Rif.: Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6
Il tempo di Avvento continua a scorrere e a correre. Iniziato la scorsa domenica con il “Vegliate pregando in ogni momento”, ci porta questa settimana la voce di Giovanni che ci sollecita a preparare la via del Signore.
Il Vangelo si presenta come una scena grandiosa nella quale da un lato sono raggruppati il potere religioso e politico con la sontuosità dei costumi e dei riti, con la folla numerosa e rumorosa delle corti e degli accoliti e ad essi fa da contraltare il silenzio del deserto e la solitaria figura di Giovanni. Fin dall’infanzia egli vive in quello spazio privo di risorse e di comodità, lontano da ogni rumore, conducendo l’austera vita dell’eremita, fino al giorno in cui viene “colpito” dalla parola di Dio – in greco infatti leggiamo: “la parola di Dio cadde su Giovanni”. Da quel momento Giovanni inizia la sua itinerante predicazione e la sua voce dal deserto giunge alle vicine città chiamando i cuori alla conversione ed alla penitenza.
Preparare la via del Signore non è altro che una sollecitazione alla conversione e al pentimento. Quale momento migliore dell’Avvento per riflettere sul nostro modo di vivere, sul tempo che dedichiamo a Dio, a noi stessi e agli altri, su quanto amiamo Dio e quanto noi stessi?
Nel Vangelo abbiamo visto che la parola di Dio si tenne lontano dal rumore e dal potere delle corti e raggiunse Giovanni nel silenzio del deserto: ma quanto silenzio c’è in noi perché la parola Dio possa raggiungerci e “colpirci”?
Giovanni visse nel deserto affidandosi totalmente a Dio, lasciando che Dio scrutasse nel suo cuore libero da ogni altro interesse o legame. Quanto di noi offriamo allo sguardo di Dio nascosti come siamo dietro i pregiudizi, l’orgoglio, la sete di potere, la discriminazione, la menzogna ?
Giovanni ci esorta ad un cambiamento radicale, ad impegnarci a colmare le valli profonde dell’indifferenza, dello scoraggiamento, della mancanza di fede, ad abbattere “le alture della superbia” (cfr. Colletta II) aiutandoci con la carità “per essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo”(II lett.).
Nella prima lettura però leggiamo che è Dio ad abbattere ogni ostacolo e a spianare la strada per facilitare il ritorno degli esuli in patria.
La contraddizione è solo apparenza, tutta la Scrittura ci dice infatti che l’iniziativa è sempre di Dio, è Gesù ad essere venuto tra noi, non il contrario. Per ricondurci al Padre Egli assunse la povertà della natura umana e, Uomo fra gli uomini, condivise debolezza e sofferenza, ci spianò la strada del ritorno e, con la sua Risurrezione, ci mostrò il fine del nostro esilio terreno.
Dio ha spianato la strada, ma ora tocca a noi percorrerla con impegno, costanza e serietà:
O Dio, grande nell’amore, fa che nulla ostacoli il nostro cammino verso di te, la tua misericordia ci aiuti, il tuo amore ci sostenga, il tuo perdono ci rialzi da ogni caduta e con il tuo Figlio, venuto a salvarci, possiamo iniziare il nostro cammino verso di te che dall’eternità ci attendi ed all’eternità ci chiami.
L.R.
Fot.