Rif.: Mi 5,1-4a; Sal 79; Eb 10,5-10; Lc 1,39-43
Due personaggi ci accompagnano durante l’Avvento. Il primo è Giovanni il Precursore, l’austero profeta del deserto, colui che addita al mondo l’Agnello di Dio e che invita le folle alla conversione ed alla penitenza: l’altro è Maria, la fanciulla che vede sconvolgere i suoi progetti e sogni dall’irruzione di Dio nella sua vita e ne accoglie la volontà.
Siamo giunti alla quarta domenica di Avvento, Natale è alle porte, ed in questa domenica che ci prepara al grande mistero dell’Incarnazione del Signore, ritroviamo nella stesso brano di Vangelo sia Giovanni che Maria.
Questa, dopo l’annuncio dell’Angelo, è corsa dall’anziana cugina Elisabetta, ora incinta di Giovanni. Un incontro che trascende la parentela e gli affetti, un incontro che avviene in Dio e che è animato dallo Spirito Santo. Le due donne si ritrovano unite nella volontà di Dio che chiama l’una ad essere madre nella sterilità e nella vecchiaia e l’altra ad essere madre nella verginità. L’arrivo di Maria è salutato dall’esultanza di Giovanni – ancora nel grembo materno – e dal canto di Maria che “esulta in Dio mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”.
Ed è la loro gioia ad introdurci nel Natale del Signore. La vita di Giovanni e di Maria fu segnata dalla divina volontà che riservò loro vite che noi non definiremmo felici. Giovanni infatti visse fra le difficoltà e la solitudine del deserto, Maria visse la povera vita di moglie di un falegname e la dolorosissima esperienza del Figlio in croce. Ma oggi il loro cuore esulta: Dio è con loro e li chiama a vivere una volontà dura e difficile, alla quale però essi si abbandonano con totale adesione e fiducia.
Un esempio per noi che siamo abituati ad avere tutto e a mettere in discussione ogni cosa, ad accampare diritti e a trascurare i doveri. Un incentivo per la nostra fede che avanza riserve e chiede perché.
Questa domenica invece ci parla di volontà divina accettata senza condizioni ed eseguita con la gioia di chi sa che Dio non tradisce, non vuole altro che il nostro bene e la nostra salvezza. Maria e Giovanni, pur precedendo Cristo nel tempo, ne sono i primi discepoli, gli preparano la venuta ma lo seguono nella volontà. Anzi la loro volontà è la stessa di Cristo che accetta di venire al mondo per offrire al Padre il sacrificio del suo Corpo per la salvezza dell’uomo (II lett.).
Dopo l’annuncio dell’angelo, Maria si “alza in fretta” per recarsi da Elisabetta L’andare di Maria ci dice che non siamo più soli, ora Dio è con noi ed in noi e ci chiede di essere annunciato, portato là dove c’è bisogno della sua presenza, ora Dio ci chiede di essere i suoi piedi, la sua voce, la sua Parola. Non è più il tempo dei progetti e dei sogni personali, il Natale inaugura il tempo nuovo del cammino di Dio con noi ed è a Lui che dobbiamo cedere il passo, prestare la voce, donare il corpo e la volontà, perché il nostro andare sia il Suo andare e il nostro vivere sia la sua vita in noi. Dio che si è incarnato nel grembo di una donna è pronto ad incarnarsi nella vita di ciascun uomo che lo accolga come Maria, che lo annunci come Giovanni che a tutti dica che Dio è vicino a noi, Dio è con noi, Dio è in noi ogni volta che il suo Corpo, offerto a Dio una volta per sempre, viene a noi nella Santa Comunione.
L’incontro di Maria con Elisabetta è caratterizzato dal silenzio di Maria ancora stupita dal mistero che la avvolge, dalla dignità ricevuta. Ma il mistero della maternità di Maria è un mistero che ci riguarda da vicino: è per noi che Cristo si incarna, è per noi che Egli accetta un Corpo da offrire al Padre, è per noi che è venuto nel mondo… Il Natale è per noi!
L.R.
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