Una settimana fa abbiamo celebrato la Veglia Pasquale, nella quale la Liturgia, attraverso la storia della salvezza, ci ha insegnato che la Parola di Dio ha raggiunto anche noi ed è entrata a far parte della nostra vita per mezzo della fede, del Battesimo e dell’ Eucaristia. Ci siamo resi conto che all’origine di tutto c’è la Divina Misericordia che ci chiama ad una nuova vita in Cristo e nello Spirito Santo. Siamo rinati per vivere il Vangelo e darne testimonianza! Colui che era morto “ora vive per sempre”. Come nei primi tempi della Chiesa anche oggi i cristiani vivono la persecuzione e perciò risultano attuali le parole di Giovanni che si presenta come “fratello e compagno nella tribolazione” ed anche a noi riferisce la parole del Cristo risorto: “Non temere! Io sono il primo e l’Ultimo e il Vivente”. Ci sentiamo vicini alle vittime dello Sri Lanka e preghiamo per loro, morti e feriti proprio nel giorno della Resurrezione del Signore, proprio mentre vi erano bambini pronti a ricevere la loro Prima Comunione. Ci chiediamo spauriti com’è possibile tanto male e perché ancora esiste e persiste nel mondo? Giovanni Paolo II nel suo libro “Memoria e identità” scrive che il male, qualunque sia la sua origine, esiste nonostante si tenti di combatterlo, si può però alleviarlo con l’ amore. Egli dice infatti: “(il male) esiste nel mondo anche per risvegliare in noi l’amore, che è dono di sé nel servizio generoso e disinteressato a chi è visitato dalla sofferenza”. In Gesù Risorto, Redentore del mondo e di ciascuno di noi troviamo la sorgente di questo amore. “Per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53,5). Molte volte però la nostra fede, come quella di Tommaso, è attraversata dal dubbio e dall’incredulità: “Se non vedo, se non metto …, non credo” Ma senza fede non si può riconoscere in Dio il Padre e il Redentore e allora la pace si allontana da noi. Cristo però sa come entrare nella nostra vita nonostante le chiusure , sa come sconfiggere l’incredulità e la sfiducia. La sua infinita Misericordia continua sempre a venirci incontro ed è il limite che nessun male può oltrepassare. E’ questa l’immagine che papa Giovanni Paolo usa per commentare la devozione alla divina Misericordia: “A porte chiuse ” – possiamo dire – entrò nel nostro mondo la devozione alla Divina Misericordia. C’erano guerre, sistemi totalitari etc. c’era un “drammatico accumularsi del male” nel XX secolo. Il mondo aveva chiuso le sue porte alla speranza, ma Cristo entra “A porte chiuse” poiché Egli sa trarre la Domenica di Pasqua dal Venerdì Santo, la Resurrezione dal Crocifissione, il perdono dal peccato, la riconciliazione dalla divisione, la misericordia dalla giustizia e le sue piaghe guariscono le nostre che dolorosamente sanguinano”. E’ molto significativo che suor Faustina – dice Giovanni Paolo II – abbia visto Cristo Risorto con le piaghe della sua passione. Il Cristo crocifisso e risorto è “la suprema rivelazione” della verità che Dio è amore. L’immagine di Gesù misericordioso trasmessa da suor Faustina è uguale a quella di Gesù che si presenta agli Apostoli poiché la spiritualità della divina misericordia è intimamente collegata al mistero della Pasqua. “Otto giorni dopo” gli attentati nello Sri Lanka, simili a Tommaso, guardiamo le piaghe del Signore, non tanto per identificare la persona di Gesù Risorto, ma per assicurarci che il bene vinca sopra il male, la vita sopra la morte, l’amore sopra l’odio. Le vittime hanno varcato la soglia della speranza. A noi non mancheranno occasioni e prove per rispondere al male con il bene, di testimoniare che l’ultima parola appartiene all’amore , a Dio che ci ha creati e redenti. Suor Faustina, gravemente malata, poco prima di morire scrisse: “Ecco, accetto tutto quello che mi porge la Tua mano, o Gesù. Ti glorificherò nell’abbandono e nelle tenebre, nei tormenti dell’anima e nell’ amarezza del cuore” (n. 1662). Questo atteggiamento di totale affidamento, era dovuto alla fede che “il sangue e l’acqua, sorgente della divina misericordia, scaturissero dal Cuore di Gesù” per tutta l’umanità e per ciascuno di noi. Così Cristo Risorto ci porta la sua pace che scaturisce dall’eternità. “Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre”. Tutti noi viviamo in Lui, sia quelli che hanno terminato il loro pellegrinaggio terreno sia noi che ancora siamo in cammino.
Don Andrzej Dobrzyński