Rif.: Gn 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36
“Mostrami il tuo volto; Signore, il tuo volto io cerco” la preghiera del salmista è la preghiera di ogni uomo che si interroga sul senso della propria vita. E, in Cristo, Dio mostra il suo volto nelle fattezze di un uomo così che ogni uomo possa riconoscersi in lui: dalla tenerezza dell’infanzia all’atrocità delle sofferenze e alla morte. Un volto gioioso e piangente, pietoso e sofferente, severo e glorioso. E’ il volto di Dio che si fa uomo per camminare con l’uomo e accompagnarlo fino alla morte, per distruggere la morte e guidarlo alla gloria. Un volto che gli Apostoli hanno imparato a conoscere ed amare e ai quali, prima di mostrarlo sfigurato dalla croce, Cristo mostra glorioso e splendente. E’ la Trasfigurazione che dopo le Tentazioni è un appuntamento fisso del tempo quaresimale che viene ad incoraggiarci e a dirci che se la vita, simile ad un cammino penitenziale, è irta di difficoltà, di tentennamenti e di ripensamenti, lo sguardo può e deve spaziare al di là del suo limite temporale dove è Dio.
Molti gli spunti di riflessione che questo episodio ci offre. Innanzitutto la Trasfigurazione sembra fiorire dalla preghiera di Cristo, preghiera che si svolge in pieno raccoglimento, sulla cima del monte, nel silenzio e nel verde della natura. Al monte si accede mediante una strada in salita che richiede fatica ma permette di allontanarsi dalla folla e dal rumore. Faticosa come una strada in salita è a volte la preghiera: tempo da sottrarre a ciò che ci attira, ci impegna, ci diverte. Ma solo così, liberandosi da ogni cosa, ci si può immergere nel colloquio con Dio.
Gesù porta con sé solo tre apostoli perché ciò che sta per accadere non deve diventare uno spettacolo, ma un momento privato da affidare in ricordo ai tre così che, al momento opportuno, lo condividano con gli altri. Giovanni lo consegnerà al mondo scrivendo: “noi vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazie e di verità” (Gv 1,14b),
Poi Gesù cambia aspetto, la sua figura umana diventa luce, la sua gloria risplende mentre parla con Mosè ed Elia del suo “esodo”. L’esodo è naturalmente il cammino che lo attende e che lo porterà alla croce. Ma è con essa che Cristo si pone alla guida dell’umanità intera per guidarla verso la salvezza e la gloria.
La Trasfigurazione mostra che la nostra vita non si ferma nel deserto, non è solo preda delle tentazioni, non può arrestarsi davanti agli ostacoli poiché in essa si riflette la luce divina che la trasfigura e la chiama al di là delle croci e della povertà.
Mentre Gesù prega gli Apostoli sono oppressi dal sonno, simbolo della debolezza umana che cede di fronte a ciò che non sa spiegarsi.
Poi Pietro propone di costruire tre tende perché “è bello per noi stare qui”. Una frase che denota egoismo perché non tiene conto né della missione di Cristo, né degli altri apostoli che li aspettano. L’evangelista annota: “egli non sapeva quello che diceva”.
Gesù non risponde, nella Trasfigurazione Egli è stato “confermato” nella sua missione, da quel momento Egli è la Parola da ascoltare e la Via da seguire.
E’ tempo dunque di mettersi in cammino, di andare a Gerusalemme dove tutto si compirà, è tempo di missione e di croce, tempo di redenzione in attesa della gloria eterna.
La Quaresima allora diviene il tempo della fede e della speranza, il tempo di guardare a Cristo e seguirlo senza porsi domande; tempo di preghiera, tempo di “salire” ad incontrare Dio e poi discendere per portarlo agli altri, è tempo di aderire alla volontà del Padre, è tempo di croce ma nel volto “sfigurato” di Cristo vediamo l’amore infinito di Dio che si dona a noi senza riserve né ripensamenti fino a “trasfigurarsi” nel Pane Eucaristico per rimanere con noi ed in noi. A lui sia gloria!
L.R.
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