Siamo nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si concluderà, come ogni anno, il 25 gennaio, giorno che ricorda la conversione di s. Paolo, detto l’Apostolo delle genti, perché la sua predicazione era diretta soprattutto ai pagani. Ed è s. Paolo che ci parla dell’unità della Chiesa e dei cristiani, legati intimamente tra loro dallo Spirito Santo.
Viviamo in un tempo in cui si parla molto della Chiesa, mettendo l’accento, più sulle sue debolezze umane che sulla sua santità. Questo perché dai più la Chiesa è considerata come un’organizzazione umana, come una corporazione che unisce diversi soggetti ed istituzioni, più che come un’istituzione voluta dal Signore Gesù, animata dallo Spirito Santo nella quale “Dio opera tutto in tutti”. San Paolo parla della Chiesa come di un organismo vivo nel quale ogni credente è un membro legato all’altro come sono legate fra loro le membra del corpo umano. La Chiesa non è una società a responsabilità limitata, ma il Corpo di Cristo, dove ogni membro è responsabile della salute e del benessere di tutte le altre membra. Gesù infatti si è fatto uomo per unirci tutti a sé per mezzo del Battesimo che ci incorpora a Cristo e alla Chiesa.
Come vi è diversità fra le membra del corpo umano, così vi è differenza fra uomo e uomo, ciascuno con la sua propria identità, ognuno un diverso compito da svolgere all’interno della società. Ma nessuno lavora e vive per se stesso e basta, così vediamo che la mamma è chiamata a vivere per i figli, il padre a sostenerli, i nonni a viziarli e a trasmettere le tradizioni e a conservare la memoria della famiglia. Così all’interno della Chiesa vi sono diversi carismi, diversi ministeri, diverse attività, ma tutto è unito, santificato e vivificato dallo Spirito Santo. Lo Spirito unisce sono gli uomini che dividono perché non hanno riconosciuto lo Spirito e non sono stati obbedienti alla sua voce. Eppure la Chiesa è divisa nel suo interno, vi è la Chiesa ortodossa, le Chiese protestanti e noi cattolici.
All’inizio del XX secolo i missionari che lavoravano nei paesi lontani, dissero che era molto difficile essere credibili quando si annunciava un solo Cristo e poi mostrarsi divisi da altri cristiani. Nasce così il movimento ecumenico che si propone di riunire tutti i credenti in Cristo, superando con il dialogo e la carità ogni divisione o pregiudizio reciproco.
E’ necessario innanzitutto risalire alle cause che hanno portato a dividere cristiano da cristiano, comprenderle e superarle alla luce della fede e del Vangelo.
Questo è per lo più compito di leader religiosi, ma il compito di ogni cristiano è di incontrarsi per conoscersi meglio e per pregare insieme affinché vi sia un solo ovile sotto un solo pastore che è Cristo Signore.
Ricordiamo infatti che proprio Gesù, durante l’Ultima Cena, pregò affinché i suoi discepoli fossero uniti fino a formare una cosa sola perché il mondo credesse alla loro testimonianza.
Il cammino ecumenico non è dunque una cosa opzionale, ma il compito lasciatoci da Gesù. Nella seconda metà del secolo scorso c’erano grandi aspettative riguardanti la possibile unione fra la Chiesa cattolica e le altre Chiese, ma questo non si è ancora verificato ed appare ancor oggi difficile a causa del forte relativismo religioso che non dà importanza a ciò che si crede né a quale Chiesa si appartenga.
L’altro ostacolo è costituito dal fatto che ogni Chiesa pensa di essere l’unica chiesa di Cristo e così gli ortodossi non riconoscono il primato di Pietro e i protestanti negano alcuni sacramenti. Al di là di queste differenze che, anche se importanti, potrebbero essere superate con il dialogo e la buona volontà, c’è da dire che ogni credente può imparare da un appartenente ad altra chiesa. Così i cattolici possono imparare dai protestanti la dedizione alla Scrittura e dagli ortodossi la bellezza della liturgia vissuta come opera dello Spirito Santo.
San Paolo ci richiama con forza all’unità ricordando che come all’interno della Trinità non c’è divisione, così non ci può essere divisione all’interno della Chiesa che Dio stesso ha istituito, voluto e santificato.
Don Andrzej Dobrzyński