Letture della Veglia e del giorno di Pasqua
Nel buio della Chiesa risplende improvvisa la luce del Cero pasquale, simbolo della luce che è Cristo stesso, simbolo della vita che risplende nelle tenebre della morte, simbolo della Resurrezione che vince e distrugge la morte. Inizia così la Veglia pasquale, Madre di tutte le veglie, nella quale la Liturgia ci riporta alla Creazione, grande opera di Dio che da quel momento veglia sull’umanità preparando per essa un’opera ancor più grande e meravigliosa: la Redenzione.
Mistero, mistero grande, assoluto e che sia un mistero non penetrabile dalla mente umana lo dimostra proprio il Vangelo di questa Santa Veglia pieno com’è di luci e di ombre. La luce dell’alba infatti lotta ancora con la notte quando le donne corrono a preparare un cadavere e si trovano dinanzi due uomini in bianche vesti che annunciano loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui è risorto” Nel luogo della morte è esplosa la vita, il sepolcro, nella sua vuotezza, mostra alle donne un prodigio inconcepibile: il cadavere, non più tale, ora vive. Esse ricordano che Cristo lo aveva rivelato e – con l’intuito che solo l’amore concede – credono e corrono a darne annuncio agli Apostoli. Ad esse non prestano fede e le loro parole sono ritenute un vaneggiamento. Pietro però corre al sepolcro, vedendolo vuoto, rimane perplesso ma ancora non crede. E’ l’inizio di una storia che si ripete ancora oggi, è lo scontro perenne tra fede e ragione, tra chi crede e chi no. Sapendo che Gesù è vivo le donne terminano la loro veglia di dolore e attendono sperando di rivederlo. Gli apostoli invece si chiudono, hanno ancora paura, ciò che è avvenuto non ha una spiegazione ed è troppo difficile da credere, attendono senza sapere cosa. Non osano nemmeno sperare perché senza fede non si può sperare.
Solo l’apostolo Giovanni ha fede, gli è bastato infatti vedere il sepolcro vuoto per credere nella resurrezione, in lui parla l’amore che il Maestro gli ha ispirato, il suo cuore precede la ragione e lo spinge a fidarsi di una parola, di uno sguardo, di un ricordo. L’annuncio della Risurrezione è come una luce che chiede di penetrare nel cuore per crescere e propagarsi, deve trovare un’anima spalancata per illuminare la delusione, l’angoscia, la sofferenza e la morte con i colori della fede e della speranza.
La Pasqua = “andare oltre”, segna anche il passaggio dall’incredulità alla fede, dalla delusione alla gioia. In una liturgia ricchissima, ripercorriamo le grandi tappe della Storia Sacra: dalla Creazione all’Esodo, dai Profeti al Sepolcro, dalla Risurrezione alla prima predicazione di Pietro. Prima però c’è l’accensione del Cero pasquale che nel fondo buio della Chiesa brilla, ma il suo chiarore diviene luce che illumina tutta la navata solo quando ognuno accende la propria piccola candela alla sua fiamma; solo quando ciascuno ha donato ad un altro la propria, piccola luce. Pasqua, notte della fratellanza, notte che si illumina solo se ci facciamo portatori della Luce di Cristo, se ci abbandoniamo fiduciosi all’azione di Dio che mai ci abbandona e che è pronto a penetrare nella morte per guidarci verso la vita. Pasqua, notte di luce, di fede, di speranza, notte in cui preghiamo cantando: Gesù, figlio del Dio vivente, ascolta la nostra supplica e sentiamo di essere stati esauditi. Un nuovo giorno sta già sorgendo: ” E’ il giorno del Signore”.
A Lui, Luce da Luce, chiediamo di illuminare la nostra vita, di penetrare nel buio del peccato e della morte, di venirci incontro come ai discepoli di Emmaus, di riscaldare il nostro cuore con la sua parola, di “restare con noi” quando le tenebre del tramonto si addensano e l’anima spaurita cerca rifugio, a Lui chiediamo la fede per riconoscerlo vivo e presente quando si dona a noi nel Pane eucaristico (v. Vangelo della messa vespertina).
L.R.