Rif.: Dt 26,4-10; Sal 90/91,1-2.10-15; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13
Come suggerisce la preghiera di Colletta la Quaresima si presenta come un tempo sacramentale (i sacramentali sono segni sacri istituiti dalla Chiesa, per mezzo dei quali vengono santificate alcune circostanze della vita. In Quaresima sacramentali sono il tempo ad essa dedicato e le ceneri), dunque tempo santo che ci chiama alla santificazione mediante l’ascolto della Parola di Dio e le pratiche del digiuno, della preghiera e della carità. Tempo al quale ci disponiamo con buona volontà, ma la liturgia ci mette in guardia, la tentazione è in agguato e ci assale proprio nei momenti in cui avvertiamo la stanchezza, lo sfinimento e le avversità. Fu così anche per il Signore come leggiamo nel Vangelo odierno. Gesù è nel deserto dove è stato sospinto dallo Spirito Santo – forse a prepararsi alla sua missione – e dove sperimenta la debolezza e limiti dell’umanità che ha assunto e alla quale rimane fedele. Questo il drammatico senso delle Tentazioni. Ogni tentazione infatti suggerisce di esercitare la nostra volontà e sottrarci a quella di Dio, ogni “si” è un passo che ci allontana da Lui, ogni adesione al diavolo è un atto idolatrico alla sua volontà, è seguirlo sulla strada che conduce all’abisso della perdizione. Oggi un tale discorso sembra da creduloni, siamo troppo “intelligenti”, “razionali” per credere a queste cose. Le Tentazioni del Signore ci dicono invece che una tale, misteriosa realtà esiste e s. Pietro aggiunge: “il diavolo, come un leone ruggente, va in giro cercando chi divorare”.
Del resto anche noi sperimentiamo che molte delle cose iniziate con estrema buona volontà finiscono per stancarci, per avvilirci, per perdere senso, molto è dovuto alla nostra incostanza, alle distrazioni, ma molto è dovuto a ciò che ci viene dall’esterno, ad una voce che non si ode ma che ugualmente ci spinge verso cose diverse da quelle che ci proponiamo. Agli Efesini s. Paolo scriverà: “io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto” e ancora: “io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio” (Ef 7,15.19).
Il Vangelo di oggi ci porta un messaggio di speranza: le lotte interiori sono una realtà indiscutibile, ma esse possono essere vinte: Cristo ha già vinto per noi e, non a caso, per allontanarle Gesù ha citato passi della Scrittura per dirci che la Parola è linea guida della vita, è sostegno nella debolezza, soluzione nelle incertezze . La Parola ci dice che Dio parla al nostro cuore, basta ascoltarlo con impegno, costanza, con fiducia. La sua Parola è in noi, è nel nostro cuore (Rm 10,8-13), affinché ciò che la nostra bocca proclama “sia creduta con il cuore” …
Abbiamo bisogno di una fede forte che ci accompagni in questo tempo di riflessione, di impegno, di penitenza, per prepararci a vivere giorno per giorno ciò che di bello o di difficile ci presenterà la vita, consapevoli che “chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”. La Quaresima risplende come tempo di fede e di affidamento, tempo di condivisione perché il fratello sia compagno nel cammino che porta a Dio, tempo di deserto per incontrare Cristo senza distrazioni, senza ostacoli, mostrandoci a Lui così come siamo: deboli, tremebondi e confusi ma desiderosi di accompagnarci a Lui perché la sua vicinanza “illumini la mente e faccia ardere il cuore”. Santa Quaresima a tutti.
L.R.