Rif: Is 40, 1-5. 9-11; Sal 103; Tt 2, 11-14;3, 4-7; Lc 3, 15-16. 21-22
Come la foce permette alle acque del fiume di confondersi con quelle del mare, così la domenica del Battesimo del Signore immette il Tempo di Natale nel Tempo Ordinario. Ed è proprio un fiume a far da cornice alla scena evangelica. Confuso tra la folla dei peccatori Gesù è arrivato da Giovanni ed è stato battezzato.
Luca sottolinea il suo anonimato: “ricevuto anche lui il battesimo”, uno fra tanti, senza alcun risalto o preferenza, Gesù si è immerso nel Giordano. E’ il primo atto ed il senso della sua missione: confondersi tra i peccatori, rendersi solidale con loro, assumersi la responsabilità di ciò che altri hanno commesso ed espiarlo in prima persona: Egli, l’Innocente, assume su di sé il peccato e con questo orrendo carico inizia il suo cammino verso la Croce.
Ci saranno poi il deserto e le Tentazioni, la scelta degli apostoli e la predicazione, i miracoli e le incomprensioni, la folla osannante e la Crocifissione. Ma oggi contempliamo Gesù in preghiera: Luca sottolineerà più di ogni altro evangelista che Gesù è costantemente in preghiera notte e giorno, nei momenti più importanti e nella quotidianità, Gesù prega e “il cielo si aprì”. Perché un padre non lascia mai inascoltata la voce del figlio, ma accorre ad ogni sua invocazione.
Se fino a questo momento Gesù si era confuso con la folla ora se ne distingue proprio per il suo raccoglimento, per la sua preghiera capace di aprire il cielo e arrivare al cuore di Dio. L’atteggiamento di Gesù ci interroga profondamente sul nostro modo di pregare, sul nostro raccoglimento, sulla forza che imprimiamo alle nostre parole, sul desiderio di arrivare a Dio o di rimanere ancorati ai nostri pareri, alle nostre paure, ai nostri rancori e pregiudizi.
Non osiamo immaginare cosa abbia detto Gesù nella sua preghiera, ma sappiamo che su di Lui discende e si ferma lo Spirito Santo che è l’Amore che lega il Padre al Figlio e viceversa, segno tangibile di quelle parole che risuonano dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho poso il mio compiacimento”.
Comprendiamo allora che con il suo Battesimo Gesù si è immerso totalmente nella volontà del Padre che lo vuole Redentore dell’uomo, vittima vicaria di un peccato non commesso e che, proprio perché innocente, solo Gesù può sconfiggere ed espiare. Resosi nostro fratello nel peccato, Gesù ci affratella a Lui nella redenzione e nell’intimità con Dio.
Il Battesimo del Signore inaugura il tempo di una nuova relazione con Dio, come esperienza di amore e di gioia nel sentirsi figli. Partecipando alla nostra morte Cristo ci rende partecipi della sua Redenzione, al punto che la conversione non è più solo sforzo di cambiare vita, quanto piuttosto accogliere la vita di Dio in noi.
Questa domenica celebra il grande mistero di Dio che dona e manifesta (Epifania) il Suo Figlio come Messia e Redentore e, nel rivolgersi adorante al Padre, la Chiesa prega:
“…dal cielo hai fatto udire la tua voce, perché il mondo credesse che il tuo Verbo era in mezzo a noi; con lo Spirito che si posava su di lui come colomba hai consacrato il tuo Servo….perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annuncio” (Prefazio).
L.R.