescita spirituale, infatti, ai comandamenti vanno abbinate le Beatitudini che rappresentano la maturità dell’anima, della sequela, dell’amore per Dio e per i fratelli. La Verità che Cristo testimonia con la sua parola e le sue opere non è altro che la Beatitudine di chi vive immerso nella divina volontà e compie qualcosa che va al di là del semplice ai comandamenti, qualcosa che è consegnarsi a Dio totalmente, come la vedova che gettò fino all’ultimo spicciolo – tutto quanto aveva per vivere – nell’urna delle offerte.
Gesù fa proprio così getta la sua vita nelle mani del Padre e si consegna alla violenza dell’uomo, alla malvagità di una ingiusta condanna, ma dalla Croce più forte brillerà lo splendore della verità di Dio che ci ama, di Cristo che ci salva.
E’ evidente, allora, del perché Gesù non parla di uno dei tanti regni di questo mondo, nei quali la vita viene distrutta dalle armi e dall’odio, ma di un Regno che trascende il tempo e la storia e al quale si accede donando la propria vita sulle orme di Cristo che ha donato la sua vita per salvare la nostra.
Parole che molte volte abbiamo sentito e che non riusciamo a fare nostre, Cristo che si avvia alla Croce ci invita a seguirlo, a spogliarci dei pregiudizi e dell’orgoglio, ad abbandonarci come deboli creature nella mani del Padre che solo fa risplendere la Croce di gloria eterna ed infinita.
L.R.